All'inizio di questa primavera, i cancelli delle scuole di tutto il mondo sono stati chiusi e ad aprile circa 1,5 miliardi di bambini e adolescenti erano a casa in quarantena. Le misure drastiche hanno funzionato in molti luoghi, rallentando notevolmente la diffusione di SARS-CoV-2, ossia del virus detto COVID-19.
Con il passare dei mesi, i pediatri e gli educatori hanno iniziato a esprimere preoccupazione per il fatto che le chiusure delle scuole creavano più danni che benefici, soprattutto perché le prove scientifiche hanno dimostrato che i bambini raramente sviluppano sintomi gravi da COVID-19.
In una lettera pubblicata il mese scorso e firmata da oltre 1500 membri del "Royal College of Paediatrics and Child Health" (RCPCH) del Regno Unito, pediatri ed educatori hanno affermato che continuare a tenere le scuole chiuse potrebbe "lasciare dei segni su una generazione di giovani". D'altronde, l'educazione virtuale è spesso una pallida ombra della realtà e pesa molto ai genitori che hanno difficoltà a destreggiarsi tra lavoro e assistenza ai figli.
Così, all'inizio di giugno, oltre 20 paesi hanno riaperto le scuole, mentre in altri, tra cui Taiwan, Nicaragua e Svezia, non hanno mai chiuso. Alcune scuole hanno imposto limiti rigorosi al contatto tra i bambini, mentre altre hanno permesso loro di giocare liberamente. Alcune hanno richiesto l'obbligo delle mascherine, mentre altre le hanno rese facoltative. Al fine di fare chiarezza sui comportamenti delle scuole ai tempi del Covid-19, la rivista Science ha condotto uno studio, indagando soprattutto le riaperture scolastiche del Sud Africa, di Israele e della Finlandia.
Sono emersi dati incoraggianti, in base ai quali si suggerisce una combinazione di buone pratiche che prevede di avere nelle classi piccoli gruppi di studenti, di richiedere l'uso delle mascherine e la distanza sociale. È raro che i bambini più piccoli diffondano il virus ai coetanei o lo portino a casa. Ma l'apertura in sicurezza, secondo gli esperti di Science, non riguarda solo le scelte di una scuola in particolare, ma anche la quantità di virus che circola nella comunità di riferimento, che influenza la probabilità che studenti e personale portino il COVID-19 nelle loro classi.
Otto Helve, specialista in malattie infettive pediatriche in Finlandia, ha affermato: «I focolai nelle scuole sono inevitabili. Ma ci sono buone notizie. Finora, con le dovute modifiche alla routine quotidiana delle scuole, si è potuto constatare che i benefici della frequenza scolastica sembrano superare i rischi, almeno laddove i tassi di infezione della comunità sono bassi e si identificano e isolano subito casi e contatti stretti».
Covid-19 e riapertura delle scuole, 6 risposte possibili
Science ha provato ad andare più a fondo su varie questioni legate al COVID-19 e alla riapertura delle scuole, offrendo sei possibili risposte con valore scientifico ad alcune delle domande più domande comuni. Ecco quali sono.
- I bambini possono ammalarsi e trasmettere il virus?
Secondo alcuni studi, coloro che hanno meno di 18 anni hanno la possibilità compresa tra un terzo e la metà rispetto agli adulti di contrarre il virus. Il rischio si abbassa ancora di più per i piccolissimi. Inoltre, secondo uno studio svolto dall'Istituto Pasteur, in sei scuole elementari sono stati trovati tre bambini che avevano preso il virus, probabilmente da membri della famiglia, e che poi avevano frequentato la scuola mentre erano infetti. Ma, secondo i ricercatori, quei bambini piccoli non hanno trasmesso il virus a nessun contatto stretto. - Si può lasciare che i bambini giochino insieme?
Quando le scuole hanno riaperto, molte hanno fatto in modo che gli studenti seguissero attentamente il distanziamento fisico per prevenire la diffusione virale. Ma sebbene la strategia sia efficace, sta lasciando sempre più dubbiosi scienziati, pediatri e genitori, preoccupati per la salute mentale dei giovani. «Ci deve essere un livello di rischio che dobbiamo essere disposti a correre se un bambino è a scuola», ha affermato Kate Zinszer, epidemiologa all'Università di Montreal. Infatti, i bambini dovrebbero poter ritornare a giocare e a divertirsi insieme: per chi ha meno di 12 anni non ci sarebbe neanche bisogno di distanziamento. Gli studenti più grandi, invece, dovrebbero restare a un metro di distanza. In generale, in Europa e negli altri continenti non c'è stato un atteggiamento uniforme al riguardo: le scuole nei Paesi Bassi hanno dimezzato le dimensioni delle classi ma non hanno fatto rispettare le distanze tra gli studenti di età inferiore ai 12 anni. La Danimarca, primo paese in Europa a riaprire le scuole, ha fatto in modo che i bambini in piccoli gruppi potessero riunirsi durante la ricreazione. - I bambini dovrebbero indossare le mascherine?
Le mascherine sono fondamentali per contenere l'epidemia, ma spesso i bambini non riescono a indossarle per ore e non riescono a tenerle senza toccarsi il viso o il naso. Il disagio dei più piccoli dovrebbe avere la precedenza su un potenziale beneficio per la salute pubblica? Poichè potrebbe essere rischioso non utilizzarla, Science suggerisce un compromesso: adoperare la mascherina quando non è possibile mantenere le distanze, almeno per i bambini più grandi. - Cosa deve fare una scuola se un alunno è risultato positivo?
Purtroppo, nessuno lo sa. Alcune scuole, in Germania ad esempio, invece di chiudere, hanno preferito isolare soltanto la persona e i contatti stretti. Invece, in altre scuole, in Isreale, si è deciso di chiudere anche per un unico caso positivo, mandando tutti in quarantena. Sicuramente test diffusi nelle scuole, svolti, dopo l'isolamento del caso, anche su bambini senza sintomi, potrebbero aiutare a scegliere la politica più efficace da adottare nella scuola specifica. In particolare, due ricerche al riguardo sono portate avanti attualmente in Germania e nel Regno Unito: di esse si sapranno presto i risultati. - Le infezioni nate a scuola possono diffondersi anche alla comunità?
Gli esperti hanno avvertito che le scuole aperte potrebbero comportare un rischio maggiore per insegnanti, familiari e comunità. Eppure, dalle ricerche scientifiche, è venuto fuori che i casi gravi tra gli insegnanti sono risultati davvero pochi ovunque, tranne che in Svezia. Infatti, numerosi insegnanti sono deceduti in Svezia per complicazioni legate al virus, perché le scuole non hanno modificato le dimensioni delle classi né apportato altri adeguamenti sostanziali. - Cosa accadrà?
In gran parte del mondo le scuole chiuse a marzo sono rimaste chiuse durante la pausa estiva e in autunno ci sarà un'ondata di riaperture. Molti paesi a basso reddito non hanno le risorse per ridurre le dimensioni delle classi o fornire a tutti mascherine e quindi sono riluttanti all'idea di riaprire nel mezzo di una pandemia. Negli Stati Uniti, invece, i distretti scolastici stanno preparando alcuni piani che includono modelli ibridi che alternano l'apprendimento a distanza con piccole lezioni di persona. In generale, la protezione di bambini, del personale e della comunità dal virus dipenderà dal modo in cui i numeri dei casi aumenteranno o diminuiranno all'avvicinarsi della giornata di apertura delle scuole.