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Perché il bambino picchia gli altri? Dritte ai genitori

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Perché mio figlio picchia gli altri bambini? Questa domanda se la pongono soprattutto le mamme dei maschi che spesso si trovano di fronte a ‘piccole risse’. E al dubbio: meglio lasciare che se la vedano da soli oppure è giusto intervenire?

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Durante la giornata, a scuola dell'infanzia e alla primaria, al parco o a casa, durante una merenda, scontri, spintoni ed episodi più aggressivi (inclusa qualche 'manata') esplodono spesso tra bimbi. I toni si fanno più alti e sembrano quasi minacciosi agli occhi di un adulto ma, come dopo un temporale estivo, l'atmosfera ben presto torna serena.

Questo accade perché i litigi tra bambini, botte comprese, sono una normale tappa della crescita. La componente aggressiva (che spesso preoccupa la famiglia) fa parte del comportamento sociale e della relazione che hanno tra di loro.


Quando il genitore si domanda, con una certa angoscia, come mai (e se è 'normale') che il figlio picchi gli altri, in realtà, si sta ponendo un interrogativo sbagliato. “E' indispensabile spostarci dall'idea di 'picchiare' considerando che il bimbo interagisce sempre in modo spontaneo”.

A sostenerlo è Daniele Novara, pedagogista, fondatore del Centro psicopedagogico per l'educazione e la gestione dei conflitti, docente universitario e autore di oltre 35 saggi - tra cui il bestseller Litigare fa bene. Insegnare ai propri figli a gestire i conflitti, Rizzoli.

Fino a sei-sette anni, poi non c'è l’intenzionalità di fare male (“rancore e violenza non esistono,” dice Novara) e infatti se lo scontro viene gestito direttamente tra bambini, in genere, dura pochissimo. Dopo quella età si raggiunge una certa consapevolezza, dice Novara, ma anche nella fascia 6-10 anni i comportamenti pericolosi rappresentano un’eccezione.

Come si dovrebbe comportare il genitore di fronte a questi comportamenti del bambino? Secondo Novara, la via maestra è quella di non colpevolizzarlo "un atteggiamento che davvero non porta a nulla", evitando di intromettersi, per favorire la sua capacità di risolvere 'da solo' i conflitti.

Visione più interventista quella invece di Alberto Pellai, medico psicologo psicoterapeuta, autore di numerosi saggi e libri per genitori (tra cui, sul tema, Il bullo Citrullo.

.. e altre storie di tipi un po' così e un po' cosà, Erickson). Anche se è scorretto colpevolizzare il bambino, è importante fargli capire che “non va bene trattare male gli altri”. In ogni caso, secondo lo psicologo, il bimbo deve sentire che l'adulto è suo alleato ed è pronto ad aiutarlo se lui lo chiede perché non riesce a gestire la situazione. Ma vediamo meglio che cosa suggeriscono i due esperti.


Mamma e papà spesso giudicano i comportamenti dei bambini con un punto di vista da adulto. Sbagliato!

Di frequente, il genitore applica un metro di valutazione basato su una visione 'adultocentrica' (che pone al centro sé stesso) verso i comportamenti del bambino. Ma questo non è corretto.

“Il termine picchiare introduce già un giudizio verso il bambino, una considerazione paleocriminale, che non tiene conto del fatto che è un soggetto in crescita, animato dal desiderio di imparare,” dice il pedagogista. “Questo lo porta anche a manifestare un tasso di nervosismo elevato perché non controlla ancora bene parole e movimenti”.

Insomma, bisogna tenere conto che il bambino sta imparando a relazionarsi con gli altri e all’inizio fa fatica, ma non vuol dire per questo che abbia intenzioni violente. Per esempio, dà una spinta al compagno perché vuole salire sullo scivolo per primo ed è mosso solo dal desiderio di giocare.


I bambini manifestano infatti in modo immediato quello che sentono, vivono le emozioni allo stato puro, in modo spontaneo e senza filtri. “Noi adulti non diciamo alla suocera o al vicino di casa che non li sopportiamo, i bambini invece esprimono tutto direttamente,” osserva Novara.

