Spiegare chi sono i rifugiati ai bambini
Dal 2001, ogni 20 giugno si celebra la Giornata internazionale del rifugiato, una ricorrenza molto importante - nata perer commemorare l'approvazione nel 1951 del Convention Relating to the Status of Refugees da parte dell'ONU - che serve a non dimenticarci delle tantissime persone che ogni anno sono costrette ad abbandonare le proprie case, le proprie famiglie e i propri Paesi d'origine a causa di guerre o calamità naturali. Nel 2022 poi, le tremende notizie provenienti dall'Ucraina e il conseguente sfollamento di milioni di civili verso le frontiere europee hanno riportato la figura del profugo alla strettissima attualità, stimolando una naturale curiosità da parte dei più piccoli nei confronti di questi uomini, donne e - soprattuto - bambini che vengono nelle nostre città per sfuggire dalla guerra.
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Chi sono i rifugiati?
Come dice la parola stessa, il rifugiato è colui che scappa e cerca "rifugio" in un posto lontano da quello da cui proviene. La definizione completa è stata data dalla Convenzione sullo statuto dei rifugiati redatta nel 1951 dalla Convenzione di Ginevra per definire lo status giuridico di questa complessa figura. Stando a tale carta - modificata e migliorata nel 1967 - il rifugiato è:
«Chiunque nel giustificato timore d'essere perseguitato per ragioni di razza, religione, cittadinanza, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato; oppure chiunque, essendo apolide (privo di qualsiasi cittadinanza n.d.r) e trovandosi fuori del suo Stato di domicilio in seguito a tali avvenimenti, non può o, per il timore sopra indicato, non vuole ritornarvi».
I rifugiati, spesso chiamati anche profughi, sono dunque persone che non possono più vivere nel loro Paese perché rimanendo lì rischierebbero la vita (e spesso anche quella dei loro cari).
Chi invece scappa dal proprio Stato d'appartenenza perché ha commesso un crimine o gravi atti che violano il diritto internazionale, non può trovare asilo in un'altra nazione come rifugiato. Anche coloro i quali hanno vissuto per un certo lasso di tempo in una nazione straniera senza però chiedere lo status di rifugiati non possono improvvisamente chiedere di venire riconosciuti come tali.
Quali sono i diritti di un rifugiato?
Una volta riconosciuto lo status di rifugiato, nessuno Stato può espellere o rimandare a casa chi richiede asilo. Tale principio, chiamato "principio di non-respingimento" vale per qualsiasi Nazione del pianeta, e non solo per quelle che hanno aderito alla Convenzione di Ginevra.
Quando un rifugiato viene accolto poi, oltre ai diritti garantiti dalla già citata Convenzione, esso gode anche di tutti i diritti (e doveri) che regolano il Paese ospitante. In Italia, ad esempio, un rifugiato entra in possesso di un documento di riconoscimento, un documento che gli permette di spostarsi all'interno del Paese e del permesso di soggiorno. Nei casi in cui sia una famiglia ad aver trovato rifugio nel nostro Paese, poi, essa ha il diritto di ricongiungersi e vivere nello stesso posto.
Chi vigila e si occupa dei rifugiati?
Esistono diverse organizzazioni internazionali che lavorano per garantire il rispetto dei propri diritti a tutti coloro che hanno ottenuto lo status di rifugiato.
L'organo principale è però l'UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati che opera in 135 Paesi del mondo e si occupa di oltre 80 milioni di persone. Tale agenzia è stata stituita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 14 dicembre 1950 e agisce in copperazione con i governi per garantire il benessere e la protezione dei rifugiati, aiutandoli a trovare a accoglienza e, in caso di emergenza terminata, ritornare ai loro luoghi d'origini in tutta sicurezza. Per la sua attività incessante, l'UNHCR ha visto assegnarsi due Premi Nobel per la Pace nel 1954 e nel 1981.
Ovviamente al concerto di aiuti internazionali contribuiscono anche onlus, organizzazioni non governatove e la Croce Rossa, tutti enti fondamentali per il soccorso sul territorio dei bisognosi e l'identificazioni di coloro che possono avanzare la proprio richiesta di riconoscimento dello status di rifugiato.
I numeri dell'emergenza: quando i rifugiati sono bambini
Come spesso accade nelle grandi tragedie del pianeta, spesso a pagare il prezzo più alto di guerre e catastrofi sono gli indifesi, le donne e i bambini, che rappresentano quasi la metà dei rifugiati mondiali. Ancora oggi, infatti, tantissimi minori vengono privati della spensieratezza dell'infanzia per fuggire lontano dalle loro case e dai loro cari. Nel 2021, ad esempio, 13,7 milioni di bambini nel mondo risultano essere rifugiati e richiedenti asilo e quasi 22,8 milioni di bambini sono sfollati interni nel loro Paese a causa di conflitti e violenze. È il numero più alto mai registrato dalla Seconda Guerra Mondiale, e le cifre non comprendono ancora i bambini sfollati a causa didisastri climatici e ambientali, o quelli sfollati a causa della guerra in Ucraina.
A tal proposito l'UNICEF, in occasione della Giornata internazionale del rifugiato del 2022, ha richiesto alla comunità internazionale d'intraprendere sei azioni urgenti per migliorare la situazione
- Fornire uguale sostegno a tutti i bambini, indipendentemente dalla loro provenienza;
- Riconoscere i bambini rifugiati, migranti e sfollati come bambini prima di tutto, con diritti alla protezione, allo sviluppo e alla partecipazione;
- Aumentare l'azione collettiva per garantire l'accesso effettivo ai servizi essenziali - tra cui l'assistenza sanitaria e l'istruzione - per tutti i bambini e le famiglie migranti, indipendentemente dal loro status;
- Proteggere i bambini rifugiati, migranti e sfollati dalla discriminazione e dalla xenofobia;
- Porre fine alle pratiche dannose di gestione delle frontiere e alla detenzione dei bambini immigrati.
- Dare ai giovani rifugiati, migranti e sfollati la possibilità di liberare i loro talenti e realizzare il loro pieno potenziale.