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Come insegnare ai bambini a collaborare tra pari

di Stefano Padoan - 27.01.2023 - Scrivici

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Come insegnare ai bambini a collaborare tra pari? Per educare alla vita sociale è importante favorire la cooperazione: i consigli dell'esperto

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Come insegnare ai bambini a collaborare tra pari

Confrontarsi con i propri compagni e fratelli è molto importante per i bambini, perché permette loro di acquisire competenze necessarie alla vita sociale e civile. La pedagogia cooperativa suggerisce alcuni modi per come insegnare ai bambini a collaborare tra pari: come ad esempio il Consiglio di Cooperazione, un utile strumento sia a scuola che a casa. Ecco i consigli di Fabio Grignola, coautore del recente libro "Come pesci in un acquario: migliorare le relazioni nei gruppi educativi con il Consiglio di Cooperazione" (La Meridiana, 2022) di Paola Cosolo Marangon e Mauro Pucci, ed. La Meridiana.

Cooperazione e bambini: perché è importante

La capacità di cooperare è la base dell'Educazione Civica e più in generale dello stare assieme, per insegnare una buona convivenza sociale. «È importante, a scuola come a casa, per creare l'ambiente ideale dove il bambino possa dare il meglio di sé» spiega l'esperto. Vuol dire superare il concetto dell'alunno come una testa vuota che l'insegnante deve riempire e poi classificare in base alla sua capacità di apprendere, ma come persona in grado di dare qualcosa.

«Ogni bambino è al centro dell'azione educativa del docente e, attraverso strumenti e atteggiamenti responsabilizzanti, ciascuno ha l'opportunità di esprimere le proprie potenzialità. L'obiettivo educativo e non didattico è di far sì che la scuola sia un posto dove chiunque si trovi a suo agio indipendentemente dai suoi voti. L'alunno sa che verrà valutato, ma essendo uscito da una logica di individualismo e competizione starà bene con se stesso e con gli altri ("imparare ad essere per imparare a fare")».

Come insegnare la collaborazione ai bambini

Un bambino vive con serenità un ambiente tra pari quando può partecipare attivamente alla vita di classe o di famiglia. Per fare ciò bisogna adottare alcuni atteggiamenti.

  • Stare bene insieme non viene spontaneo. Partite dalla consapevolezza di dover «uscire dalla grande ipocrisia pedagogica che nei gruppi si stia tutti bene in modo naturale. Anche se non siamo tutti amici del cuore, però, è comunque possibile lavorare bene assieme e instaurare dinamiche di mutuo aiuto per raggiungere gli obiettivi richiesti».
  • Il ruolo dell'adulto. È importante che l'adulto si defili leggermente dalle dinamiche di gruppo. «L'adulto deve porsi come modello accogliente e coerente alle regole definite, ma non come unico depositario di esse a cui i bambini tendono a rivolgersi per ogni piccola controversia. Solo confrontandosi tra loro, guidati o meno, avranno la possibilità di capire che lo stare insieme comporta diritti e doveri».
  • Spazi di scelta. Per insegnare la collaborazione non ci sono tecniche definite. «Impegnatevi solo a trovare spazi e momenti di coinvolgimento del bambino, per renderli compartecipi delle decisioni. Ricordo che un bambino aveva proposto una riunione familiare per scegliere se andare in vacanza in montagna o al mare. Anche l'autovalutazione, a scuola e a casa, insegna che il potere di giudizio su di sé non ce l'hanno solo gli adulti».

Consiglio di Cooperazione: cos’è

Il Consiglio di Cooperazione (o

Circle Time), ispirato alle idee del pedagogista francese Célestin Freinet e ripreso come metodo dall'educatrice Danielle Jasmin negli anni '90, è uno strumento per gestire le dinamiche di gruppo e di conflitto. Il ruolo "marginale" dell'insegnante spezza la dualità per cui lui fa, propone, giudica, analizza e gli alunni possono solo eseguire. «Si tratta di un appuntamento fisso settimanale in cui si dà la parola ai bambini, creando un clima di rispetto reciproco in cui la dimensione affettiva e quella cognitiva hanno pari importanza. Il docente non è il protagonista, ma fa un passo indietro e si limita a garantire che ognuno si senta libero e non giudicato nell'esprimere il proprio pensiero, anche e soprattutto se divergente. L'obiettivo è mediare tra più proposte, lasciando emergere la soluzione ottimale dal confronto tra pari. Si è osservato, sia alle scuole medie che alle superiori, che i ragazzi che alla primaria hanno adottato questo metodo sono più preparati alla mediazione e alla gestione dei conflitti, quindi meno violenti nell'affrontare i litigi».

Consiglio di Cooperazione: come si fa

Il Consiglio di Cooperazione funziona per ogni fascia d'età (anche con gli adulti) e segue alcuni passaggi:

  1.  Il giornale murale. Lo strumento che tiene traccia quotidianamente di ciò che accade tra fratelli o compagni di classe è un cartellone diviso in varie sezioni. «La parte dei complimenti/apprezzamenti, quella delle critiche e quella generica del "vorrei parlare di…". Qui i destinatari dei vari messaggi possono anche rispondere direttamente. C'è poi anche una busta dove inserire dei temi in forma anonima e l'autore può decidere di parlarne o meno nella riunione settimanale».
  2.  Tutti in cerchio. Una volta a settimana si tiene il Consiglio vero e proprio, della durata di massimo 45 minuti. «I bambini si dispongono a cerchio, per segnare un deciso stacco tra il momento della scuola e quello del confronto. Al centro c'è il cartellone, con i post-it accumulati durante la settimana che determinano i temi da trattare. All'infanzia si possono usare immagini e simboli per descrivere i propri stati d'animo, e poi a voce si prova a spiegarli meglio».
  3. Il ruolo del moderatore. «Il moderatore decide l'Ordine del giorno e monitora il tempo dell'incontro, dando i turni di parola e facendo in modo che si trattino tutti gli argomenti nel tempo prestabilito». Alla scuola dell'infanzia dirige l'incontro il docente, mentre nei primi due anni di primaria c'è sempre un alunno che lo affianca. Così, dalla terza elementare in poi, i bambini saranno in grado di autogestirsi.

L'intervistato

Fabio Grignola, coautore del recente libro"Come pesci in un acquario: migliorare le relazioni nei gruppi educativi con il Consiglio di Cooperazione " (La Meridiana, 2022) di Paola Cosolo Marangon e Mauro Pucci, ed. La Meridiana, è stato insegnante e poi direttore dell'Istituto scolastico comunale di Agno (Cantone Ticino, Svizzera) fino al suo pensionamento. Ha coordinato, dal 1997 al 2018, un progetto di educazione sociale per tutte le classi di scuola dell'infanzia ed elementare, con alla base il Consiglio di Cooperazione, il Consiglio d'Istituto e l'Assemblea degli allievi.

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