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Autonomia dei bambini nella scuola primaria

di Stefano Padoan - 09.11.2021 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Affiancare, supportare, lasciar sbagliare: la guida della psicologa Marina Zanotta per insegnare ai bambini della scuola primaria a diventare autonomi dai genitori (e viceversa)

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Autonomia dei bambini nella scuola primaria

Per crescere figli sereni e indipendenti servono genitori che già lo sono. Talvolta invece le ansie protettive di mamma e papà mostrano come l'autonomia dei bambini parta proprio da quella dei genitori. Marina Zanotta, psicoterapeuta dell'età evolutiva e autrice del libro "A fare da soli si impara" (BUR, 2021), suggerisce il giusto atteggiamento da tenere per assecondare lo sviluppo e le spinte all'indipendenza dei figli a casa e a scuola.

Le tappe dell’autonomia nella scuola primaria

Rendere i figli autonomi non significa rompere i legami con loro, al contrario: è la base indispensabile per aiutarli a costruire il loro futuro. «Con l'ingresso nella scuola primaria e di fronte a tutte le nuove sfide che lo attendono, il focus non è su come stimolare il bambino, ma come inibire l'adulto - spiega l'esperta - Il genitore deve davvero "staccarsi" dal bambino, che non vuol dire smettere di essere un punto di riferimento. Significa distinguere tra le cose che lo riguardano e quelle che riguardano il bambino; la vita scolastica riguarda il bambino ed è lui che pian piano dovrà prendere in mano interamente questa situazione».

Autonomia bambini 6 anni

  • L'inserimento nella scuola primaria. La scuola è di chi la abita, è il mondo di studenti, adulti educanti, regole. Qui si sperimenta la vita in un ambiente protetto: «Si impara l'Abc delle relazioni: a chiedere aiuto quando si ha bisogno, a crearsi una rete di amicizie, a gestire conflitti tra coetanei ma anche il dissidio con l'autorità adulta. Si affrontano soddisfazioni ma anche frustrazioni e fallimenti».

  • La cartella. Imparare a organizzare il materiale non è solo un esercizio utile, in senso metaforico e non, per prepararsi all'ingresso a scuola: «Aver cura del materiale scolastico passa attraverso la consapevolezza del doversi occupare di se stessi ed è un ambito di autonomia fondamentale che va raggiunto tra i 7 e gli 8 anni e costruito passo per passo.

    È connesso allo sviluppo dell'attenzione e delle funzioni esecutive, ovvero le capacità cognitive che ci permettono di strutturare un pensiero di lavoro, organizzando tutti i singoli passaggi per giungere a un obiettivo. In questo caso pensare alle materie del giorno, riflettere su quale materiale serve e prepararlo - compiti inclusi - mettere tutto nello zaino e portarlo a scuola. Non trascurate quest'ultimo passaggio e non usate l'alibi del peso eccessivo delle cartelle: sul mercato ci sono molti strumenti di trasporto per alleggerire i carichi anche dei bimbi di prima elementare».

Autonomia bambini 7 anni

  • Imparare a sbagliare. Per far sì che i compiti affidati al bambino siano sempre maggiori e più complessi, diventa importante per gli adulti imparare a non vivere le eventuali dimenticanze o errori del figlio come fallimenti propri: «Dall'arrivare in palestra con una sola scarpa da ginnastica ad aver sbagliato un esercizio a casa, si tratta di esperienze essenziali per crescere. Non dicono nulla sulla qualità della vostra azione come genitori, anzi se vi mostrate ossessionati da queste cose crescerete figli paralizzati dalla paura di sbagliare. Invece l'idea da trasmettere è che sbagliare va bene e fa bene, soprattutto nel contesto protetto della scuola: è possibile non saper fare qualcosa, sopravvivere a questo smacco e acquisire gli strumenti necessari per risolvere o rimediare a ciò che non ha funzionato».

