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Autonomia dei bambini nella scuola dell’infanzia

di Stefano Padoan - 06.10.2021 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Affiancare, supportare, lasciar sbagliare: la guida della psicologa Marina Zanotta per insegnare ai bambini della scuola dell’infanzia a diventare autonomi dai genitori (e viceversa)

In questo articolo

Autonomia dei bambini nella scuola dell’infanzia

Trasformare i figli in persone autonome è da sempre uno dei compiti fondamentali dei genitori. Il rischio però, di fronte alle incertezze della nostra società, è quello di volere anticipare le avversità, spianare la strada, eliminare gli ostacoli che i bambini si trovano ad affrontare. Eppure il giusto distacco dai figli, adeguato a seconda dell'età, è l'unico modo per crescerli sereni e sicuri di sé: la psicoterapeuta dell'età evolutiva Marina Zanotta, autrice del libro "A fare da soli si impara" (BUR, 2021), ci spiega come fare nell'articolo e nel podcast.

Cosa vuol dire essere autonomi

  1. Non vuol dire lasciar soli i bambini. «Il timore dei genitori è che se lasciano i figli fare da soli, è come lasciarli soli. Non è la stessa cosa - esordisce l'esperta - L'autonomia non è lasciare il proprio figlio a cavarsela da solo nel mondo. Vuol dire lavorare insieme a lui per costruire quegli strumenti necessari per il suo percorso di vita». È dunque nella relazione tra adulto e bambino, e non nell'assenza di figure di riferimento, che si crea l'autonomia. «Man mano che i bambini crescono e imparano a fare, si sganciano poco a poco dalla dipendenza dai genitori o dagli insegnanti. L'adulto però non deve sparire, ma semplicemente mettersi in secondo piano e fare da osservatore partecipante: se deve intervenire c'è, ma sono il caso di errore e pericolo o per insegnare nuove cose e proporre nuove sfide».

  2. Non è fare al posto loro. Si tratta di trovare un modo non invasivo e interventista per esserci: «Se il genitore continua a fare al posto suo lo lascia indietro, gli impedisce di imparare e crearsi gli strumenti necessari per il futuro».

  3. Non è avere ansia. La nostra ansia o timore verso una nuova sfida del bambino si trasmette inevitabilmente a lui.

    «Anche fargli fare cose sempre più difficili ma in perenne stato di agitazione non lo aiuta, perché lui percepisce questo stato d'animo dei genitori ma non ne capisce il motivo. "Se hanno paura che lo faccia, è forse perché pensano che non ne sia capace?" è il dubbio che viene al bambino e questo non favorisce la sua autostima e il suo senso di autoefficacia».

Le tappe dell’autonomia nella scuola dell’infanzia

Il cammino verso l'indipendenza inizia da piccolissimi, anche quando a noi sembrano totalmente dipendenti dagli adulti: «Dai primi tentativi di muoversi nello spazio, di mangiare da solo, di esplorare oggetti e ambienti. Poi arriva il grande salto di quando, tra genitore e figlio, ci si deve salutare per qualche ora. Dato che non tutti i bambini vanno all'asilo nido, il momento spartiacque coincide con l'inizio della scuola dell'infanzia: qui il bambino dovrà creare relazioni con nuove figure di riferimento, ma anche fare un po' più affidamento sulle proprie risorse».

Autonomia bambini 3 anni

  • L'inserimento nella scuola dell'infanzia. L'ingresso nel mondo della scuola è il primo vero distacco. Dalla soglia dell'aula in poi, se la deve cavare da solo: «Ma anche in questo caso, è tutt'altro che da solo! I bambini acquisiscono sicurezza man mano che prendono dimestichezza con le nuove relazioni significative nel nuovo ambiente, le maestre e gli educatori o educatrici in primis. Il rapporto con il genitore da un lato rassicura il bambino sul fatto che tornerà a prenderlo e che lui c'è anche quando non lo vede, dall'altro mostra fiducia nella maestra favorendo così l'affiancamento di questa nuova figura alla propria».

  • Cura di sé. Mettere e togliere le scarpe (all'inizio con gli strappi), mettere e togliere la giacca (magari li aiutiamo ad aprire e chiudere zip e bottoni), lavarsi le mani: «Le piccole autonomie di base partono più o meno a questa età e rendono più facile la loro quotidianità anche a scuola».