I litigi (a volte, le botte) tra bambini sono episodi fisiologici, connaturati alla natura stessa del gioco

Studi evidenziano che il bimbo in età prescolare se lasciato solo con i compagni, mette insieme 50 litigi orari e, in presenza di un educatore, arriva a 12. “Questo accade perché il litigio è connaturato al gioco, al contatto fisico ed è fisiologico – dice Novara -. Se un gruppo di bambini, per esempio, gioca con la sabbia, dopo 3-4-5 minuti, scatta qualcosa, una competizione a cui l'altro si oppone”.

Ma i bambini, se lasciati stare, spesso hanno grandi capacità di trovare un accordo con gli altri compagni per fare in modo che il gioco prosegua. “Il bimbo è ‘opportunista’ e quello che gli interessa davvero è continuare a giocare, non essere escluso”, spiega Novara.

Quando un bimbo picchia un coetaneo, è dunque fondamentale non colpevolizzarlo e non intromettersi subito con atteggiamento da giudice per stabilire 'come, dove e perché' è nato il litigio.

“Cercare di correggere questi comportamenti porta a risultati disastrosi incuneando sensi di colpa”, sostiene Novara. Se il bambino vuole un giocattolo, per esempio, cerca di prenderlo e basta. E se un compagno lo ostacola in un gioco, può venirgli in mente di dare uno spintone.

I bambini di ieri e i bambini di oggi. Che cosa è cambiato

Due bambini al parco. Ad un certo punto inizia un litigio e uno dei due dà una sberla all’altro. Scena tipica oggi come ieri. Quello che è cambiato è quello che accade dopo. Un tempo, i bambini avevano timore degli adulti e temevano di ‘prenderle’ per un litigio tra di loro. Quindi, lo nascondevano e non chiedevano l'intervento del genitore. Così si regolavano tra loro, sviluppando le competenze per affrontare in modo efficace i conflitti. Ovvero: “Se picchio gli altri, loro mi escludono dal gioco. Allora smetto di picchiarli così mi fanno giocare con loro”.

Oggi non è più così. I bambini non hanno paura di mostrare agli adulti la loro istintualità ma i genitori sono spesso troppo interventisti, impedendo così ai bambini di autoregolarsi, sostiene Novara. Dunque, vietato al genitore 'mettersi in mezzo' e fare il giudice di fronte a ogni scontro tra il figlio e gli amici, ingigantendo, tra l'altro, il reale peso dell'evento.

Unica concessione: il genitore (e l'educatore) può aiutare il bambino a gestire questi episodi attraverso un approccio non invasivo che favorisce la sua capacità di risolvere 'da solo' i conflitti.

Come? Novara suggerisce il suo metodo ‘Litigare bene’, che consiste in due passi indietro e due passi avanti.

IL METODO MAIEUTICO ‘LITIGARE BENE’
L'obiettivo prioritario di genitori ed educatori resta quello di sostenere i bimbi senza influenzare i loro processi di autoregolazione. Proprio da queste premesse, il pedagogista ha ideato il metodo 'Litigare bene' - noto a livello internazionale. Il metodo consiste in due passi indietro e due passi avanti.
1) Il primo passo indietro è quello di rinunciare alla ricerca di un presunto colpevole ('Chi è stato?', Come è cominciato?' sono domande da evitare perché non portano a nulla).
2) Il secondo passo indietro prevede di non imporre una soluzione con un atteggiamento interventista (smettila!', 'giocate senza litigare!') che non 'entra' nel cuore della relazione tra bimbi.
3) Il primo passo avanti è quello di invitare il bimbo a dire la sua su quanto accaduto. A casa, sarebbe utile, secondo il pedagogista, creare un angolo apposito per farlo, il 'tappetone dei bisticci' (il 'compli corner'), dove il genitore accompagna il figlio per farlo parlare del litigio. Una buona pratica è anche quella di proporre al bimbo di scrivere o disegnare su un foglio la sua versione dei fatti. Naturalmente, questo metodo (già molto usato tra genitori e scuole) deve essere condiviso in famiglia, da mamma e papà, altrimenti non funziona.
4) Infine, il secondo passo avanti è aiutare i bambini a trovare un accordo tra loro che si può anche mettere in una scatola (o fermare con un mollettone). Se ognuno ha espresso le sue ragioni, all'adulto 'neutrale' spetta il compito di mostrare come siano tutte legittime.
Con questo sistema, anche il genitore dovrebbe imparare una lezione importante: “Ogni bambino vuole solo giocare e non ha senso pretendere, per esempio, che a cinque anni abbia il senso di giustizia. E neanche chiedergli di essere 'corretto' è utile... Insomma, non c'è possibilità di creare elucubrazioni con i bambini”, conclude Novara.