  • I primi compiti. Se a questa età sarebbe auspicabile che i bambini provino a fare da soli la cartella - sotto la supervisione dei genitori - i compiti invece va bene farli insieme: «È giusto che siate a disposizione di vostro figlio per rispiegare un concetto o capire come risolvere un problema, ma ricordatevi che a scuola ci va lui: sta a lui ascoltare la maestra e anche chiederle spiegazioni quando non capisce, perché l'autorità sull'area didattica è sua.

    Guai invece a fare i compiti al suo posto! Così non lo aiutate, ma state solo tentando di evitare la "figura" che vostro figlio non abbia capito qualcosa o finito i compiti». E se sta andando a scuola senza compiti o svolti male? «Non giustificatelo, a meno di reali impedimenti: l'alunno sarà posto di fronte alla necessità di dare spiegazioni del lavoro svolto e di affrontare le conseguenze della propria scelta, capendo così come migliorare».

Autonomia bambini 8 anni

  • Il senso di responsabilità. In terza e quarta elementare si consolida il lavoro sul concetto di responsabilità e sulla gestione di tempi e materiali: «Possono ad esempio risolvere da soli dilemmi come coniugare la festa dell'amico con la necessità di fare i compiti. Affiancateli ma mostrate fiducia nella loro capacità di giudizio: sbaglieranno? Può darsi, ma a quel punto abbiate il coraggio di "mandarlo" a scuola senza compiti - e senza giustifica naturalmente - ma di nuovo rinnovando la fiducia sul fatto che sapranno spiegare i motivi alla maestra».

  • Autonomia fuori casa. A questa età possono esserci le prime esperienze di autonomia fuori casa, dalla gita di 2 giorni a un campeggio estivo. «"Sopravvivere" senza l'accudimento dei genitori consolida l'autostima e mamma e papà devono essere in grado di "lasciarli andare": ci sta che pensarli non sotto il proprio controllo possa spaventare, ma iniziate ad accettare il fatto che ci saranno lati di vostro figlio ed episodi della sua vita che conoscerete mai».

Autonomia bambini 9 anni

  • L'età ponte. Questa età è quella che negli ultimi anni sta cambiando in modo più significativo: «Possiamo dire che i 9 anni oggi siano l'età ponte, in cui i bambini non sono ancora abbastanza autonomi ma nello stesso tempo iniziano a reclamare la maggiore indipendenza tipica della preadolescenza.

    Per le bambine inizia la pubertà, che comporta i primi cambiamenti fisici e psicologici, ma in generale anche i maschi vanno verso la preadolescenza rispetto alla curiosità di diventare grandi e di provare a fare alcune cose da soli».

  • Le prime negoziazioni. Si ampliano così gli ambiti in cui i bambini e le bambine chiedono autonomia, e non tutti sono già da concedere: «Alle medie sarà normale andare e tornare da scuola da soli o truccarsi, a 9 anni no. Bisogna valorizzare ma allo stesso tempo contenere alcune richieste e riportarle alla reale età dei bambini: ciò comporta anche i primi ingaggi tra genitori e figli, dove è necessario mediare ma anche ricordarsi che non si ha a che fare con adolescenti. Quando è no, è no».

Autonomia bambini 10 anni

  • Riaggiustiamo le regole. I bambini si accorgono che stanno crescendo, anche compiere la loro prima decina glielo conferma: «Per questo, proseguendo il percorso iniziato a 9 anni, ha senso modificare un po' le regole che hanno governato gli ultimi anni; magari ascoltando di più le loro esigenze e i loro desideri, in un reciproco rapporto di fiducia».

  • Verso le scuole medie. Ci prepariamo insieme al grande salto: «Se si è lavorato bene negli anni precedenti, i bambini saranno curiosi di vedere un primo assaggio di cosa vuol dire essere "grandi". Se invece non ci si è allenati prima, lo schianto contro il muro della realtà sarà piuttosto doloroso».

Attività per sviluppare l’autonomia nella scuola primaria

Se sul fronte dell'apprendimento cognitivo papà e mamma devono "affidarsi" e non sostituirsi alla scuola, a casa il cammino verso l'autonomia procede su tutti gli altri aspetti in alleanza educativa con gli insegnanti e con ciò che succede in classe.

