Plusdotazione
Cos'è la plusdotazione e come capire se tuo figlio ha un talento particolare ed è plusdotato? Come si riconosce questa caratteristica e cosa fare? Lo abbiamo chiesto alla psicologa Anna Maria Roncoroni.
Che cosa si intende per ‘plusdotazione’?
Le definizioni sono tante, in generale tutte presuppongono:
- Il possesso di abilità generali o specifiche al di sopra la media se confrontate con i bambini della stessa età, che vengono misurate con test e prove standard, fatti da personale preparato.
- Molto spesso la presenza di una dissincronia, termine coniato dallo psicologo francese Terrassier nel 1985, che indica una discrepanza tra lo sviluppo intellettivo, molto al di sopra della norma in uno o più ambiti e lo sviluppo emotivo-relazionale, non adeguato per l'età. "Può accadere – dice Roncoroni - che già a tre-quattro anni il bambino si ponga il problema della morte, che però può causare angosce e preoccupazioni molto serie. Oppure che non riesca a trovare nel gruppo dei coetanei qualcuno con cui condividere gli interessi e le passioni, pur rimanendo emotivamente sempre un bambino e quindi desideroso di giocare e di divertirsi come gli altri".
- Una forte motivazione ad approfondire gli argomenti che interessano, insieme a una forte capacità di concentrazione, anche se non in tutti i settori. "Può addirittura accadere – spiega ancora la psicologa - che il bambino, per una sua situazione di disagio e difficoltà personale, non riesca ad ottenere i risultati che potrebbe, diventando quello che si chiama un 'underachiever', cioè uno studente che lavora molto al di sotto delle sue possibilità e ottiene risultati inferiori alle attese".
- Una certa dose di creatività, che consente di produrre cose o idee nuove e non solo di ripetere ciò che si è detto o fatto in precedenza. "Un ambiente stimolante – conclude Roncoroni - costituisce la cornice ideale per far sì che ciò che è solo una potenzialità possa pienamente realizzarsi".
Come si può aiutare un bambino ‘plusdotato’?
"Ci sono dei modi semplici, dei trucchi che i genitori e gli insegnanti possono imparare per aiutare il bambino di talento, ma senza stravolgere la sua vita – dice Roncoroni -.
L'importante infatti è far crescere il bambino sereno, felice e senza ansia. Condizioni essenziali perché possa esprimere le sue potenzialità".
Un paio di esempi per capire:
"Abbiamo avuto un bambino di sette anni con una particolare predisposizione all'informatica – racconta Roncoroni –. Abbiamo consigliato al suo insegnante di fargli condividere con gli altri bambini la sua passione in classe, facendo delle presentazioni, spiegando come funziona un programma ecc. In pratica, metteva al servizio degli altri la sua capacità e veniva gratificato dai compagni".
"Abbiamo avuto anche diversi casi di bambini che leggevano moltissimo, in genere si trattava di bambini sui 10 anni. Uno di questi aveva difficoltà a relazionarsi con gli altri, si sentiva diverso dai suoi coetanei. Tutti gli dicevano: tu leggi sempre e così in qualche modo svilivano questa passione. I genitori erano preoccupati. Anche in questo caso abbiamo consigliato all'insegnante di farlo parlare in classe dei libri che leggeva, così nascevano delle discussioni e lui si è sentito meno escluso".
Ci sono delle strutture a cui rivolgersi?
L'Italia che fa scappare i suoi cervelli all'estero, non sembra preoccuparsi particolarmente neanche dei piccoli di talento. Non ci sono scuole differenziate, né corsi universitari ad hoc come in altri Paesi e gli insegnanti delle scuole spesso non hanno una formazione adeguata. Un po' in giro per l'Italia ci sono realtà sparse. Il laboratorio di Pavia sul talento e la plusdotazione è nato con l'obiettivo di creare una rete tra università.
Il laboratorio dell'Università di Pavia
E' nato nel dicembre 2008 un laboratorio di ricerca-intervento sul talento e la plusdotazione all'interno del Dipartimento di Psicologia dell'Università di Pavia, coordinato da Anna Maria Roncoroni, PhD, corrispondente italiana dell'European Council for High Ability, coadiuvata da Sara Peruselli, Ph.D., sotto la supervisione scientifica del Prof. Pessa, Direttore dello stesso Dipartimento e dalla Prof.ssa Zanetti.
Gli scopi del laboratorio sono la valutazione e il sostegno psicologico ai bambini, il sostegno alle famiglie, formazione agli insegnanti, ricerca nell'ambito della plusdotazione soprattutto per quanto attiene agli aspetti legati al pensiero logico-matematico, attenzione alla tematica delle differenze di genere che portano a sottostimare il numero delle bambine plusdotate rispetto ai bambini, produzione di materiale didattico, articoli e libri sull'argomento.
Il laboratorio parte dalle conclusioni di William Stern, insigne psicologo che visse a cavallo tra il 1800 ed il 1900, e che si occupò di studiare i bambini di talento. Stern disse che "la plusdotazione rappresenta solo la possibilità di ottenere dei risultati e non i risultati di per sé".
"Nel nostro lavoro – spiega Roncoroni - tendiamo molto a curare questo aspetto: noi non possiamo sapere cosa un bambino farà da grande e cosa riuscirà a realizzare. Quello che a noi interessa è che il bambino che viene da noi si senta accolto e capito nelle sue necessità, trovi un ambiente stimolante che lo aiuti a sviluppare il proprio potenziale e a superare le eventuali difficoltà che possono esserci a livello emotivo o relazionale. È quindi di fondamentale importanza il dialogo con la famiglia, che non sempre riesce a trovare il proprio spazio per parlare del proprio figlio o della propria figlia "un po' speciale" con la scuola o con altri operatori, a causa della mancanza di formazione su questi temi, carenza che qui in Italia è veramente importante".
Revisionato da Francesca Capriati