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L’adultizzazione dei bambini: cos’è è e perché va evitata

di Giulia Foschi - 10.09.2021 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
L’adultizzazione è la tendenza a investire i piccoli di responsabilità e abitudini proprie degli adulti, privandoli così della spensieratezza tipica dell’infanzia

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L’adultizzazione dei bambini: cos’è è e perché va evitata

In una società che pone obiettivi sempre più complessi e richiede di essere costantemente attivi e performanti, può accadere che i bambini vengano investiti di responsabilità che non dovrebbero appartenere all'infanzia. Un periodo caratterizzato dalla spensieratezza, dalla leggerezza, dall'assenza dei pesi propri dell'età adulta. Talvolta sono i genitori, anche se in buona fede, a spingere i figli in questa direzione. Ne parliamo con Laura Formenti, docente di Pedagogia della Famiglia presso l'Università Bicocca di Milano.

Adultizzazione dei bambini: cosa si intende con questo termine

Che cosa si intende con questo termine?

"In ogni cultura esistono aspettative su cosa un bambino possa e debba fare e non fare, quindi questo termine cambia significato a seconda del contesto, cambia nel tempo e talvolta anche di famiglia in famiglia. Ad esempio, per noi è scandaloso pensare che un bambino di sei anni contribuisca al sostentamento economico della famiglia, mentre mia madre a quell'età lavorava in negozio con i suoi genitori, i miei nonni. Fatta questa premessa, il termine adultizzazione si utilizza quando un bambino si comporta come se fosse molto più grande. Talvolta nel linguaggio comune si dice: "è già un ometto, è già una donnina". Un bambino adultizzato si preoccupa di questioni di cui non dovrebbe preoccuparsi. Si fa carico di problemi familiari. La sua mente è occupata da cose da adulti, che lo privano della spensieratezza tipica dell'infanzia". 

Legame con l'infantilizzazione dei genitori

C'è un legame con l'infantilizzazione dei genitori?

"L'adultizzazione può nascere da situazioni molto diverse, anche opposte. Può presentarsi quando i genitori sono infantili e il bambino si prende cura della mamma o del papà. O al contrario in presenza di genitori molto rigidi, impostati, normativi, di cui il bambino replica il comportamento per imitazione. Può sorgere in particolari condizioni, ad esempio nel caso in cui il bambino frequenti più adulti che bambini della sua età: io, ad esempio, ho sempre passato molto tempo da sola a leggere, sono sempre stata una bambina "grande".

Sono diversi anche i modi in cui l'adultizzazione si esprime. Può provocare sofferenza, può essere imposta, o al contrario può essere anche vissuta molto tranquillamente e serenamente dai bambini. Non è detto che se mio figlio parla come un adulto ci sia un problema: dipende. Ci sono bambini che sembrano manifestare questa attitudine in maniera spontanea, e non è di per sé sbagliata, perché i bambini fanno parte della famiglia ed è giusto che desiderino attivarsi per dare il loro contributo. Consiglio a questo proposito la lettura di un interessante volume dello psicoterapeuta danese Jesper Juul, "Il bambino è competente". Quello che un genitore può fare è osservare il bambino e cercare di capire cosa lo fa stare bene, cosa ama e come esprime le proprie caratteristiche in modo unico".

Perché un genitore commette questo errore

Quando invece è proprio il genitore a spingere il bambino verso un comportamento adulto, perché tende a farlo?

"I genitori oggi subiscono molte pressioni che li portano ad avere aspettative molto forti e a vivere quella che si chiama genitorialità intensiva: 24 ore su 24, 7 giorni su 7, sono concentrati ad educare i figli, a offrire stimoli, a far sì che diventino altamente performanti per far fronte a loro volta alle altissime aspettative della società. Quando questa azione diventa esagerata allora il bambino può sviluppare una struttura molto rigida. Sa che deve corrispondere alle attese e assume su di sé un modello che non necessariamente gli appartiene. Rimando a questo proposito a un altro classico: "Il dramma del bambino dotato e la ricerca del vero Sé" di Alice Miller. Continuare a ripetere al bambino "come sei dotato, come sei responsabile", non è un rinforzo positivo, ma un'ipoteca sul suo sé. I genitori non lo fanno perché sono cattivi: magari la loro infanzia non è stata rispettata e riproducono lo stesso modello, o semplicemente credono di fare il bene per i loro figli.

