Carezze emotive: se sbagli non fa niente
Che posto occupano gli errori nell'educazione dei nostri figli? Richiedono punizioni, perdono, riparazione? Tentativi 'maldestri' di gestire uno sbaglio possono fare più danni della mancanza stessa commessa dai nostri bambini ma molto spesso il mondo adulto è troppo concentrato a giudicare il gesto più o meno performante piuttosto che osservare l'opportunità di crescita e d'amore nelle nostre mani. Le carezze emotive sono un fortunato epiteto che gode di recente popolarità, ma si badi bene al suo significato più profondo: non si tratta di una gratificazione come premio di una valida prestazione, la carezza emotiva è connessione, è omeostasi. Ne ha scritto con efficace senso pratico Daniela Lucangeli, docente di Psicologia dello sviluppo e Psicologia dell'educazione all'Università degli Studi di Padova, nel suo ultimo libro edito per De Agostini 'Se sbagli non fa niente'.
Le prime connessioni madre-figlio
"Chi si occupa di processi di sviluppo sa che c'è un tempo della vita in cui i nostri figli attraversano un periodo di crescita chiamato eteronomo - premette l'autrice -: la formazione del sé dipende dalla connessione con l'altro in quanto nasciamo come specie sociale e ci sono evidenze straordinarie già per quanto riguarda il periodo della gestazione. La connessione feto-madre è mediata da alcuni fattori su cui invito a riflettere: la sintonizzazione del pulsar cardiaco ad esempio, intorno ai 40 giorni il cuore del feto si sintonizza al cuore della madre, così come è stato dimostrato quanto il tocco sul ventre abbia effetti sul benessere del nascituro, il moto della carezza attraversa il liquido amniotico sfiorando speciali neuroni (fibre C tattili) in formazione sulla pelle del feto".
Cosa sono le carezze emotive?
"Partiamo dall'errore interpretativo - chiarisce Lucangeli -: la carezza è utilizzata nella scuola occidentale come rinforzo, ossia un fattore esterno che aumenta o diminuisce un comportamento desiderabile. In questo caso, sperò, il rinforzo modula e spesso si associa a giudizio: 'bravo/non va bene…' e dunque si sta giudicando e non accarezzando.
Un gesto associabile a un giudizio, a una valutazione sull'apprendimento, ma non deve essere questo il significato profondo della carezza educativa. Soprattutto non lo è quando il giudizio interferisce sulle dinamiche di apprendimento. Sono le neuroscienze a ricordarci come il processo dell'intelligere sia una connessione costante tra fattori cognitivi e fattori emotivi: vi è una interconnessione sento-penso che va alimentata e rispettata. In ogni apprendimento è tracciata anche la memoria dell'emozione con cui abbiamo appreso: se apprendiamo con paura, con ansia ricorderemo anche quella paura e quell'ansia che hanno un significato antico filogenetico di protezione: i bambini avvertono 'scappa, perché c'è un pericolo'. Queste emozioni determinano un enorme spreco di energia psichica necessaria all'apprendimento. Apprendere invece con emozioni di curiosità, interesse, partecipazione, percezione di aiuto traccia memorie stabili e apprendimenti efficaci. Questi bambini nutrono resistenza alla frustrazione e desiderio di imparare. Verifiche ed esami non andrebbero visti come prove da giudicare ma come momenti per condividere col proprio maestro quanto ancora abbiamo bisogno di lui. Questo garantirebbe molte meno ansie e apprendimenti adeguati".
Carezze emotive e società occidentale
Per generazioni i sistemi dell'apprendimento occidentale sono più orientati alla produttività a discapito della diminuzione del fattore immersione nella connessione con l'altro - aggiunge la docente in Psicologia - e anche il sistema educativo orientato alla produttività contribuisce a 'sprogrammare' i bisogni emotivi dei più piccoli: mi stupiscono i risultati di alcuni studi che dimostrano come in un'epoca come questa di benessere e di iperconnessione, i nostri figli sperimentano l'emozione dominante della solitudine. Sono figli soli, iperconnessi che sviluppano solitudine, isolabilità e dipendenza. Curioso come nel periodo della loro massima libertà sviluppino dipendenza".
Educare alle emozioni. "La poca attenzione alle emozioni, la sottostima della funzione del sistema emotivo nella crescita è un problema che ci portiamo dietro da qualche tempo: l'adulto si sostituisce al figlio, lo vizia dimenticando che le emozioni, tutte, sono vettore di salute.
L' educazione alle emozioni dovrebbe riguardare l'intera collettività soprattutto oggi in una società in cui non si è in grado di regolare la propria vita psichica e l'intimità con i propri sentimenti".
Carezze emotive e motivazione
"Dati dell'Unicef denunciano che nell' Occidente del mondo un ragazzino tenta il suicidio ogni 10 minuti. Quando madri e padri non si accorgono se i propri figli nella loro stanzetta tentano di tagliarsi o sedano con le addiction le proprie inquietudini, vuol dire che abbiamo ridotto la nostra capacità adulta di guidarli. Così come abbiamo ridotto il tempo dedicato alla loro crescita insieme a noi, siamo sopraffatti dalle emergenze scoprendoci analfabetizzati alle emozioni - riprende Lucangeli -. La motivazione all'apprendimento è associata al segnale che il cervello antico limbico dà alle cortecce dell'apprendimento: se dice che quella esperienza fa bene, il segnale è di soddisfazione, curiosità e desiderio; se il segnale indica malessere, il cervello antico trasmette ansia, angoscia, paura o noia".
Carezze emotive: il lupo bianco e il lupo nero
Le sapienze che si sono evolute nel tempo hanno dovuto trovare modalità di autoregolazione delle emozioni forti: abbasso il volume della rabbia per aumentare della quiete: le emozioni sono forze e vanno bilanciate - commenta Lucangeli -. La storia del lupo bianco e del lupo nero è di aiuto: il saggio dice al nipote che in ciascuno di noi ci sono forze costruttive che dobbiamo conoscere, quelle del lupo bianco, e forze distruttive che appartengono al lupo nero. Queste forze contrastano tra loro. Quando il piccolo chiede al nonno quale vince tra le due, quest'ultimo risponde 'quello che alimenti di più'. Solo nutrendo un atteggiamento gioioso, solidale, fiducioso e non giudicante rinforzeremo il lupo bianco. Se nutriamo competizione, prestazione, giudizio valutazione, sfiducia e dubbio il lupo bianco non può crescere, sarà mangiato dal lupo nero".
Carezze emotive: di cosa hanno bisogno i bambini
"I bambini hanno bisogno di tempo di qualità con la madre, il padre e i fratelli - risponde l'autrice di 'Se sbagli non fa niente' - hanno bisogno di essere toccati: in 30 secondi di abbraccio si attiva l'ossitocina nell'organismo.
Non facciamo i compiti al posto dei nostri figli ma incitiamoli, sorridiamo loro mentre studiano e apprendono, manteniamo quella risonanza tra energie nostre e dei nostri figli. Viviamo l'errore come fattore educante, è tutto nostro e ci aiuterà a trovare nuovi sistemi di ragionamento".
L'intervistata
L'intervistata è Daniela Lucangeli, docente di Psicologia dello sviluppo e Psicologia dell'educazione all'Università degli Studi di Padova e autrice di "Se sbagli non fa niente" con i testi di canzoni di Lorenzo Tozzi (DeAgostini, 2023).