All’improvviso vostra figlia di otto anni non vuole più mangiare la pasta perché dice che ingrassa? O la piccola di casa, di 6 anni, vuole un reggiseno per andare a scuola perché l'ha visto alla sua amichetta? Oppure è vostro figlio di 11 anni che racconta di aver deciso di non rispondere ai messaggi sms della sua amica del cuore per 'tenerla sulle spine' e 'farla correre'? L'infanzia, con i suoi diritti e le sue peculiarità, oggi sembra quasi scomparsa.
Gli inglesi parlano di ‘sindrome dei bambini accelerati’, un fenomeno che investe già maschi e femmine durante la scuola primaria ben prima dell'adolescenza vera e propria. In sostanza, i nostri figli si atteggiano sempre di più 'da grandi' senza però avere ancora maturato gli strumenti psicologici ed emotivi per farlo. L'esperto dell'età evolutiva David Elkind (autore del libro The Hurried Child: growing up too fast, too soon) afferma che la nostra società forza i bambini a bruciare le tappe, trasformandoli in 'adulti in miniatura'. Ecco, allora, schiere di giovanissimi che vestono, si muovono, parlano e usano perfino le stesse strategie relazionali dei 'grandi'.
Ma da che cosa dipende questa 'adultizzazione' dell'infanzia e, di conseguenza, poi, dell'adolescenza, come è definita dagli addetti ai lavori? I modelli forniti dalla tv, e programmi, film, musica, passano il messaggio che 'fare tutto presto è normale'. I giovanissimi sono ritratti in situazioni ambigue e spesso sensuali - come afferma David Elkind - che presentano la precocità, già dei preadolescenti, come qualcosa di positivo e legittimo.
La fortunata serie tv Dawson's Creek (in onda negli Usa tra il 1998 e il 2003 e poi anche in Italia), per esempio, mostrava già teenager attivi sessualmente.
Pur se in misura minore, anche la più attuale Violetta, idolo incontrastato delle bambine della scuola primaria, propone un modello di femminilità sensuale, centrato soprattutto sulla bellezza. D'altro canto, poi, il mercato dei consumi si rivolge ai bambini - trattati come consumatori 'grandi' senza attenzione per il loro livello di sviluppo - offrendo prodotti inadeguati. Gli esempi sono tantissimi: completi intimi taglia sette anni, capi di abbigliamento sexy per lei o da macho/manager per lui, linee di makeup già a partire dai cinque-sei anni...
A tutto questo si aggiunge, poi, il fatto che per i nativi digitali tutto è a portata di clic perché, spesso, manca la supervisione di un adulto. Di fatto, il mondo del web è una risorsa preziosa, certo, ma è anche zeppo di contenuti e situazioni (più o meno pericolose) che non sono a misura dei più giovani senza la guida vigile di un adulto.
I ragazzi entrano prima nella pubertà rispetto al passato, ma non significa che abbiano raggiunto anche la maturità emotiva e psicologica
Il contesto socio-economico della nostra società - tra media (tv, film, musica), marketing e mercato dei consumi - ha alimentato il fenomeno di adultizzazione dei più giovani. E, al tempo stesso, ha promosso un'immagine erotizzata del minore. Ma questa spinta verso l'accelerazione, che sembra spazzare via alcune tappe della crescita, si intreccia anche a una serie di fattori biologici. Oggi, il primo ciclo mestruale, per esempio, si presenta, in media, verso i 12 anni e mezzo, mentre a metà del secolo scorso a 16-17 anni. La pubertà arriva sempre prima e questa tendenza, a livello biologico, è strettamente legata al miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie. Non è un caso neppure il fatto che l'età media del primo rapporto si sia abbassata a 17 anni per i giovani di oggi, mentre per le generazioni 1966-1975 era intorno a 20-21 anni.
Come adulti e genitori, sarebbe necessario domandarsi se questa propensione ad anticipare i tempi per ogni cosa nella vita dei figli (incluso il sesso), alla lunga, non rischi di diventare un problema.
