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Che cos'è il pensiero computazionale e perché è importante

di Alice Dutto - 11.06.2018 - Scrivici

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Fonte: pixabay
Perché si parla tanto di pensiero computazionale e coding? Che cosa significano questi due termini che, sempre più spesso, fanno parte dei programmi didattici delle scuole dei nostri figli? Ecco le risposte ai quesiti più frequenti e alcune idee per proporre degli esercizi a casa

In questo articolo

«Il pensiero computazionale è una strategia di pensiero chiara, logica e operativa che serve per risolvere problemi, anche quotidiani, in modo personale e creativo, pianificando una strategia d'azione. » spiega Caterina Moscetti, coautrice del libro “Coding e pensiero computazionale nella Scuola primaria” (La Spiga Edizioni).

Il termine è stato portato all'attenzione della comunità scientifica, nonostante già negli anni '80 si parlasse di “computational thinking”, in un articolo del 2006 della scienziata informatica Jeannette Wing. La Wing la definiva la quarta abilità di base insieme a leggere, scrivere e contare, indispensabile per tutti, perché utile nella vita di tutti i giorni.

Seguendo la definizione Michael Lodi, dottorando in Informatica/PhD Student in Computer Science presso l’Università di Bologna, pensare in modo computazionale vuol dire «essere in grado di pensare come un informatico ed essere in grado di applicare questa competenza ad ogni settore dell’attività umana».

PERCHÉ IL PENSIERO COMPUTAZIONALE È IMPORTANTE


Il pensiero computazionale ci aiuta a gestire i problemi generalizzandoli: «Posso applicare delle soluzioni già trovate per problemi analoghi o trovarne di nuove per problemi mai affrontati seguendo però una strategia di analisi logico-comportamentale già conosciuta» aggiunge il professor Giovanni Frontera, docente dell'Università della Calabria e autore del libro “Tecnologie dell'istruzione, coding e pensiero computazionale a scuola”.

I problemi derivanti dalla carenza del pensiero computazionale si verificano nei comportamenti irrazionali: «non siamo dei robot, perché siamo guidati dalle emozioni, ma affrontare un problema in modo razionale semplifica la loro soluzione. In più, sviluppare questo approccio rende i ragazzi più cooperativi nei confronti dei loro compagni».

PENSIERO COMPUTAZIONALE ESEMPI

Seguendo il pensiero computazionale si trova una soluzione a un problema formalizzandola in una sequenza di azioni per comunicarla agli altri: «un esempio pratico – prosegue Caterina Moscetti – è una ricetta. Bisogna seguire dei precisi passaggi per realizzare una torta e se sapremo comunicare il procedimento in modo chiaro e non ambiguo, il dolce potrà essere realizzato anche da altre persone».


PENSIERO COMPUTAZIONALE E CODING


L'esecutore della sequenza di azioni può essere una persona, ad esempio chi monta un mobile, ma anche un computer. «In questo caso, la formalizzazione del procedimento che porta alla soluzione di un problema si chiama algoritmo – continua l'autrice –. Qui si entra nell'ambito del coding, una “nuova lingua” che permette di dialogare con il computer impartendogli dei comandi in modo chiaro, preciso e semplice».

Il coding si può esercitare anche senza dispositivi digitali, in contesti analogici: in questo caso si parla di “coding unplugged”. Questa disciplina è adatta soprattutto per gli studenti dalla scuola dell'infanzia a quella secondaria di primo grado.

«Il vantaggio del coding è quello di avvicinare i bambini all'informatica come oggetto culturale che fa sempre più parte della nostra vita e del mondo del lavoro. Questo linguaggio va dunque compreso e i bambini non lo possono ignorare. Al pari della geografia, devono conoscere anche i robot: la padronanza del coding infatti aiuta a governare le macchine, sapendo scrivere il loro linguaggio e non più solo leggerlo».

PENSIERO COMPUTAZIONALE E CODING: PERCHÉ SE NE PARLA TANTO


Ormai molte scuole indicano tra le attività che riservano ai ragazzi, ore di coding e pensiero computazionale. «È stata un'esigenza perché ci si è accorti che gli studenti arrivavano alle superiori e all'Università senza possedere la capacità di gestire e affrontare situazioni problematiche» spiega Giovanni Frontera.

