Seguire religione a scuola può sembrare scontato, ma per molti genitori scegliere di far seguire una materia in più al proprio bambino diventa un tema su cui confrontarsi. Per aiutarvi a fare la scelta migliore ci siamo rivolti a Marco di Paolo, professore di Filosofia e Storia presso il liceo Cavour di Roma, e Andrea Monda, scrittore, conduttore TV di “Buongiorno professore”, e docente di religione presso il liceo Albertelli di Roma.
1. Religione? No, grazie!
La scelta di dire “NO” all’ora di religione nasce per vari motivi: non siamo credenti, un’ora in più è pesante, non ci interessa. Il professor Marco Di Paolo ci spiega dove si trova il punto di rottura: «L'anomalia è nella legge, che richiede per l’insegnamento della religione un titolo di studio certificato dalla Santa Sede».
L’insegnamento che viene proposto non è prettamente quello della religione cattolica, i programmi, infatti, prevedono l’ampliamento di altri religioni e culture diverse. Questo però non è sempre detto poiché in realtà la scelta avviene in modo «assolutamente discrezionale, il docente di religione può agire come vuole, e dunque la lezione di religione può trasformarsi in una lezione di catechismo».
Ciò che si teme è che si cada in una lezione incentrata sull’indottrinamento cattolico. «Sarebbe bello che le conoscenze della tradizione cattolica fossero aperte anche al di fuori delle Università Pontificie; tutti i dibattici storici anche politici fino al 1700 erano fatti a colpi di citazioni bibliche. Noi docenti siamo piuttosto ignoranti in materia, perché per studiarla dovremmo aver frequentato un istituto superiore di scienze teologiche».
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La proposta del professore è di far entrare la tradizione cattolica nei programmi di storia, italiano e filosofia come nostro bagaglio culturale e non di ritenerla esclusiva nell’ora di religione. «La maggioranza dei professori adesso sono laici e tentano inevitabilmente di affrontare più tematiche, soprattutto nei licei, ma è il meccanismo di assunzione che innesca il problema: l’ingerenza della chiesa cattolica, come istituzione dentro l’istituzione statale, che dovrebbe essere laica».
Questa anomalia porta a dire “No” all’ora di religione perché vista come esclusività della Chiesa cattolica che ne gestisce il flusso. E per i nostri figli? «Se fossi padre non vieterei l’ora di religione perché è sempre meglio avere stimoli, anche critici, piuttosto che non far nulla».
2. Sì, faccio l'ora religione e vi spiego perché
Quali sono le buone ragioni per seguire l’ora di religione cattolica? Il professor Andrea Monda ci risponde con un esempio:
«Partiamo da questo fatto: se io oggi compro i giornali, leggo che nel mondo ci sono dei conflitti e che questi incrociano anche il cammino delle grandi religioni, affinché io possa comprendere questi conflitti devo conoscere le grandi religioni». Scontrarsi con la religione nel nostro quotidiano è dunque inevitabile, basta accendere la televisione o fare un giro sul web per «scoprire che ci sono 500 milioni di cristiani perseguitati nel mondo a causa della loro fede. Così, se io cammino per Roma ogni giorno vedo tanta bellezza nell’architettura, nella pittura e nella scultura o vado nei musei di tutto il mondo: tutta questa bellezza ha origine dal cristianesimo».
La nostra cultura è intrisa di cristianesimo, per capire il senso della nostra storia non possiamo ignorarne una parte. Ogni bambino, nella scuola dovrebbe avere modo di entrare a far parte di questa conoscenza: siamo giunti fino ai nostri tempi anche attraverso il cristianesimo. «La civiltà occidentale è plasmata dal cristianesimo, dal mondo ebraico, giudaico e cristiano e dalla Bibbia. Tutti argomenti che si possono approfondire nell’ora di religione. La religione cristiana è trasversale, infatti, tocca tutte le materie. Tutti gli insegnanti a un certo punto toccano la tradizione cattolica, come spiegare la divina commedia senza approfondire la religione? O le opere di Michelangelo? Anche la scienza stessa! Visto che tutte le materie toccano la sfera cristiana, viceversa nell’ora di religione si toccano tutte le altre».
Se è una storia che parla di noi non possiamo farne a meno, «una scuola senza l’ora di religione è una scuola povera. In particolare in Italia, non si può fare a meno di questo perché il cattolicesimo è la base della storia italiana e della civiltà occidentale».
E arriviamo a spiegare un punto fondamentale: perché non si insegna storia delle religioni, così che tutte le religioni del mondo possano essere conosciute? La risposta giunge chiara: «Ma noi non impariamo a scuola tutte le filosofie, le letterature, la storia del mondo, studiamo solo quella occidentale, in particolare quella italiana. Ha molto senso insegnare religione cattolica perché è la base della nostra cultura, della nostra storia».
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Ci insegna, infine, il professor Andrea Monda che l’ora di religione in realtà non è solo questo, «la scuola è istruzione e educazione, non serve solo a dare informazioni agli studenti ma serve a tirare fuori il meglio di loro, renderli umani e uomini liberi. L’insegnamento della religione offre anche un'occasione per i ragazzi di aprirsi. Un’ora sola non mette ansia o paura, ma anzi, è l’ora in cui i ragazzi possono confrontarsi liberamente, aprirsi, dialogare con il professore e con gli altri, molto più che in altre materie. Un'occasione educativa per diventare liberi. Perdere oggi questo insegnamento sarebbe drammatico, perché significherebbe perdere l’opportunità di affrontare la libertà con maggiore consapevolezza».