Emblematici i casi di due teenager famose, secondo l'autore, come Britney Spears e Lindsay Lohan, per esempio, sugli effetti negativi di fare tutto troppo presto, al di là del successo e dei lustrini.
Costrette a incarnare il mito della ragazzina sexy, le due adolescenti si sono trovate a vivere una vita da adulte senza averne le competenze emotive e ne hanno pagato le conseguenze. Qualcosa che, pur se in misura diversa, riguarda tutti i ragazzi di oggi.
Fondamentale allora avere una bussola: ecco i cinque consigli di Pellai per educare i figli.
1. Prima regola d'oro: parlare tanto e di tutto, con i figli, perché il dialogo e il confronto aiutano ad affrontare le sfida adolescenziali
L'attuale contesto sociale e culturale contribuisce ad anticipare i tempi e i ritmi fisiologici dello sviluppo dei ragazzi. Gli effetti di questa accelerazione influiscono anche sul cervello. Gli ormoni che stimolano gli organi sessuali si 'svegliano' e attivano prima della normale programmazione naturale. Questo significa che un 14enne può pensare di essere 'pronto', per esempio, per il suo primo rapporto senza essere, invece, maturo a livello affettivo e cognitivo.
Per frenare questa accelerazione, è fondamentale che la famiglia sia disposta al dialogo e offra una buona educazione affettiva e sessuale fin da piccoli. I genitori devono approfondire, secondo lo psicologo, ogni sfaccettatura legata alla sessualità. Questo significa saper parlare di masturbazione e contraccezione, ma anche di relazione ed emozione, di sintonia, di diritti e doveri, di intimità e connessione emotiva.
Da qui, si può partire per aiutare i figli a scoprire le prime relazioni di cuore, fuori dalla porta di casa e online. In questo modo, è anche possibile evitare che quei modelli così forti che spingono i bambini a diventare grandi troppo presto si trasformino in punti di riferimento.
2. I genitori devono aiutare i figli a sviluppare il pensiero critico e ad andare oltre le apparenze
Anche se il sistema dei consumi è assai potente e gli adolescenti sono bombardati da contenuti che li ritraggono 'grandi' prima del tempo, la famiglia può trasmettere una serie di messaggi alternativi.
La relazione quotidiana con i figli conta moltissimo, come spiega Pellai, per ogni aspetto della loro vita: dalla percezione di sé stessi (tra identità e corpo), alla scoperta della sessualità.
Attraverso le parole, il modo di essere e vivere insieme, mamma e papà possono far capire che c'è ben altro oltre l'aspetto estetico, le mode o essere sempre e solo 'uguali' al gruppo dei compagni.
Vestire per forza come i compagni di classe o fare le cose solo perché le fanno gli altri non è certo una regola da seguire. I ragazzi hanno bisogno di capire che ognuno dovrebbe decidere per sé stesso in modo autonomo senza basarsi su una sorta di tabella di marcia comune per ogni cosa.
Questo vale per le scelte più semplici (look, marchi, musica da ascoltare) e quelle, invece, significative. Non è raro, per esempio, che un adolescente, maschio o femmina, ceda all'ansia 'di dover fare sesso subito' perché pensa che tutti gli amici l'abbiano già fatto.
Ecco qualche spunto di riflessione e strategia per insegnare ai figli a 'pensare con la loro testa' e andare oltre le apparenze. (Leggi anche: la mente degli adolescenti, 10 cose da sapere)
- Guardare programmi tv, film e idoli dello spettacolo e della musica in modo critico. Il genitore dovrebbe invitare, per esempio, i figli a riflettere ed esprimere le loro opinioni sul ruolo della donna, sull'immagine di maschio e femmina, e sul modello di sessualità fornita da alcuni programmi. Discutere insieme, in famiglia, cercando di dare ai ragazzi chiavi di lettura diverse e una serie di strumenti per formarsi un'idea personale (e non stereotipata) è molto importante.
