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Perché Rovazzi, Fedez e Gabbani piacciano tanto ai bambini?

di Gabriella Lanza - 07.02.2018 - Scrivici

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Fonte: Public Domain
Con l’aiuto dell’esperto Jacopo Tomatis, docente di Popular Music al Dams di Torino, abbiamo cercato di comprendere le ragioni del successo di cantanti come Rovazzi, Fedez e Gabbani tra i più piccoli.

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“Col trattore in tangenziale andiamo a comandare”. Quante volte abbiamo sentito questo ritornello cantato dai nostri bambini? Se molti di noi aspettavano con ansia il pomeriggio per accendere la tv e ascoltare le sigle dei nostri cartoni animati preferiti, da “Kiss me Licia” a “Mila e Shiro”, i nostri figli sembrano apprezzare altri generi musicali.

Le canzoni di Fabio Rovazzi, Fedez e Francesco Gabbani hanno conquistato soprattutto i più piccoli. Da un anno ormai i nostri bambini ballano imitando la scimmia di Gabbani al festival di Sanremo e imparano a memoria testi con parole per loro incomprensibili come i “selfie mossi alle Gué Pequeno” di Rovazzi o “il papillon di Vouitton” di Fedez e J-Ax.

Con l’auto di Jacopo Tomatis, docente di Popular Music al DAMS dell’Università degli Studi di Torino, abbiamo cercato di capire le ragioni dell’inaspettato successo di questi cantanti tra bambini e preadolescenti.


«Mi sono confrontato spesso con i miei studenti dell’Università perché è un fenomeno difficile da capire», spiega Tomatis. «Rovazzi, Fedez e Gabbani cantano tutti canzoni orecchiabili e ballabili, ma sono artisti molto diversi tra loro. Rovazzi nasce come videomaker su Youtube ed è portavoce di un genere ibrido vicino alla musica elettronica contemporanea. Fedez è un personaggio legato all’intrattenimento televisivo e al rap di taglio classico. Gabbani, invece, è arrivato al successo grazie al festival di Sanremo. La cosa interessante è che piacciano a uno stesso pubblico composto da bambini e preadolescenti».

Dalle sigle dei cartoni animati ai video su Youtube

«Oggi esistono modalità ibride di diffusione. La musica dei cartoni animati di vent’anni fa era ovvio che piacesse ai bambini. Negli anni ’90 non c’era molta scelta: la tv proponeva quel tipo di intrattenimento. Oppure si accendeva la radio e si ascoltavano le canzoni degli 883, che hanno rappresentato per i preadolescenti un fenomeno generazionale importante. Oggi ci troviamo di fronte a una fruizione della musica molto diversa rispetto al passato.

Rovazzi proviene da Youtube ed è approdato in radio solo dopo aver avuto successo attraverso canali non tradizionali».

A sorprendere meno è il successo di Gabbani tra i più piccoli. «La sua canzone “Occidentali’s Karma” segue un canovaccio che conosciamo. La melodia è ballabile e le parole sono facilmente memorizzabili. Sembra una filastrocca. È arrivato in prima serata sulla Rai e dal giorno dopo era impossibile non sentire la sua canzone in radio. Diverso è il caso di Fedez. Quest’ultimo è trasversale: è molto presente in Tv ma anche sui social».


Il ritmo conta più delle parole


Per un bambino la cosa importante è il ritmo. «Le canzoni di Rovazzi sono comprensibili solo a chi conosce bene il mondo dei social. Contengono una serie di rimandi e riferimenti a Facebook o ai Youtubers che sfuggono a chi non è dentro questa realtà virtuale. Lo stesso si può dire per la musica di Fedez. I nostri figli non sanno cosa sono “i selfie mossi alla Gué Pequeno”, come la generazione nata negli anni ’80 e cresciuta negli anni ’90 cantava “Hanno ucciso l’uomo ragno” senza capire molto del pezzo e storpiando alcune strofe. Per noi erano solo parole e non significati. È vero che le canzoni di Rovazzi si rivolgono a un pubblico social, però piacciano a dei bambini che non hanno una precisa cognizione di quello che stanno cantando».


Come la musica arriva ai nostri bambini

Ma come questa musica arriva alle orecchie dei nostri figli? «I fratelli e le sorelle maggiori possono essere il mezzo attraverso cui i bambini vengono a contatto con queste canzoni: Rovazzi non si rivolge ad un pubblico di trentenni ma a degli adolescenti, infatti molti genitori apprendono queste canzoni dai figli».

Non è escluso che i bambini possano ascoltare “Tutto molto interessante” di Rovazzi o “Favorisca i sentimenti” di Fedez in modo del tutto casuale. «Il meccanismo di consigli automatici di Youtube tende a premiare e a suggerire video simili che hanno molte visualizzazioni.

È un amplificatore di fenomeni. Se i grandi ascoltano la musica attraverso una fruizione automatica su Youtube, prima o poi arriveranno i brani che hanno avuto più successo: questa potrebbe essere un’altra ipotesi».

In ogni caso non c’è da preoccuparsi. «Si tende a demonizzare il fatto che i bambini cantano questo genere di canzoni. È vero che in alcuni casi ci vuole un controllo dei genitori perché alcuni contenuti possono essere problematici e vanno spiegati e ascoltati insieme, ma ricordiamoci che il testo non ha nessun tipo di interesse per un bambino. Le nuove generazioni hanno una fruizione delle musica schizofrenica: passano da Youtube a Spotify per arrivare alla radio. Chi è nato in questo contesto svilupperà strategie diverse di ascolto, semplicemente nuove rispetto a quelle che noi conosciamo».

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