Gli episodi si ripetono troppo spesso? Bisogna incentivare la capacità di autogestirsi

Non bisogna colpevolizzare il bambino che picchia, sostiene anche Pellai. Però, la capacità di autogestione del bambino può/deve essere incentivata.

Prendiamo il caso di un bambino che in classe picchia regolarmente i compagni. Per aiutarlo a smettere, si potrebbe chiedere un colloquio con le maestre e davanti a lui definire un ‘patto'. “Guadagnerai uno smile oppure cinque punti da mettere su una tabella, per ogni giorno in cui non hai fatto male ai tuoi compagni. Ogni giorno chiederò alle maestre come ti sei comportato”.

“In questo modo il bambino riceverà una motivazione positiva che favorisce la sua capacità di autogestirsi”, dice Pellai. Anche a casa, nulla vieta di adottare un sistema analogo se il genitore ritiene che i litigi tra fratelli, per esempio, o al parco, tendano a essere un po' troppo 'maneschi'.

Un'altra tattica suggerita da Pellai: “Se il bimbo esprime la sua rabbia 'in modo poco evoluto', di fronte al fatto concreto, la mamma può chiedergli di ripetere come sono andate le cose, prendendo la mano che ha usato per picchiare un altro e guardandola insieme”.

“E' importante far sentire che dentro le mani c'è molta potenza ma è possibile scegliere di usarle per le carezze, invece di picchiare”, dice il medico psicoterapeuta.

Quando un bimbo picchia un compagno, dunque, il genitore dovrebbe aiutarlo a capire che non si può permettere di trattare male gli altri. Sarebbe utile, secondo Pellai, anche invitarlo a chiedere scusa in modo concreto, preparando, per esempio, un dolce per il compagno.


Infine, di fronte agli episodi più gravi, secondo Pellai, l'adulto può svolgere un'azione di 'contenimento' forte. “Se al parco, per esempio, il bimbo non smette di picchiare, il genitore dovrebbe dirgli, 'allora andiamo a casa!' - dice il medico psicologo. E, in alcuni casi, è possibile valutare l'applicazione di una sanzione (intesa come perdita di un privilegio) come conseguenza diretta dell'accaduto. “Stasera non guardi la tv”.

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20 idee per coltivare i talenti artistici dei bambini

Ci sono molti libri e tutorial online per imparare a eseguire semplici trucchi di magia adatti a ogni età. Scegliete due o tre trucchi, fate pratica con loro e aiutateli a preparare uno spettacolo per mostrare al resto della famiglia le loro abilità magiche.

Come suscitare in loro l'interesse per la lettura? Potete aiutarli a mettere in relazione le storie che leggono con le attività che stanno per fare. Ad esempio, se andiamo allo zoo, leggiamo loro storie di animali nella giungla. Così i bambini faranno collegamenti con il libro che hanno letto.

Vogliamo far fare loro i primi passi nel mondo del giornalismo? Possiamo incoraggiarli a intervistare familiari o nonni. Aiutiamoli a preparare le domande e a scrivere le risposte in un notebook o a registrarle. E perché non creare un proprio magazine? Ritagliate foto e carta colorata da incollare su un bel quaderno.

Preparate insieme un burattino. Cercate una scatola di cartone di grandi dimensioni. Per fare le marionette, è possibile disegnare le sagome dei personaggi sul cartone e ritagliarle. Un lungo bastone dietro le figurine vi permetterà di gestirle. Ora dovete solo immaginare le storie. Apriamo il sipario, inizia lo show!

Scegliamo un racconto o una poesia che ci piacciono e selezioniamo parti di questi per cercare di esprimerle con i movimenti del corpo. Alcuni saranno più facili da rappresentare la danza, e altri ci faranno pensare di più, ma la cosa importante è che tutta la famiglia sia coinvolta per dar vita alla storia.

Aiutiamoli a sviluppare la capacità linguistica con un gioco. Avete solo bisogno di carta e penna. Ogni giocatore dice una lettera casuale, fino ad arrivare a 10 lettere. Con queste dovete formare la parola più lunga possibile e, quando il tempo concordato sarà terminato, ogni giocatore dirà le sue.