Il problema è che i ragazzi faticano a interpretare il reale: «Questo, forse, perché sono nativi digitali: hanno messo da parte quelle abilità che un tempo si utilizzavano per affrontare i problemi. A questo si aggiunge il fatto che oggi la logica che domina la società è “tutto e subito”: se il problema è difficile si mette da parte e si usano strategie di elusione».


In Italia l'importanza del pensiero computazionale ha assunto una veste ufficiale nel 2015 quando il Ministero dell'Istruzione ha lanciato il Piano Nazionale della Scuola Digitale, in cui è incluso il progetto “Programma il Futuro” per l’introduzione del pensiero computazionale nella scuola primaria, perché considerato come uno strumento fondamentale per lo sviluppo dei piccoli.

«Provvederemo a introdurre strutturalmente il pensiero computazionale negli ordinamenti scolastici. Dopo lo straordinario risultato del progetto sperimentale “Programma il Futuro”, che ha coinvolto tantissimi docenti e 1,6 milioni di ragazze e ragazzi, vincendo riconoscimenti europei, siamo pronti al passo successivo». Queste le parole pronunciate dall'ex ministro dell'Istruzione Vittoria Fedeli in occasione di “Futura”, una tre giorni di iniziative formative e dibattiti che si è svolta lo scorso gennaio per fare il punto sui temi del Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) e sulla sua attuazione, a due anni dall’introduzione avvenuta con la legge 107 del 2015.

PENSIERO COMPUTAZIONALE QUANDO INIZIARE


Diverse sono le possibilità per sviluppare questo tipo di pensiero. Ovviamente, gli esercizi cambiano a seconda dell'età dei bambini. «In età prescolare, quando devono ancora acquisire capacità di lettoscrittura, si può agire solo dal punto di vista manuale e iconico» specifica Frontera.

«Via via che crescono, le procedure di algoritmi scelti per risolvere i problemi vanno sempre più approfonditi e analizzati, chiedendo ai ragazzi il perché delle loro decisioni, in modo da riflettere sulle loro scelte» aggiunge Moscetti.

PENSIERO COMPUTAZIONALE: ESERCIZI

1) Bambini da 3 a 5 anni: mettere in ordine la stanza

«Sia a scuola che a casa – spiega Caterina Moscetti – si possono organizzare delle situazioni che presuppongano la risoluzione di problemi pratici da risolvere attraverso una sequenza di azioni. Ad esempio, mantenere in ordine lo spazio giochi. La maestra o i genitori parlano ai bambini chiedendo che cosa si possa fare per riordinare la stanza, come ci si può organizzare (ad esempio mettere in contenitori specifici gli oggetti divisi per categoria). Alla fine, si può fare un cartellone in cui si formalizzano i passaggi che sono stati decisi insieme».

2) Bambini dai 5 anni in su: CodyRoby

Intorno ai cinque anni si può avviare un'attività di “coding unplugged” basato sull'interpretazione di semplici sequenze di istruzioni elementari. «Ad esempio, il gioco CodyRoby, di cui si può scaricare gratuitamente il kit online. Un bambino è Cody, un programmatore che impartisce istruzioni; Roby è invece un altro bambino che esegue le istruzioni di Cody. L'obiettivo di Cody è far muovere Roby su una scacchiera attraverso tre precisi comandi». Man mano che i bimbi crescono il gioco cambia e si evolve.

3) Bambini dai 6 anni in su: coding

Per i bambini più grandi, si può poi passare alla programmazione, che si impara tramite un approccio ludico e adatto alla loro età. Diverse sono le piattaforme e le iniziative che permettono di esercitarsi.

- Code.org
È indicato per chi parte da zero: dentro troverete giochi e video che presentano dei problemi da risolvere. Leggete le istruzioni, evitate i tranelli e ragionate sulle soluzioni migliori per portare il vostro personaggio alla fine del labirinto.

- Scratch
Creare e programmare storie interattive, videogiochi e animazioni. È quanto permette di fare ai bambini dagli otto anni in su questa piattaforma, che ha anche una versione per i bambini più piccoli (5-7 anni), Scratch jr.

- Codeacademy.com
Accessibile anche da casa, questo sito web interattivo offre corsi gratuiti per sei linguaggi di programmazione: Python, PHP, jQuery, JavaScript, Ruby, Java e due linguaggi di markup: HTML e CSS

- CoderDojo
Si tratta di “club” gratuiti in cui viene insegnata la programmazione informatica ai più piccoli attraverso giochi divertenti.

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