«Se la filosofia esiste, siamo certamente tenuti a filosofare; se invece non esiste, siamo tenuti a cercare come mai la filosofia non esiste, e cercando facciamo filosofia, dal momento che la ricerca è la causa e l'origine della filosofia».
Parole di Aristotele (“Protrettico”, fr.424), che a quanto pare non lascia scelta: anche chi vi vuole convincere dell’inutilità della filosofia, sta in qualche modo filosofando.
Dell’importanza di sviluppare il dialogo filosofico già fra i bambini della scuola primaria è convinta Silvia Demozzi, dottoranda dell’Università di Bologna e coordinatrice del progetto “FarFilò”, nato per elaborare una proposta educativa in cui la filosofia sia declinata per l’infanzia e l’adolescenza.
Da questo progetto è nata l’associazione “Filò”, protagonista di numerosi laboratori nelle scuole, bolognesi e non, oltre che di festival ed eventi culturali sul territorio.
Filosofare fin da piccoli
«Spesso si ritiene la filosofia una disciplina "difficile" e spesso la si confonde con la Storia della filosofia, che si studia al liceo. Filosofare significa invece utilizzare il dialogo filosofico come pratica della comunità di ricerca all’interno del gruppo classe».
L’attività di “Filò” si basa sul modello della “Philosophy For Children”, nata oltreoceano. «Chi conduce l’attività cerca di valorizzare il dialogo fra gli studenti, farli riflettere sulle questioni alla base dei saperi specifici ed esplorare le dimensioni emotive attivate».
I benefici del dialogo
Si tratta di un’indagine che, evidentemente, non è fine a se stessa: «Le abilità logico-argomentative acquisite sono spendibili in ogni disciplina, anche al di fuori del contesto scolastico.
Tra i vantaggi ci sono anche l’acquisizione di uno stile di pensiero critico e creativo, il miglioramento delle relazioni sociali (capacità di ascolto, di rispetto dell’altro, di convivenza civile e democratica) e uno sviluppo potenziato di competenze linguistiche, logico-matematiche e psico-sociali».
Chi filosofa fin da piccolo, sostiene Demozzi, riesce meglio a «riflettere, porsi domande e affrontare temi come i valori umani, la conoscenza e la realtà».
La filosofia più dei filosofi
Nell’approccio alla filosofia, c’è chi sostiene che si debbano presentare gli autori e chi invece si concentra sui temi classici della disciplina. «Indipendentemente da questa scelta, è importante che la pratica sia occasione di confronto valorizzando la dimensione del gruppo. Non esistono autori particolarmente consigliati, ma contesti che possono incoraggiare o meno l'avvio di un dialogo», spiega Silvia Demozzi. Fondamentale in questo senso è anche il ruolo dell’adulto, che riveste anche un ruolo educativo di primo piano.
Una disciplina utile
I detrattori della filosofia la bollano spesso come una disciplina “inutile”, perché non darebbe agli studenti nozioni concrete e la contrappongono, in un’equazione sicuramente forzata, alle materie scientifiche.
«La filosofia ha uno straordinario potenziale creativo e innovativo per le scienze e la società», ricorda Demozzi: del resto il termine “scienza” sostituisce quello precedente di “filosofia naturale” e “fisica” era utilizzato da Aristotele per gli studi sulla natura nell’ambito della sua classificazione del sapere.
Da sfatare anche il luogo comune che vede il filosofo come un pensatore che si arrovella solitario, mentre fuori dalla porta scorre la vita. «Hannah Arendt sosteneva che con la filosofia impariamo innanzitutto a comprendere quello che accade e ci accade, non nelle stanze chiuse della notte, ma nelle piazze della vita collettiva di ogni giorno».
L’importanza della filosofia oggi
La possibilità di sviluppare un pensiero critico e un dialogo costruttivo cresce in un periodo storico segnato da conflitti esacerbati, notizie false e discussioni che non lasciano spazio al ragionamento.
«È una disciplina che potenzia le capacità argomentative, l’ascolto del pensiero altrui e la costruzione condivisa della conoscenza. Ma insegna anche ad "abitare" il disaccordo, in un contesto spesso caratterizzato dall’incapacità di di confrontarsi in maniera ragionevole con l’altro e con la diversità».
E allora, meglio partire dai più piccoli: «Escludere la filosofia dalla scuola significa aderire ad un certo modo di intendere il pensiero (autoreferenziale, unico, conformista), che è proprio il contrario di quanto promuove la pratica filosofica».