- Spiegare alle figlie, già da piccole, che la bellezza non è tutto, e sfiorisce con il tempo. Più colpite da questa tendenza che fa leva su una erotizzazione dell'infanzia, sono le bambine e le ragazze. Tra marketing e 'oggetti del desiderio', il copione per le più giovani esalta un'immagine di femminilità centrata solo sulla bellezza e la sensualità. Ma essere sexy non è la chiave per avere un futuro successo nella vita, nello studio o nel lavoro: può sembrare una scorciatoia che però dura poco perché anche la bellezza sfiorisce. Se una ragazza scommette, per esempio, solo sul suo corpo magro, tra l'altro, rischia di andare in crisi quando incontrerà qualcuna più magra di lei... Un'ipotesi del tutto possibile. Coltivare talenti, passioni e sviluppare competenze, invece, è un 'patrimonio' personale, originale e unico che resta per sempre.
- Non essere super rigidi e ascoltare. Spesso, preadolescenti e adolescenti ascoltano la stessa musica, hanno gli stessi idoli e sfoggiano, più o meno, un look identico. Il genitore non dovrebbe assumere un atteggiamento super rigido e vietare ogni cosa, bollandola come 'una stupidata'. In questo modo, rischia di generare una reazione di chiusura e opposizione totale da parte dei figli, maschi e femmine ('Ah sì, sembro una velina? Beh, metto i vestiti nello zaino e mi cambio a scuola!'; 'Non devo tagliarmi i capelli come il mio calciatore preferito? Tanto lo faccio lo stesso!').
- Condividere situazioni quotidiane come lo shopping. Secondo Pellai, ascoltare con tranquillità i figli preadolescenti - intervenendo in modo fermo (con un no secco!) solo quando è necessario - funziona di più rispetto a ostacolare ogni loro scelta. E' molto più efficace condividere pensieri e situazioni quotidiane, come lo shopping, per esempio, cercando di offrire un parere alternativo a quello dell'amico/a del cuore. Alla figlia 13-14enne, per esempio, che vorrebbe andare a scuola con un look stile sexy rock-star, si può consigliare l'acquisto di capi meno appariscenti ma che la valorizzino. 'Guarda, questa maglia fa risaltare i tuoi occhi e si combina bene anche con il colore dei capelli, in più è carina e comoda, che ne pensi?'.
- Incoraggiare a fare sport perché aiuta a non mettere la bellezza al primo posto. Se la relazione è aperta al confronto, l'adulto può incoraggiare i figli a praticare sport, per esempio, o a dedicarsi a mille attività e passioni che non mettono al primo posto solo l'aspetto fisico.
- Dare l'esempio, essere un modello credibile e autorevole. Può sembrare banale ma non lo è affatto: se l'adulto non cade nelle trappole del marketing e non abusa delle tecnologie, quello che fa (nella vita reale e online), conta più di mille parole. Ne è assolutamente convinto Pellai che è anche padre di 4 figli. Se la mamma non è schiava del look e del suo aspetto, per esempio, sarà più semplice far capire alla figlia 14enne che il modello imperante della 'donna sempre bella, sexy e competitiva' non è tutto. Per questo, è essenziale agire con coerenza nella quotidianità: solo così è possibile diventare per i figli un punto di riferimento credibile e autorevole a cui ispirarsi.
3. Ogni adolescente si pone domande e ha bisogno di risposte chiare, se non le trova in famiglia, le cercherà altrove
L'idea che il bambino di ieri stia crescendo e sia sempre più interessato, per esempio, alla sfera sessuale può creare un po' difficoltà alla famiglia, soprattutto alle mamme.
Anche in un caso del genere, il genitore non può mettere la testa sotto la sabbia e rimandare la questione a quando il ragazzino sarà più grande. Secondo Pellai, non è mai troppo presto per parlare di ogni cosa con i figli.
Di fatto, come dimostrano le neuroscienze, il cervello degli adolescenti è orientato verso la ricerca di novità, piacere ed eccitazione. Ovviamente, ogni esperienza nuova, incluso il sesso, appare estremamente attraente agli occhi di un teenager. La funzione del genitore, dunque, è proprio quella di aiutare il figlio a 'non schiacciare troppo sull'acceleratore', offrendo un visione d'insieme razionale che lui non ha ancora maturato.
