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Come spiegare il concetto del tempo ai bambini

di Zelia Pastore - 06.08.2020 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Il tempo è un concetto astratto per i bambini, ma è possibile spiegarglielo e gestire serenamente i loro tempi di attesa

Come spiegare il concetto del tempo ai bambini

Gli adulti nella vita di tutti i giorni fanno, quasi senza accorgersene, costanti riferimenti al tempo che passa: "torno tra poco", "aspetta un attimo", "lo faremo dopo", "è pronto tra 5 minuti", "domani/settimana prossima andiamo al mare". Tutte queste sono però frasi quasi prive di significato per i bambini, per i quali il concetto del tempo che passa è astratto e difficile da capire. Come fare allora per aiutare vostro figlio a familiarizzare con esso e gestirlo serenamente? Lo abbiamo chiesto a Raffaele Mantegazza, docente di Pedagogia al Dipartimento di Medicina dell'Università Milano Bicocca.

In questo articolo

Per i bambini il tempo è solo soggettivo

Bisogna innanzitutto premettere che il tempo ha una componente soggettiva anche per gli adulti: «Sappiamo certamente che un'ora è fatta da 60 minuti, ma anche la nostra percezione del tempo vissuto cambia in base a ciò che stiamo facendo o alla stanchezza: anche per noi il tempo a volte vola e a volte passa lentamente. La differenza con i bambini è che, se gli adulti alla loro percezione affiancano la misurazione tecnica del tempo, per loro invece la componente soggettiva è l'unico aspetto. E questo avviene sia in età prescolare che con i più grandicelli».

Il tempo e i bambini nelle diverse età

A seconda dell'età del bambino, la sua concezione di tempo si evolve. Premettendo che quando un bambino fa la domanda è pronto per la risposta, ecco cosa bisogna sapere per scandire bene i tempi della giornata e per gestire i suoi tempi di attesa.

0-3 anni: il tempo circolare

La prima cosa che comprendono i bambini piccoli è la ciclicità del tempo: «Non hanno una percezione lineare del tempo che passa, ma solo quella dell'eterno ritorno, del ripetersi incessantemente di eventi che tornano uguali a se stessi. Per questo la loro paura dell'abbandono si placa se viene ritualizzata con il gioco della scomparsa/ricomparsa di un oggetto che li aiuta a capire che la mamma è uscita ma poi tornerà».

A questa età dunque, come prima cosa, possono iniziare ad intuire l'alternarsi del giorno e della notte non tanto come puntatori temporali, ma come insieme di azioni che da un certo punto ricominciano nella stessa sequenza.

1. Enfatizzate la routine giornaliera

Per assecondare e alimentare la loro percezione ciclica del tempo, è importante adottare una routine familiare che scandisca i momenti della giornata in modo che, giorno dopo giorno, si ripetano in modo regolare: «Per il bambino è rassicurante perché dà dei punti di riferimento e sa cosa aspettarsi».

RITUALITÀ. «La sveglia, la poppata, il cambio del pannolino, il pisolino, il bagnetto, l'addormentamento: create una ritualità con queste azioni quotidiane, non presentatele come banali ma metteteci un po' di enfasi accompagnandole con un aspetto affettivo come lo stesso buffetto al pancino o lo stesso giochino».

2. Il gioco del cucù

Un gioco che piace molto a questa età è quello del cucù: «Nascondere la faccia e ricomparire, togliere e far tornare un oggetto li diverte perché da un lato crea in loro un brivido di ansia e di attesa, ma poi la cosa che non c'è più torna sempre».

3-6 anni: i primi nessi prima-dopo

«Il concetto di "prima e dopo" e "oggi e ieri" - prosegue l'esperto - fino ai 2 anni e mezzo è incomprensibile, poi pian piano al tempo ciclico si affianca l'idea di un tempo lineare, che passa e che non succederà più. Non tanto il concetto di ieri e domani, perché continua a esistere per loro solo il presente, ma il prima e dopo sì: per esempio quando si prende l'orsacchiotto si va a nanna; dopo la ninna nanna (sempre la stessa) ci si addormenta... Sono dei nessi sul breve termine, ma che creano le prime sequenze prima-dopo».

1. Fate sempre riferimenti concreti

Non ha senso provare a spiegare il tempo con discorsi astratti: con i bambini sono efficaci invece gli esempi pratici e tangibili.

«Non dite "andiamo a fare la passeggiata nel pomeriggio", ma "dopo 2 pappe"; oppure "quando ti sveglierai dal pisolino arriverà la nonna". Così il tempo lineare inizia ad infilarsi in quello circolare. Tra prima e dopo il pisolino - qualcosa che torna tutti i giorni - questa volta ci sarà qualcosa di diverso da prima: la nonna». Man mano che crescono, poi, per dire quanto tempo deve aspettare potete usare una clessidra che è una rappresentazione del tempo molto concreta.

