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Voti a scuola, che cosa dice la scienza

di Valentina Murelli - 05.03.2019 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Sui voti scolastici i genitori hanno opinioni e reazioni differenti. Effettivamente non è sempre facile “interpretarli" e decidere come comportarsi quando magari sono bassi. Ecco cosa sostiene la scienza al proposito.

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Aiuto, i voti! Come è opportuno reagire quando i ragazzi hanno voti bassi a scuola? Ecco cosa dice la scienza al riguardo.

Ivana: non credo che i voti debbano essere vissuti come giudizi di valore. Perché giudicare un figlio attraverso un voto? Un figlio deve essere accettato e amato per quello che è e spronato a fare meglio senza farlo sentire inadeguato o incapace.

Dani: i voti per me sono importanti. Se i miei figli non prendono il massimo ci rimango male (magari poi me ne pento, ma è così), chiedo perché sia successo e che cos'hanno preso gli altri.

Antonella: io dico ai miei figli che non è il voto a determinare cosa saranno in futuro. Loro hanno il compito di fare il loro dovere a scuola, ma la vera valutazione la darà la vita.

Marilena: al bel voto mio figlio si merita un bravo senza troppe lusinghe, al brutto voto una punizione e un ripasso di ciò che non ha studiato!

Nei confronti dei voti i genitori hanno opinioni e reazioni non univoche. In effetti non è facile “interpretare” i voti e decidere come comportarsi quando arrivano: accoglierli con premi o punizioni? Ignorarli? Insegnanti e pedagogisti, però, dovrebbero fornire ai genitori un modo.

Voti, meglio evitare ramanzine e punizioni

Dalla ricerca scientifica sul tema in realtà emerge che sgridate e punizioni servono a poco: alcuni anni fa, due psicologhe dell'Università del Michigan hanno chiesto ai genitori di 500 bambini tra 11 e 13 anni di descrivere come avrebbero reagito di fronte a una pessima pagella. Analizzando l'andamento scolastico dei bambini cinque anni dopo, le ricercatrici hanno scoperto che i figli di chi aveva prospettato ramanzine e punizioni andavano peggio di quelli di genitori che avevano mostrato atteggiamenti più accoglienti.

D'altra parte – sostengono le autrici sul "Journal of Family Psychology" – le punizioni non affrontano le ragioni che hanno portato ai pessimi risultati e possono anche togliere strumenti utili per affrontarle.

Limitare le uscite con gli amici potrebbe avere senso solo se è proprio il fatto di uscire a impedire di studiare, mentre viceversa promuovere lo studio di gruppo potrebbe dare una mano a bambini e ragazzi in difficoltà.

Alcune ricerche suggeriscono che anche i premi per i buoni risultati potrebbero non servire granché, soprattutto sul lungo periodo. Come sottolinea il pedagogista Daniele Novara, "lodi e premi stimolano a imparare non per il piacere di farlo, ma per compiacere mamma e papà". In generale il rischio che si corre mettendo in campo reazioni marcate a voti e pagelle è quello di indurre il bambino a identificarsi con i voti stessi. "Questo potrebbe insegnargli che il suo valore per i genitori non dipende da chi lui è, ma dal voto che prende.

E questo crea un senso di frustrazione e spesso scarsa autostima” afferma Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta infantile.

Voti ricevuti: preferibili il dialogo e il supporto

Secondo la ricercatrice Katina Zammit della Western Sydney University una via più efficace per reagire ai voti potrebbe essere quella basata sul dialogo. Ecco i consigli proposti sul sito “The Conversation”: offrire sempre aiuto e supporto, chiedere al bambino o al ragazzo cosa ne pensi lui dei voti ricevuti, per capire se corrispondono alle sue aspettative, riconoscere gli sforzi che può avere fatto in particolari materie (o in attività extrascolastiche) e chiedergli cosa pensa potrebbe aiutarlo a migliorare nelle materie in cui va peggio. Le risposte potrebbero offrire spunti interessanti per discutere con gli insegnanti del bambino, chiedendo anche a loro come aiutarlo a fare progressi.

Il tutto senza mai dimenticare che in fin dei conti non saranno solo i voti a scuola a determinare successo professionale e soddisfazione nella vita adulta. Come ricorda lo psicologo Adam Grant in un recente articolo sul New York Times, solo raramente i voti tengono conto di competenze considerate sempre più importanti per il mercato del lavoro del prossimo futuro quali creatività, leadership, abilità nel lavoro di gruppo.

(Articolo pubblicato a febbraio 2019 sulla rivista per insegnanti Focus Scuola)

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