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Come aiutare i bambini a gestire al meglio le emozioni

di Sara De Giorgi - 04.03.2020 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Non è facile interpretare le emozioni dei bambini. Fabio Celi, psicologo psicoterapeuta e docente di Psicologia clinica all'Università di Pisa, ha scritto il libro Le emozioni dei nostri figli (Edizioni DeAgostini Planeta Libri), concentrandosi sull'educazione emotiva per bambini, sulla necessità di non reprimere mai le loro emozioni, sebbene esplosive, e di iniziare, in quanto genitori, ad accettare, riconoscere, comunicare le proprie. Lo abbiamo intervistato per voi.  

In questo articolo

Mettiamo il caso che il vostro bambino faccia un capriccio, l'ennesimo della giornata, e che voi, in seguito, lo sgridiate. Inizierà a fare di peggio e, magari, a piangere e a urlare di più. Che è accaduto? Ci si è scontrati, in quanto adulti, con le emozioni dei propri figli, senza neanche essersene resi conto.
 
Esiste, per fortuna, un'alternativa: l'ascolto. È importante ascoltare le emozioni che si agitano in loro e in voi, riconoscerle, accettarle  e lasciarle uscire. E solo dopo, con calma, trovare una soluzione. A sostenerlo è Fabio Celi, psicologo psicoterapeuta e docente di Psicologia clinica all'Università di Pisa, che ha scritto al riguardo il libro Le emozioni dei nostri figli (Edizioni De Agostini), concentrandosi particolarmente sull'educazione emotiva per bambini 0-6 anni, sulla necessità di non reprimere mai le loro emozioni, sebbene esplosive, e di iniziare - come genitori - ad accettare, riconoscere, comunicare le proprie.
 
Abbiamo intervistato lo psicologo psicoterapeuta e scrittore chiedendogli di raccontarci qualcosa in più sul suo libro, ricco di storie e di esempi maturati in anni di esperienza, e sul tema delle emozioni nei più piccoli.

"Le emozioni dei nostri figli"

Il professore Celi ha raccontato che l'idea di scrivere il libro "Le emozioni dei nostri figli", genericamente connesso con l'utilizzo della psicologia dell'età evolutiva e dedicato ai genitori, è nata inizialmente da un'intuizione di Stefano Bordigoni della DeAgostini e da un confronto con Annachiara Tassan, sempre della DeAgostini, che, in particolare, ha suggerito la focalizzazione del libro sul tema specifico delle emozioni, apparso da subito fondamentale e, al tempo stesso, trasversale.

Perché è importante che i bambini imparino a gestire le proprie emozioni?

«È importante perchè una corretta gestione delle emozioni migliora la qualità della vita e permette di affrontare, con un bagaglio forte di competenze emotive, situazioni, nella vita, che inevitabilmente non potranno essere sempre rosee.

Senza tale bagaglio c'è la possibilità di stare peggio e, nei casi peggiori, di ammalarsi, sviluppando potenzialmente psicopatologie.

La corretta gestione delle emozioni non ci garantisce, ovviamente, che non incontreremo emozioni negative (anzi ciò è impossibile) e non ci garantisce neanche che non svilupperemo, nel corso della vita, disturbi psicologici. Eppure, ci permette di sapere come affrontare le emozioni negative e di rendere più bassa la probabilità di avere tali disturbi. Ciò perchè dalle emozioni dipendono tantissimi fattori, soprattutto comportamentali: riconoscere cosa ci sta provocando in un determinato momento un'emozione ci permette, come conseguenza, di comportarci e di relazionarci agli altri in modo più consapevole e più adeguato.

Un esempio: se un bambino ne offende un altro e quello offeso non è in grado di riconoscere l'emozione che sta provando (la sua tristezza o la sua rabbia) probabilmente agirà di conseguenza, dando magari un calcio al coetaneo».

Emozioni e corpo: quale rapporto esiste?

«Tra emozioni e corpo esiste un rapporto strettissimo. Un altro esempio: se un bimbo - entrando a scuola - si emoziona negativamente al pensiero dell'ansia che gli produce l'idea di staccarsi dalla madre, si farà venire mal di pancia.

La relazione menzionata è forte ovviamente anche nel caso di emozioni positive: se un bambino si emoziona positivamente dinanzi ad un'azione (magari un abbraccio) di un compagno o di una compagna, il cuore gli batterà più forte.

Dunque, non c'è dubbio che esista un rapporto strettissimo tra mente e corpo. La cosa fondamentale è capire che riconoscere al momento giusto questa relazione aiuta moltissimo le persone e, soprattutto, i bambini.

Inoltre, il linguaggio del corpo è fondamentale: quando si prova un'emozione, il corpo si apre o si chiude, il volto si illumina o si rabbuia, gli occhi si mettono in contatto con l'altro, la testa si abbassa.

Questi sono tutti segnali che il bambino dà ai genitori del fatto che sta avvenendo in lui un'emozione».

Come sbloccare le emozioni nascoste?

«Per aiutare i piccoli a sbloccare le emozioni, ci sono anche strumenti non tecnici come il disegno, il gioco, il teatro dei burattini. Ma ciò che cont di più di tutto è l'atteggiamento genitoriale. Le emozioni tendono a restare nascoste quando i genitori stessi insegnano a nasconderle.

Frasi come "Non ti devi arrabbiare", "Non c'è motivo di provare paura", "Non lo voglio nemmeno sentir dire", ecc. sono, anche se a fin di bene, affermazioni che rendono meno probabile la libera espressione di un'emozione da parte del bambino. Pronunciarle equivale, in un certo senso, a punire preventivamente. Piuttosto che far soffrire un bimbo in silenzio, è meglio invitarlo a parlare, a manifestare tutte le sue emozioni, anche negative.

Inoltre, l'esempio ha grande valore: un genitore evitante, chiuso, che vuole a tutti costi dare un esempio di forza e che non si intristisce mai, paradossalmente non è un buon modello. In famiglia, se c'è un lutto, per esempio, è normale piangere e le lacrime servono perché gli occhi possono espellere particelle, così come l'anima può espellere l'emozione».

Come accettarle e farle uscire?

»Per fare uscire le emozioni occorre accettarle, mostrarle. Ma il genitore deve fare un piccolo lavoro su se stesso: è difficile accettare le emozioni negli altri, se non si accettano prima in se stessi». 

Consigli ai genitori perché aiutino i figli a gestire al meglio le emozioni

  1. «Prendetevi il tempo necessario. Fare un lavoro sulle emozioni con i figli con l'orologio in mano, tra un impegno e l'altro e con un atteggiamento multitasking, è il modo migliore per fallire.
  2. Abbiate la consapevolezza che lavorare con le emozioni non significa perdere tempo. Le emozioni hanno bisogno di uno "spazio ampio di respiro".
  3. Ricordate che è importante modellare, nel senso che occorre "usare se stessi come modello", cioè far vedere ai bambini, in una situazione pratica, che mamma e papà sono in grado di esprimere le loro emozioni.
  4. Premiate la libera espressione delle emozioni, anche se negativa. Più un bambino esprime un'emozione, meno avrà bisogno di mettere in atto un comportamento.
  5. "Validate" le emozioni dei vostri figli. Quando loro esprimono un'emozione, riconoscetela, comprendetela e "validatela": in tal modo rimandate indietro l'idea che è normale che gli esseri umani si sentano arrabbiati, felici, tristi, terrorizzati. In tal modo, inoltre, il bambino si confiderà di nuovo con voi, raccontandovi le emozioni che prova».

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