2. Fate notare i cambiamenti

Il tempo lineare dunque trasforma le cose ed è iniziando a fare notare tali cambiamenti concreti che si fa largo il tempo lineare. «Pensate all'alternarsi delle stagioni, che intrecciano un ciclo ampio - e quindi non immediatamente percepibile - a una linearità delle trasformazioni dell'ambiente, ben visibili. Partite dalla quotidianità e dalla natura, più che da giochi didattici che rischiano di essere un po' artificiosi: fate notare i cambiamenti del tempo, le foglie di un bosco ma anche la città senza auto d'estate. Sviluppate la percezione del bambino, inserendo elementi pedagogici nella quotidianità».

3. Rispettate i loro tempi

A maggior ragione in questa età, in cui dei puntatori temporali si possono iniziare a mettere, abituatevi a preparare il bambino a quello che gli accadrà tra poco: «Se il bambino sta giocando e gli diciamo all'improvviso "Vai a lavarti le mani che è pronto" non stiamo rispettando i suoi tempi. Perché non dirglielo 10 minuti prima? Mettendosi però nella dinamica del loro gioco, per esempio "Dopo 4 volte che fai fare il giro al trenino, si mangia"». È la stessa cautela che poniamo durante i primi inserimenti all'asilo o alla scuola materna che, non a caso, sono molto ritualizzati: «Un bambino a questa età infatti inizia a confrontarsi con l'ansia del futuro: sa che una cosa sta per succedere o è appena successa, ma è più una sensazione che una conoscenza e fa ancora un po' di confusione tra ciò che è appena successo o ciò che succederà».

Dai 6 anni in su: l’orologio e il calendario

Se prima della scolarizzazione è impossibile pretendere che un bambino abbia chiaro il concetto delle ore e dei giorni che si susseguono, ora il tempo lineare si fa largo sempre di più e pian piano imparano sia a leggere l'orologio sia l'uso del calendario o del diario di scuola.

1. Mantenete i riferimenti concreti

Proprio durante l'introduzione degli strumenti di misurazione del tempo, che lo rendono più impalpabile, è importante mantenere i riferimenti concreti alla quotidianità: «Propedeutico alla lettura dell'orologio è iniziare a introdurlo per esempio dicendo "Si mangia quando la lancetta più lunga arriva lì"; poi, anche quando hanno imparato le ore della giornata, per loro i riferimenti quotidiani rimangono legati al concreto: non è tanto il mezzogiorno quello che divide la giornata, ma il pranzo. E, se mercoledì è il giorno della piscina, avranno chiaro che è tornato mercoledì quando prepareranno la borsa più che riferendosi al calendario».

2. Fate l’album di famiglia

Anche a questa età è importante continuare a far notare che il tempo che passa non è astratto, ma lascia tracce concrete. «Fare l'album di famiglia è un bel pretesto per parlare di come il tempo cambia le cose: com'era da piccolo il papà, con che cosa giocava. Che una volta c'erano 2 canali in tv e adesso c'è YouTube. I nonni sono testimoni perfetti e anche gli oggetti rendono concreta la storia recente: è bello farglieli provare e dirgli come si usavano».

3. L’animale domestico e il giardinaggio

«Per chi ha un animale domestico, vedere su di lui i cambiamenti e la crescita che fa è molto istruttivo. Così come far crescere una piantina, che in un arco temporale abbastanza breve mostra tutte le sue evoluzioni».

4. Giocate con la routine

Dopo anni di routine ferrea, è tempo anche di fare qualche strappo alla regola: «Se domenica mangiate quando vi viene fame e non a mezzogiorno e mezzo, per una volta non succede nulla.

Oppure una spaghettata di mezzanotte: sono esperienze avventurose per i vostri figli, che fanno loro scoprire anche cosa succede quando loro di solito dormono. Oppure ci si può alzare presto per vedere l'alba, o ancora divertirsi a stare al buio solo con le candele. Sperimentate poi la bellezza del perdere tempo o del dilungarsi 5 minuti in più a colazione». Insomma, a questa età ci sta prendere consapevolezza che il tempo procede anche slegato dalle cose che succedono.

Dopo la pubertà: il tempo che non torna più

«La pubertà rappresenta uno spartiacque anche da un punto di vista esistenziale: in quel momento il concetto di "prima e dopo" è un compito evolutivo, sperimentano per la prima volta un passaggio da cui non si torna più indietro».

TEMPO E RESPONSABILITÀ

Se dal punto di vista fisico il cambiamento nei ragazzi e ragazze è ben visibile, è più complesso il processo per rendersi conto del tempo lineare anche come qualcosa di a senso unico: «Qui si inserisce il concetto di responsabilità, si rendono conto che non possono più disfare una cosa fatta. A 9 anni non hanno l'idea dell'irreversibilità del tempo e delle loro azioni. Pensiamo ai primi amori, decidere se dichiararsi o meno comporta una conseguenza irreversibile: allora esporsi e rischiare o mantenere tutto in stallo?».

IL CORPO CHE CAMBIA

Se prima erano soprattutto fattori esterni a cambiare, adesso i ragazzi percepiscono che è il loro stesso corpo a mandare loro segnali che l'infanzia sta finendo: «I pantaloni che non vanno più bene, sono il segno del tempo passato, e gli imbarazzi rispetto al proprio corpo sono legati al fatto di essere impreparati a tali cambiamenti: il mio corpo è già grande ma io mi sento ancora piccolo».

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