Cos'è il Piano Educativo Individualizzato? Cosa devono sapere i genitori al momento della stesura di questo importante documento scolastico? Lo abbiamo chiesto al celebre Dario Ianes, professore ordinario di Pedagogia dell'inclusione alla Facoltà di Scienze della Formazione della Libera Università di Bolzano-Bozen e co-fondatore del Centro Studi Erickson di Trento.
Ianes, oltre ad avere realizzato numerosi e importanti scritti sul tema, è autore, insieme a Silvia Dell'anna e Rosa Bellacicco, del volume Cosa sappiamo dell'inclusione scolastica in Italia? I contributi delle ricerca empirica (Erickson), recentemente pubblicato. Il testo è una rassegna sistematica della letteratura (nazionale e internazionale) sull'inclusione scolastica in lingua italiana intesa come strumento per alimentare il dibattito scientifico, rendere disponibili metodologie e interventi efficaci e alimentare il tessuto valoriale e normativo sotteso alla sua realizzazione.
Il valore dei principi etico-politici alla base dell'inclusione scolastica in Italia è da sempre indiscusso, anche se da anni è evidente che il nostro sistema scolastico reale, quello della quotidianità delle scuole vere, ha qualche problema serio di inclusività.
Abbiamo intervistato il professor Ianes, gli abbiamo chiesto di più sul suo ultimo libro, cos'è esattamente il Piano Educativo Individualizzato (PEI) e, infine, dei consigli per genitori, affinché collaborino attivamente, con docenti e con le altre figure del GLO, alla realizzazione del documento scolastico.
Cos’è il PEI e come è stato recentemente modificato?
«Il Piano Educativo Individualizzato (PEI) è un documento fondamentale, sul quale gli insegnanti progettano il modello formativo di un alunno. È come un "abito tagliato su misura", che contiene gli obiettivi specifici che vanno bene per lo studente, le semplificazioni necessarie, le adeguate strategie didattiche.
Il PEI della scuola italiana è un presidio fortissimo per l'educazione. Mentre in scuole di altri Paesi del mondo ci sono curriculi standard, noi, in Italia, invece abbiamo inclusione totale.
Inoltre, il PEI è stato modificato recentemente (dal decreto interministeriale 182 del 19 dicembre 2020, annullato e poi ripristinato con la sent.
3196/22) introducendo maggiore flessibilità, collegialità, chiarezza, inclusione, ed è un passo avanti. La visione più complessa anche lo fa diventare uno strumento potente di progettazione», afferma Ianes.
Ricordiamo che il PEI nelle scuole è redatto per gli alunni con disabilità dal GLO (Gruppo Operativo di Lavoro), formato da insegnanti di sostegno, dai docenti del Consiglio di Classe, dai genitori, dagli educatori, da figure professionali specifiche, interne ed esterne all'istituzione scolastica, dall'Unità di Valutazione Multidisciplinare dell'ASL di residenza dell'alunno o dell'ASL nel cui distretto si trova la scuola, tramite un rappresentante designato dal Direttore sanitario della stessa (ASL).
Cosa devono sapere i genitori a proposito del PEI?
«I genitori hanno un ruolo importante nella redazione del PEI: loro portano la loro visione del loro figlio, collaborano attivamente, sono parte fondamentale nel supporto del ragazzo o della ragazza con disabilità.
Per partecipare concretamente alla stesura del PEI, i genitori possono chiedere ai docenti o alla scuola la bozza del documento in anticipo, in modo da arrivare preparati alla riunione del GLO.
A volte gli insegnanti possiedono già materiali adattati e hanno precompilato il PEI, così i genitori, leggendo, possono rendersi conto in anticipo di ciò che sarà discusso durante la riunione e scritto sul PEI», ha specificato il professor Ianes.
Consigli per genitori per collaborare attivamente alla realizzazione del PEI
Come collaborare attivamente, insieme a docenti della scuola, figure di riferimento, ecc., alla stesura del PEI? Ecco alcuni consigli del professor Ianes per i genitori.
- «È opportuno arrivare all'incontro del GLO già preparati, dopo aver letto il documento (anche in bianco) del PEI.
- Scrivere, prima della riunione, alcuni appunti da condividere con la scuola, che contengono proposte legate a quello che sarà il modello educativo dello studente.
- Occorre arrivare all'incontro con un atteggiamento di valorizzazione del lavoro degli altri e con apertura nei confronti della scuola. È opportuno pensare: "se noi valorizziamo la scuola, quest'ultima valorizzerà noi".
- Bisogna avere la volontà di difendere in maniera assertiva il proprio spazio di genitore. Un insegnante non può dire ai genitori cosa fare: un'alleanza sana si basa sulla difesa dei ruoli.
- Sulla base del piano educativo è consigliabile raccogliere impressioni ed elementi significativi, nonché le preferenze dello studente, cercando di monitorare evidenze positive legate al suo comportamento e alle sue modalità di apprendimento».
"Cosa sappiamo dell'inclusione scolastica in Italia", il libro
Dario Ianes ha affermato che il libro è un lavoro unico nel suo genere, per il quale sono state passate in rassegna le ricerche nazionali e internazionali sull'inclusione degli ultimi anni.
«Abbiamo scelto gli studi più corretti e approfonditi dal punto di vista metodologico. L'idea di fondo è che una scuola inclusiva, se fatta bene, produce effetti positivi: prima di tutto nei ragazzi con disabilità che imparano e raggiungono importanti obiettivi di apprendimento.
Il vantaggio è anche per i compagni di classe, che hanno benefici importanti, di carattere metacognitivo, empatico e anche nella ricerca delle strategie più valide per la collaborazione.
Tale è il modello italiano di inclusione, pur con le sue difficoltà, i malfunzionamenti e le problematiche di vario tipo, ecc. È un sistema che ha degli effetti positivi concreti».