Personalizziamo le canzoni preferite: scriviamo il titolo e l'autore, assieme al testo della canzone. Facciamo poi dei disegni che ricordano la canzone.

Inventate insieme una storia semplice, con pochi personaggi e tre o quattro proiettili, e create il vostro fumetto.

Vi proponiamo una divertente attività per disegnare. Tutto ciò che serve è un rotolo di carta da imballaggio. Una persona si stende sul rotolo e l'altra, con un gesso, disegna il suo contorno. Si possono poi aggiungere dettagli: occhi, naso, bocca, costumi, barbe e baffi.

Un gioco semplice che non richiede attrezzature e da fare ovunque: in macchina, a casa, ecc. Una persona dice una parola, e l'altra deve dire una parola che inizia con l'ultima sillaba dell'ultima.

Ci sono canzoni scritte apposta per i bambini, ma a loro piacciono anche quelle per adulti. Condividete con i bambini l'entusiasmo per i vostri idoli musicali e insegnate loro le melodie e il testo.

Uscite di casa e guardatevi attorno: ci saranno di sicuro associazioni di quartiere con molte attività per i bambini. Forse si può partecipare: i vostri bambini si divertiranno un mondo e faranno nuove amicizie.

Anche il più piccolo di casa può commentare un film! Guardate un bel film assieme, e, dopo averlo visto, parlate assieme dei personaggi e della storia.

Ritagliate figurine di cartone, come animali, stelle, personaggi di cartoon. Dopo averle dotate di fili di lunghezza variabile, appendetele da qualche parte. Avrete dei piccoli designer.

Create una poesia assieme, in modo che il bimbo aggiunga i suoi versetti.

Impariamo a guardare il mondo attraverso gli occhi dei migliori ritrattisti: i bambini. Regaliamo loro una mini macchina fotografica e andiamo a fare una passeggiata, poi scattiamo insieme foto di 10 fiori diversi.

Portate i bimbi ad ascoltare musica dal vivo. Godranno del canto e balleranno al ritmo della vostra canzone preferita.

Rappresentate insieme un personaggio famoso, come il protagonista di un film o anche un membro della famiglia, sempre con rispetto e non prendendovi gioco di lui, naturalmente. Gli altri dovranno indovinare di chi si tratta.

Stampate un'immagine con un famoso dipinto (ad esempio di Van Gogh) e coloratela, lasciando che i bambini liberino la loro immaginazione, dando le proprie versioni dei classici. I risultati saranno sorprendenti.

Oggi organizzeremo un concerto nel corridoio di casa! Per creare strumenti musicali con materiali che già possediamo, iniziamo dalle maracas. Due bicchieri pieni di riso sono perfetti. Questo è lo strumento più semplice, ma con un po' di fantasia si può fare molto di più: una chitarra con una scatola, una tromba con un rotolo di asciugamani di carta...

Le parole che feriscono i bambini

STUPIDO Ai partecipanti di questo progetto è stato chiesto di dire la parola che maggiormente li ferisce e che si sento dire più spesso. E la maggior parte dei bambini ha indicato la parola "stupid", stupido.

SCIOCCA La parola "dumb", sciocca, ha colpito questa bimba come uno schiaffo.

BRUTTO "Ugly" brutto, è una parola che colpisce come un pugno in faccia.

RITARDATO "Retard", ritardato, è una parola usata spesso dai ragazzi. Ma questa parola fa molto male non solo alle vittime dell'abuso verbale, ma anche alle persone disabili e ai loro famigliari.

CODARDO "Coward", codardo, per questo bambino è una cicatrice sul braccio che rimarrà per sempre.

INETTO, INCAPACE "Dork", inetto. Assistere ad atti di bullismo senza intervenire vuol dire diventare complici della violenza.

IMBECILLE Dire a una bambina che è imbecille, "moron" può farle davvero molto molto male.

QUATTROCCHI Sulle mani di questa bimba ci sono i segni lasciati dall'appellativo "four eyes", quattrocchi.

BIMBA Chiamare "little girl", bimba, un bambino significa volerlo insultare. Questo abuso verbale è anche un preoccupante segno di misoginia.

ERRORE La parola "mistake", errore, ha lasciato un brutto livido sul collo di questa bimba.

MONELLO "Brat", monello. Anche parole che sembrano innocue possono ferire.

PROSTITUTA "Slut", prostituta, è una violenza verbale molto diffusa contro le donne e le ragazze

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