I ragazzi, infatti, tendono a minimizzare le eventuali conseguenze delle loro azioni perché sono più focalizzati sui singoli vantaggi immediati di un comportamento. Inoltre, in un periodo di cambiamenti e scoperte, ogni adolescente si pone infinite domande e cerca risposte a tutte le sue perplessità.
Discutere, per esempio, della sessualità da ogni possibile prospettiva - contraccezione, malattie, affettività e relazione intima con l'altro - significa prevenire possibili comportamenti a rischio.
Secondo l'esperto, libri e film sono preziosi alleati per affrontare insieme temi importanti della vita dei figli (dalla scuola, alle amicizie, ai comportamenti, al sesso).
Dopo aver visto un film, per esempio, in cui i protagonisti vivono situazioni e problemi che si possono presentare anche della vita reale, è utile porre domande tipo: tu come ti saresti comportato?', 'come sarebbe meglio agire in casi del genere?' .
Questo è un grande strumento di prevenzione.
Se il dialogo su ogni argomento è una pratica familiare consolidata, il preadolescente non cercherà di risolvere i suoi quesiti nel mondo di 'scambio sociale' a lui più affine: il web e i social network.
Nel caso di interrogativi legati al mondo dell'eros, per esempio, chi non riceve una buona educazione sessuale a casa, come spiega lo psicoterapeuta, ricorre al web per trovare risposte.
In questo caso, i danni sono cosa certa: nella migliori delle ipotesi, informazioni scorrette e passa-parola tra coetanei che alimentano una visione distorta della sessualità.
4. I pericoli non sono solo fuori dalla porta di casa ma anche dietro uno schermo collegato a Internet
Nella vita reale a nessun genitore verrebbe in mente di lasciare il figlio 12-13enne vagare, da solo, di notte, per le strade di una città o fare le ore piccole a un party chissà dove.
Anche se la nostra società celebra un'immagine di preadolescente e adolescente precoce, su una serie di 'paletti educativi' ci sono pochi dubbi.
Non è così, invece, per l'uso delle tecnologie - tablet, computer, cellulari e Internet – per le quali, spesso, la famiglia non pone regole chiare e precise ai figli.
Il mondo online ha l'effetto di catapultare ragazzini di 12-13 anni (ma anche prima) in una dimensione dove tutto è a portata di clic.
Tra tante risorse preziose, per il tempo libero, lo studio e lo svago, non mancano, però, contenuti inadatti (tipo il porno online) e situazioni pericolose.
I rischi sono molteplici: dall'adescamento online da parte di sconosciuti via chat o su Facebook; al sexting, la pratica di scambiarsi online tra amici foto osè che lasciano una traccia indelebile sul web; al cyberbullismo.
Allora, cosa dovrebbe fare un genitore per tutelare il figlio?
Un patto, una sorta di 'contratto' per l'uso delle tecnologie utilissimo per evitare che preadolescenti e adolescenti si trovino in serie difficoltà o si formino, per esempio, idee sbagliate sulla sessualità.
Anche se ha sviluppato sufficienti conoscenze tecniche, un adolescente non ha la maturità emotiva, e, spesso, non è neppure consapevole, per esempio, di come potrebbe mettersi nei pasticci online.
Sopratutto all'inizio, al genitore, dunque, spetta il compito di guidare il figlio a un'esplorazione sicura del web e a un uso corretto e attento di pc, tablet e smartphone.
“I pericoli sono direttamente proporzionali all'inesperienza”, secondo Pellai, quindi è indispensabile usare sistemi di controllo: ecco 4 strategie efficaci.
- Durante il primo anno di presenza online, è importante chiedere ai figli di essere inclusi tra i loro contatti nei social network tipo Facebook. Ogni due settimane è bene guardare insieme il profilo, discutendo insieme i suoi post e quelli degli amici. Per la navigazione sul web, può essere utile ricorrere a un sistema di Parental control, con filtri e blocchi per l'accesso ad alcuni siti.