  • Mangiare da solo. «Imparare a usare bene le posate richiederà qualche anno, ma si comincia adesso: prima il cucchiaio, poi la forchetta e infine il coltello. Certo che se a 4 anni li si imbocca ancora, non impareranno mai».

Autonomia bambini 4 anni

  • Autonomie di base. Prosegue il lavoro sulla cura di sé e sull'autonomia a tavola: «I bambini iniziano a maneggiare le zip e i bottoni a pressione. In bagno, oltre a mani e denti possono iniziare a farsi la doccia da soli. Ciò comporta un'attenzione maggiore e più prolungata e la necessità di capire che le parti intime richiedono una cura e un rispetto particolare: per questo motivo spieghiamo loro anche che non tutti gli adulti possono pulire loro il sederino, ma solo quelli più fidati».

  • Autonomia nell'ambiente. Tra le competenze specifiche dei mezzani c'è la capacità, accanto all'occuparsi di sé, di occuparsi di sé nel mondo. «Iniziano a curarsi dell'ambiente in cui sono, capiscono che non possono spezzare le matite che servono anche gli altri o scaricare il pennarello che vorrebbe usare anche il mio amico. A casa si possono proporre piccoli compiti di riordino dei propri giochi. Cominciano anche a sapersi muovere nello spazio e avere punti di riferimento e orientarsi per strada».

  • Competenze sociali e relazionali. Altro aspetto che viene introdotto in modo marcato nel secondo anno di scuola materna è l'interazione con i compagni: «Sviluppano sia competenze comunicative e di gestione del conflitto (non si limitano a mordere o piangere), sia di espressione delle emozioni. Cominciano anche a cooperare e a scoprire il valore delle condivisione di oggetti e materiali».

Autonomia bambini 5 anni

  • Autonomie di base. Tutti gli aspetti precedenti si sviluppano: «Migliorando ad esempio la motricità, possono usare le forbici o allacciare i bottoni e le stringhe.

    Anche la cura dell'ambiente aumenta e gli si può chiedere di rifare il letto, chiaramente nel modo in cui riesce».

  • Empatia e prime aperture al mondo. Sul piano relazionale, osservano meglio gli altri e hanno i primi accenni di empatia, in cui provano a chiedersi come sta l'altro. «Esplorano sempre più anche le relazioni extrafamiliari, ad esempio tanti si approcciano alle attività sportive e aprono così un terzo fronte di scoperta del mondo e di autonomia oltre agli ambienti scolastico e famigliare».

  • Spannolinamento definitivo. Il controllo sfinterico totale, che inizia ai 2-3 anni, per qualcuno arriva entro la fine della scuola dell'infanzia. L'accelerazione avviene in questa fase anche per l'imitazione sia di amici più grandi sia dei compagni. «Si passa dal chiedere al bambino di segnalare quando sopraggiunge un bisogno, fino al togliere il pannolino di giorno. L'ultimo step è toglierlo anche la notte: proviamo a evitare che arrivino alle elementari che ancora lo indossano la notte; ad ogni modo, confrontatevi sempre con il pediatra».

  • Verso la scuola primaria. Nell'ultimo anno di scuola dell'infanzia ci si prepara al primo grande salto: «Si lavora ancora di più, anche in classe, sull'autonomia e l'assunzione di responsabilità: si cresce e le richieste, alle elementari, cambieranno. I bambini iniziano a capire che ciò che fanno ha delle conseguenze, si misurano dunque con le piccole scelte della vita».

Attività per sviluppare l’autonomia a 3 anni

  • Inserimento nella scuola dell'infanzia. «Nella fase dell'inserimento alla scuola dell'infanzia giocate a fare le prove di preparazione della sacchetta e del materiale necessario, raccontiamo che ci saranno altri bambini con cui divertirsi e che ci saranno delle regole».

  • Giochi di realtà. I bambini piccoli sono affascinati dalla realtà più che dalla fantasia: è il loro modo per scoprire il mondo! «La cura di sé può diventare un gioco se ad esempio si lavano le mani insieme e vince chi fa più bolle, o chi per primo le sciacqua bene.