È utile chiedersi: mio figlio sta vivendo la sua infanzia oppure no? Una domanda che spiazza e aiuta a vedere le cose con più distanza".

Adultizzazione nelle fasce 0-3 o 3-6: se ne può già parlare?

Si può parlare di adultizzazione nelle fasce 0-3 e 3-6?

"L'adultizzazione si presenta con l'inizio della scuola primaria, quindi a partire dai sei anni, perché comporta che il bambino abbia già una comprensione del contesto in cui si trova. Negli anni precedenti possono presentarsi situazioni legate in particolare all'estetica, al vestiario scelto dai genitori, per spingere i bambini a sembrare più grandi. Questo riguarda soprattutto le bambine e si accentua decisamente proprio a partire dai sei anni".

Adultizzazione 6-12: rischi per i bambini e le bambine

Quali sono i rischi per i bambini e le bambine dai 6 ai 12 anni?

"Può capitare che i genitori coinvolgano i bambini e le bambine in questioni che non li riguardano anche molto presto, ad esempio chiedendo un suggerimento, un coinvolgimento su questioni familiari, che sia il modello di automobile da acquistare o il posto dove andare in vacanza. Il coinvolgimento di per sé è positivo, ma il bambino non deve essere investito del peso dell'organizzazione pratica o delle conseguenze di una decisione: quello che è giusto è ascoltare i suoi desideri. Più frequente e marcato, come dicevo prima, è l'impatto sulle bambine, che vengono spronate a diventare donne molto prima del tempo. Entra qui in gioco una sessualizzazione precoce delle bambine attraverso il vestiario, i ruoli e i modi di fare: ciò le priva della libertà dell'infanzia, spingendole inoltre verso un modello di genere molto limitante".

Come ristabilire i confini e capire cosa è adeguato ad ogni età

Come ristabilire i confini e capire cosa è adeguato ad ogni età?

"Torniamo al tema del contesto. Ogni famiglia ha le sue regole, dipende dal modello educativo ma anche dalle cerchie che si frequentano. Io, ad esempio, ho chiesto ai miei figli di essere molto autonomi precocemente, ma non credo di averli adultizzati; semmai, responsabilizzati.

Il suggerimento che posso dare è legato alla riflessività: bisogna sempre avere chiaro cosa si sta facendo e perché, quali sono le motivazioni e le giustificazioni per il comportamento messo in atto. L'obiettivo è diventare un genitore più flessibile. Chiediamoci:

  • perché faccio questa scelta educativa?
  • Quali effetti produce su mio figlio, mia figlia?

Consiglio anche di confrontarsi con altri genitori, in modo da non chiudersi nel proprio mondo. È sempre utile mettersi in discussione e allentare le proprie strategie. Infine, bisogna sempre osservare e ascoltare il bambino, cogliere eventuali piccoli segnali di sofferenza ed essere pronti a cambiare rotta".

L'intervistata

Professore Ordinario di Pedagogia Generale e Sociale, Laura Formenti insegna Pedagogia della Famiglia e Consulenza Pedagogica presso il Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione dell'Università Bicocca di Milano. Dirige il Master "Le buone pratiche del lavoro educativo in comunità minori", coordina il Laboratorio Permanente di Ricerca Pe.Tra.Lab. (Pedagogia delle Trasformazioni del Lavoro) ed è Presidente della RUIAP, Rete Universitaria Italiana per l'Apprendimento Permanente.

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