Scuole Senza Zaino
Si chiamano Scuole Senza Zaino e sono sempre più diffuse. La differenza non la fa solo la presenza o meno dello zaino, ma anche una metodologia didattica che è il risultato di anni di studio e prende le mosse dalla pedagogia montessoriana.
Dall'anno del suo inizio, nel 2001 a Lucca, il movimento Senza Zaino si è diffuso in tutta Italia ed oggi (2021) conta 294 istituti e 634 scuole (plessi).
Abbiamo chiesto al promotore Marco Orsi, autore del libro "A scuola senza zaino. Il metodo del curricolo globale per una scuola comunità" (Erickson), quali sono le principali differenze con la scuola tradizionale.
1. L'aula è divisa in aree di lavoro
La prima differenza che balza agli occhi quando si entra in un'aula di una scuola Senza Zaino è la sistemazione degli spazi. Nel modello Senza Zaino non troviamo né la cattedra né i classici banchi monoposto disposti in fila. La classe è divisa in aree di lavoro: c'è l'area tavoli, l'area laboratori, l'area del lavoro individuale. Poi c'è l' agorà dove si svolgono gli incontri di gruppo ed è l'unico spazio in cui l'insegnante si pone frontalmente rispetto agli alunni.
"L'aula non deve essere un luogo asettico dove l'insegnante, protagonista assoluto, trasmette il suo sapere agli alunni in modo unidirezionale, ma un ambiente aperto e stimolante per tutti" spiega Orsi.
2. Si insegna la responsabilità e l'autonomia nello studio
Alla base della metodologia delle scuole Senza Zaino c'è la volontà di accogliere la diversità di ogni alunno.
"I bambini non sono tutti uguali, i talenti sono diversi e vanno coltivati, rispettati e accettati. Come in un luogo di lavoro non tutti fanno le stesse cose, così in aula i bambini hanno la possibilità di scegliere quale attività svolgere" spiega Marco Orsi.
"Alla mattina appena si entra in classe ci si ritrova nell'aerea agorà, qui l'insegnante fa un piccolo rito d'inizio giornata, che può essere, a seconda dell'età, una filastrocca, una poesia o una riflessione.
Questo rito serve per sviluppare un senso di appartenenza del gruppo.
Poi si introduce un argomento sul quale si vuole lavorare: per esempio la maestra può leggere una storia. Finito questo momento, i bambini si spostano nell'area tavoli e possono scegliere tra quattro attività inerenti alla storia: fare il riassunto (prova scritta), rappresentare la storia con dei disegni (prova iconica), fare una scheda dei personaggi (prova di classificazione), raccontare la storia (prova orale).
Dare ai bambini la responsabilità di scegliere è un modo per responsabilizzarli.
Essere responsabili del proprio lavoro è fondamentale per un buon approccio allo studio.
Ovviamente i piccoli nel corso dell'anno dovranno fare tutte e quattro le prove, ma saranno loro a decidere quando affrontarle.
Inoltre si cerca di farli lavorare in modo autonomo: se un alunno ha dei dubbi, si va a guardare da solo il manuale scritto dall'insegnante che mostra come svolgere queste prove. Ovviamente in caso di difficoltà può anche chiedere al docente.
Ma la presenza dell'insegnante deve essere il più discreta possibile".
3. Strumenti didattici tattili al posto dei libri di testo
Nelle scuole Senza Zaino non si dà troppo peso ai libri di testo, ma si privilegiano strumenti didattici tattili e "giocosi" che possano stimolare la curiosità dei bambini.
A volte questi strumenti vengono costruiti dagli alunni stessi. Ad esempio si fanno dei domino in legno per imparare i verbi o le frazioni.
"Si utilizza anche il digitale come la Lim e le App dedicate, ma sono comunque strumenti frontali e crediamo che gli utensili tattili abbiano un ruolo fondamentale nell'apprendimento. Il tatto, non a caso, è il primo senso a svilupparsi nell'uomo ed è quello che mette in con-tatto con il mondo".
4. Ai voti si preferisce l'incoraggiamento personale
"L'insegnante deve essere come un allenatore che supporta e motiva gli atleti; ad esempio un allenatore di calcio studia quali sono i punti di forza e di debolezze della squadra, in modo da mettere a punto strategie vincenti.
Non dà voti né giudizi ai calciatori" spiega Orsi
"Ed è questo lo spirito che secondo noi deve avere un docente".
Infatti nelle scuole Senza Zaino non si danno i voti (a parte in pagella perché è obbligatorio per legge).
"Se un bambino fa un riassunto, anziché dargli il voto, l'insegnante lo rilegge insieme a lui, propone degli esempi su come un altro lo avrebbe potuto sviluppare, chiede la sua opinione e si decide se è il caso di rifarlo o se va bene così...
Tantissime ricerche hanno dimostrato che il voto non aiuta l'apprendimento. Anzi, spingere i ragazzi a impegnarsi solo per prendere un bel voto significa demotivarli e non appassionarli alle materie di studio".
5. Una cartellina leggera al posto dello zaino pesante
E ora veniamo al gesto reale che sta alla base di questa metodologia: togliere lo zaino ai ragazzi.
"Lo zaino comunica un senso di precarietà e di inadeguatezza, non a caso è stato inventato per alpinisti e soldati con lo scopo di affrontare luoghi inospitali. Inoltre nessuno si è mai domandato perché un qualsiasi lavoratore trovi gli strumenti del mestiere sul luogo del lavoro e non se li porta da casa come invece fanno gli studenti" spiega Orsi.
Rendere le scuole ospitali è dunque un impegno di cambiamento importante.
Ed è anche garanzia di materiali scolastici di buona qualità.
"Ad esempio, noi diamo molta importanza al gesto grafico e quindi attrezziamo le classi con lapis ergonomiche".
Inoltre si pone l'accento sul senso di appartenenza: sostituendo zaini individuali a cartelline leggere uguali per tutti.
"All'inizio dell'anno con una piccola cerimonia forniamo ai bambini una cartellina leggera che diventa il simbolo della nostra comunità scolastica.
Queste cartelline possono essere anche l'occasione per sviluppare la creatività. Ad esempio in un plesso è stato chiesto ai bambini di portare dei vestiti che non usavano più e con questi sono state confezionate delle cartelline originalissime".
6. Come si diventa una scuola senza zaino?
"Per diventare una scuola Senza Zaino è fondamentale che tutto il corpo docenti sia d'accordo, perché è fondamentale che tra gli insegnanti ci sia coesione. Poi basta che il dirigente ci contatti e noi interveniamo con la nostra formazione" conclude Orsi.
5 i passi per la realizzazione del modello di scuola:
- organizzare gli spazi, dotarsi di strumenti e tecnologie didattiche
- organizzare la classe, differenziare l'insegnamento
- progettare, valutare e organizzare le attività didattiche
- sviluppare i saperi e la cultura
- gestire la scuola-comunità nell'istituto–rete di comunità; coinvolgere i genitori, aprirsi al territorio
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Revisionato da Francesca Capriati