    E fateli sperimentare il più possibile, se le loro azioni non li mettono in pericolo: il sapone possono anche assaggiarlo, tanto ha un sapore pessimo e non rischiano di stare male».

Attività per sviluppare l’autonomia a 4 anni

  • Lasciateli fallire. «La quasi totalità dei genitori fatica ad accettare che apprendimento e fallimento debbano andare a braccetto; e invece non solo è indispensabile, ma in più sbagliare per i bambini non è un trauma come per gli adulti». Favorire la curiosità è importante, ad esempio nell'uso del cucchiaio, nel versare l'acqua, nel mettersi le calze: faranno dei "disastri", ma impareranno ben presto a dosare i movimenti. «Decisamente controproducente invece fare al posto loro o stopparli, perché il messaggio sarà "non sei capace" e poco a poco loro stessi penseranno che non è necessario sforzarsi più di tanto per ottenere qualcosa, tanto ci pensano mamma e papà».

  • Il gioco del riordino. Fare le cose che fanno i grandi per i bambini è fonte di grande soddisfazione: a 4 anni cominciate a chiedere loro di riordinare i giochi, di aiutarvi a mettere a posto i vestiti e la biancheria puliti. «Anche fare il "meccanico" o "dottore" dei propri giocattoli, per imparare a prendersi cura delle cose: se sono rotti avvisa i genitori e prova ad aggiustarli insieme. Possono anche cominciare a apparecchiare e sparecchiare, maneggiando anche bicchieri di vetro o coltelli: partite dall'idea che ce la possono fare, con qualche accorgimento. Non dite dunque uno "stai attento!" che preoccupa, ma date consigli positivi come "con i bicchieri bisogna camminare con attenzione"; "porta i coltelli con la punta rivolta verso il basso"».

  • L'orientamento. Anche imparare a riconoscere dove si è e memorizzare dei punti di riferimento è un gioco: «Fate loro imparare il nome della via dove abitate e qualche punto di riferimento, nel tragitto casa-scuola sfidateli a dirvi a quali negozi passate davanti ogni giorno.

    E se dovessero perdersi, dite loro che possono chiedere aiuto, meglio se a degli adulti fidati del quartiere (negozianti di fiducia o altro)».

Attività per sviluppare l’autonomia a 5 anni

  • Responsabilità su misura. L'ultimo anno di scuola dell'infanzia gli insegnanti investono i "remigini" di piccole responsabilità, per potenziarne l'autostima, l'efficacia di sé e le capacità relazionali. «Diventano dei veri e propri aiutanti delle maestre seguendo i piccolini e la cosa per loro è molto gratificante. Fate così anche a casa, istituzionalizzando dei compiti mirati e circoscritti che devono fare sempre: vestirsi da soli, spolverare la cameretta nei punti dove arrivano facilmente, rifare il letto come riescono, sparecchiare il proprio posto quando hanno finito di mangiare».

  • Attività di pregrafismo. Come per l'ingresso alla scuola dell'infanzia, anche il salto verso la primaria richiede giochi di "simulazione" e preparazione alla realtà futura: «Il facciamo finta di fare la sacchetta ora diventa fare lo zaino, familiarizzare con il materiale scolastico e immaginarsi alle prese con penne e quaderni. Le attività di pregrafismo a casa e a scuola insegnano a impugnare una matita, disegnare magari un numero o una lettera, stimolano manualità e attenzione. Potete anche costruire con loro una lettera con vari materiali o giocare con le letterine magnetiche; l'importante però è non forzarli e seguire la loro naturale curiosità verso queste cose "da grandi"».

L'intervistata

Marina Zanotta (www.dottoressazanotta.it) è psicologa e psicoterapeuta dell'età evolutiva e dell'adulto. Responsabile di Brucaliffo, area materno-infantile di Associazione Alice Onlus, si occupa del coordinamento di progetti di formazione e prevenzione del maltrattamento in età evolutiva, formazione e sostegno della genitorialità e della formazione e supervisione a docenti, educatori e psicologi. È autrice di "A fare da soli si impara" (BUR, 2021) e "Stiamo calmi!" (BUR, 2020).

 

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