- Ai preadolescenti è opportuno chiedere la password del computer o del cellulare e controllare ogni tanto che uso ne fanno. E' importante verificare, per esempio, che non mandino una foto a un gruppo di WhatsApp (la nota app di messaggistica), neppure se composto dai compagni di classe. Qualcuno potrebbe salvarla sul telefono e inviarla, poi, a chiunque: ecco una cosa che i ragazzi devono capire bene.
- Almeno fino alle superiori (e anche oltre), è possibile stabilire che i figli navighino sul web solo da pc a disposizione di tutti in casa, collocati in luoghi accessibili. In questo modo, il genitore può monitorare più facilmente che il figlio non si imbatta in contenuti inappropriati.
- Occorre spiegare bene all'adolescente che accettando sconosciuti tra i contatti di Facebook o nella chat potrebbe rischiare tentativi di adescamento online. Se il ragazzo è consapevole del pericolo, farà molta più attenzione agli incontri online.
5. Il sesso non è Youporn e nemmeno fare sexting
Un ragazzino finito sul sito Youporn sulla scia delle spacconerie degli amici - come racconta Pellai - si è trovato a stare male per le immagini violente che gli avevano, comunque, creato dipendenza.
Una situazione del genere non è affatto inconsueta tra i preadolescenti e adolescenti e non si tratta di casi rari e isolati anche se molti genitori lo ignorano.
Per qualsiasi qualsiasi ragazzo è facile, infatti, reperire online contenuti hard ma l'esposizione a tale materiale inappropriato può anche creare traumi perché non è pronto a livello emotivo.
Inoltre, come afferma lo psicoterapeuta, il rischio 'minimo' è che dia un'idea del sesso del tutto sbagliata a cui ispirarsi.
Secondo Pellai, è fondamentale che soprattutto i papà assumano un ruolo di primo piano riguardo la prevenzione su questo tema parlando con i figli: ecco alcuni punti principali da affrontare.
- La pornografia è molto attraente per tutti gli uomini, a tutte le età, ma crea dipendenza perché dà un piacere immediato ma nella vita reale le cose sono diverse.
- Il rapporto tra due persone che si amano è costruito intorno all'intimità, alla relazione, e alla conoscenza e al rispetto. Non è certo pura ginnastica tra parti del corpo come nei video hard. E' essenziale far capire bene la profonda differenza tra fare sesso e fare l'amore.
- Nella realtà, le donne non corrispondono ai cliché delle pornostar e non sono 'strumenti' di piacere, inermi e sottomessi ma compagne con cui entrare in relazione. Il rapporto tra due persone significa condivisione.
- Il sesso non è uno sport basato sul rapporto tra i corpi di individui che cercano solo di raggiungere il piacere. La sessualità riguarda il cuore e la testa e attiva sentimenti ed emozioni profonde che vanno condivisi tra i due partner.
Un discorso analogo vale anche per il sexting, ovvero la pratica di postare online o inviare immagini osé di se stessi, contro la quale i genitori devono mettere in guardia i figli.
Anche se a una 14enne, per esempio, al momento può sembrare una cosa divertente mandare uno scatto a seno nudo al suo boyfriend, le conseguenze rischiano di diventare pesanti.
La foto potrebbe fare il giro del web per 'vendetta' una volta finita la storia con il coetaneo e finire, per esempio, nelle mani di adulti con intenzioni molto discutibili o illegali.
Tra l'altro, quello che viene pubblicato online, magari all'inizio solo tra amici, non si può eliminare e rischia di creare problemi in futuro per la propria reputazione e la professione. Non è raro oggi, infatti, che i datori di lavori cerchino informazioni su Internet sui candidati a una posizione.
Quello che oggi sembra uno scherzo, insomma, si trasforma in una impronta digitale che può circolare ovunque all'insaputa del protagonista e danneggiarlo. E' essenziale che i genitori lo spieghino molto bene ai figli adolescenti.
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Aggiornato il 16.01.2018