  • 6 anni: prepariamo la cartella. Organizzare insieme il materiale per il primo giorno di scuola, ma anche come appuntamento quotidiano crea una routine che rinforza il legame genitore-figlio e che rassicura il bambino in vista di una nuova sfida: «Guardate insieme l'orario delle lezioni, ma chiedetegli prima "Che materie ci sono domani?" non perché debba già saperlo, ma per iniziare a fargli capire che pian piano competerà a lui sapere le cose riguardanti la scuola; preparate insieme il materiale e poi lasciate che sia lui a metterlo nello zaino.

    Così, affiancandolo, create uno schema di movimenti e di gestione dei materiali».

  • 7 anni: le checklist. In seconda elementare uno strumento valido sono le checklist che riportano le procedure e i materiali necessari per essere autonomi nello svolgere i compiti o nel preparare la cartella. «Ora sta al bambino fare lo zaino, magari imparando a regolarsi anche con il tempo che ci mette. Prima potete stare lì a osservare, poi limitatevi a un controllo finale. Ogni tanto chiedete al bambino anche di verificare lo stato del materiale per sapere se va riacquistato. Se vedete che si dimentica sempre qualcosa o sbaglia un compito, non interrompetelo dicendo "faccio io": questo causa bassa autostima e senso di inefficacia».

  • 8 anni: scegliere è un gioco. In terza elementare i bambini devono gestire autonomamente i compiti e la cartella. «Ricordatevi che se continuate invece a sostituirvi a loro o a intervenire per ovviare a un loro errore, resteranno incapaci di affrontare i problemi e le frustrazioni. Per questo, date loro modo di orientarsi in piccole decisioni attraverso un gioco: di fronte a un dilemma presentate loro le alternative possibili e poi fate scegliere a loro fino in fondo, fino alle conseguenze. Se ad esempio hanno sia dei compiti che una festa, le opzioni sono: farli prima e poi andare alla festa o viceversa; non andare alla festa; rischiare di dover rimanere alzato la sera per finire i compiti; andare a scuola senza e - naturalmente - senza giustifica. La parte difficile sta nel non ricorrere a minacce e punizioni, ma a rispettare la scelta del bambino anche se fosse diversa dalla vostra e anche se sapete lo porterà incontro a un fallimento».

  • 9 anni: la negoziazione. Potete iniziare ad assecondare qualche loro richiesta di indipendenza, sempre se non li mette in pericolo: «Possono cominciare ad andare da soli all'allenamento, se il tragitto lo consente; oppure a truccarsi in casa con le amiche o per una festa, ma magari non per andare a scuola.

    Riconoscete il loro desiderio e contrattate ma ribadite, se non volete, che per alcune cose c'è tempo. È bello diventare grandi e lo capite, ma non bisogna bruciare le tappe. Per alcune cose non è il momento, presto lo sarà».

  • 10 anni: riscriviamo le regole. La quinta elementare può essere una palestra per proiettarsi verso le scuole medie: «Con la scusa di essere all'ultimo anno, proponete ai vostri figli degli scatti di responsabilità come occuparsi di una pianta o un animale domestico, che richiede una serie di compiti complessi e l'organizzazione di una memoria procedurale. E come nuovo attestato di fiducia, riflettete insieme sulle regole da darsi e sul loro senso: ascoltateli e lavorateci, partendo dal presupposto che se anche loro si fidano di voi sapranno capire il bene che sta dietro alcuni vostri no».

L'intervistata

Marina Zanotta (www.dottoressazanotta.it) è psicologa e psicoterapeuta dell'età evolutiva e dell'adulto. Responsabile di Brucaliffo, area materno-infantile di Associazione Alice Onlus, si occupa del coordinamento di progetti di formazione e prevenzione del maltrattamento in età evolutiva, formazione e sostegno della genitorialità e della formazione e supervisione a docenti, educatori e psicologi. È autrice di "A fare da soli si impara" (BUR, 2021) e "Stiamo calmi!" (BUR, 2020).

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