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STEM: cosa sono e perché studiarle

di Vincenzo Genovese - 31.12.2018 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Le discipline scientifiche e tecnologiche sono cruciali in molte delle professioni del futuro: meglio se i bambini possono familiarizzarci fin da piccoli  

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STEM è un acronimo che non tutti conoscono: riporta le iniziali in inglese di scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, un quadrivio di discipline che secondo molti sono sempre più importanti per lo sviluppo delle società e, di conseguenza, molto spendibili sul mercato del lavoro.

Le dottoresse Ilaria Perrucci ed Eleonora Danielli dello studio di psicologia Progetto 2.0 spiegano perché è importante studiare queste materie fin da piccoli e quali possono essere gli ostacoli.

Una questione quotidiana

Come spiega Ilaria Perrucci, l'importanza delle materie STEM è evidente già nella vita quotidiana: «Anche se non ci pensiamo mai e svolgiamo la maggior parte delle operazioni in modo quasi automatico, i meccanismi del cervello fanno riferimento a numeri, addizioni, sottrazioni e algoritmi».

Scienza e matematica fin da piccoli

Il consiglio dello Studio di psicologia Progetto 2.0 è quello di iniziare a parlare di numeri e di quantità quando i bambini sono ancora molto piccoli. L’inclinazione verso il pensiero matematico-scientifico, del resto, è naturale: «Diversi studi dimostrano che già il neonato ha delle aspettative aritmetiche», dice Perrucci.

«Come emerge dai seminari della professoressa Daniela Lucangeli, insegnante di Psicologia dello sviluppo presso l’Università di Padova, c’è una parte dell’intelligenza completamente dedicata ai numeri. È stato visto come anche un neonato sia in grado di discriminare da subito un piccolo numero di oggetti che gli viene presentato a livello visivo».


STEM a scuola

Secondo Perrucci, il sistema scolastico italiano durante la scuola primaria tende a prediligere lo sviluppo di abilità legate alle competenze verbali (lettura e scrittura di parole) piuttosto che alla cognizione numerica, come meccanismi di quantificazione e strategie di calcolo a mente. «Diversi studiosi concordano però nel ritenere che un approccio didattico innovativo potrebbe aiutare i nuovi nativi digitali nell'acquisizione di competenze legate all'intelligenza numerica in modo precoce».

Imparare per gioco

L’avvicinamento alle discipline scientifiche per i più piccoli può essere realizzato anche tramite il divertimento.

«Bisognerebbe scegliere giochi, libri, contenuti e attività nel tempo libero che aiutino ad apprendere abilità logiche e visuo-spaziali, essenziali per la matematica più avanzata», il pensiero di Eleonora Danielli.

«L’utilizzo dei giochi scientifici, sfruttando le competenze digitali delle nuove generazioni, invoglia a sperimentare processi legati alla matematica e alle diverse materie affini», le fa eco Ilaria Perrucci.

Proprio l’uso delle nuove tecnologie è l’obiettivo dello studio di psicologia 2.0, che però non lascia nel dimenticatoio i metodi più tradizionali: «Con un bambino che aveva serie difficoltà in ambito matematico, ad esempio, ci siamo affidati alle caramelle per fare addizioni e sottrazioni. L'amore per la matematica e per le materie scientifiche può essere sviluppato fin dalla tenera età evitando di utilizzare argomenti troppo astratti: l’aspetto emotivo resta molto importante».

Materie da uomini?

I corsi di laurea di discipline STEM sono tradizionalmente frequentati più da studenti maschi: solo il 38% delle studentesse indirizza il proprio percorso formativo e professionale in questa direzione. Per questo il ministero dell’Istruzione ha messo in campo nel 2018 un’iniziativa che finanzia interventi mirati per incentivare le iscrizioni femminili alle lauree scientifiche, tra cui maggiori risorse agli istituti e sconti sulla retta per le matricole.

Eleonora Danielli sottolinea però che le differenze tra maschi e femmine nell’apprendimento della matematica sono praticamente nulle, ma sono motivi di ordine culturale a fare la differenza: «Lo stereotipo di genere, secondo cui i maschi sono più portati delle femmine in matematica, è talmente radicato, quasi a livello inconscio, da influenzare negativamente le prestazioni delle bambine e delle ragazze. Che tendono a sentirsi inferiori in queste discipline e a sperimentare una maggiore ansia che in alcuni casi influisce sulla capacità di attenzione e sulla memoria». Secondo la dottoressa si tratta di «un circolo vizioso che vede coinvolti genitori, insegnanti e media nel processo di costruzione precoce di competenze e fa sì che il pregiudizio diventi realtà».

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