Come dare regole ai bambini che accrescono l'autostima
Le regole sono importanti per crescere, ma non rischiano di opprimere un po' i bambini? È un dubbio lecito di molti genitori, così attenti che i loro figli sviluppino la giusta dose di autostima. In realtà, però, se date in modo corretto le regole accrescono l'autonomia e anche la resilienza del bambino: Elisabetta Rossini, pedagogista dello Studio Rossini Urso, ci spiega come fare.
Perché le regole sono importanti
Le regole, senza dubbio, servono per crescere imparando a vivere in armonia con le altre persone. Sono però tanti i motivi per cui non possono mancare nella vita di vostro figlio:
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NON vuol dire essere autoritari. Insegnare come convivere civilmente, senza arrecare danno a sé e agli altri, non necessita di alcun autoritarismo, che - quello sì - rischia di minare l'autostima dei bambini. Essere autoritari non ha però nulla a che fare con le regole.
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NON sono divieti. «Le regole sono per definizione al positivo - premette l'esperta - altrimenti sono divieti. E se le regole in casa sono in realtà divieti, il bambino assocerà sempre le regole a delle privazioni. Pensiamo a "Non si guarda la tv al mattino": è davvero una regola di cui c'è bisogno? Se lo scopo è essere puntuali a scuola, basta che la regola sia questa e al bambino non viene nemmeno in mente di guardare i cartoni animati». Un divieto poi non offre un'alternativa e i bambini non sanno darsela. «"Non posso saltare sul divano… ma potrò farlo sul letto?" è un dubbio ragionevole cui il bambino non sa rispondere. "Si salta solo sul tappeto" è invece una regola che dà una certezza».
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I bambini hanno bisogno di regole. Non è vero che i bambini non vogliono regole: i bambini sono in cerca di regole, perché sono indicazioni che permettono di muoversi in un mondo tutto da scoprire, che rischia altrimenti di paralizzare il loro agire.
«Le regole sono una bussola che permette ai bambini di orientarsi, di sapere cosa fare per non far male e rispettare se stessi e gli altri. È il motivo per cui cercano spesso un referente esterno per sapere cosa possono o non possono fare».
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Le regole liberano. È dunque più la mancanza del limite ad essere inibente, mentre le regole liberano l'azione dei bambini e spianano la strada al fare, e a un fare per quanto possibile autonomo. «I vostri figli acquisiscono più sicurezza se fanno da soli, se non devono chiedervi in continuazione permessi e indicazioni. Stilare delle regole glielo permette, sono paletti che creano le condizioni affinché sappiano cosa, quando e come fare le cose».
I 3 modi in cui le regole accrescono l’autostima
Le regole sono alla base dello sviluppo dell'autostima, perché «l'autostima nasce dallo scoprire che si è capaci di fare, e fare da soli. Sbagliando, riprovando e infine riuscendo, sotto gli occhi amorevoli e di stima delle varie figure educative». Le regole accrescono l'autostima del bambino sotto 3 aspetti:
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Sono un margine entro cui muoversi che dà sicurezza e offre indicazioni per rapportarsi in autonomia con il mondo.
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Fa misurare il bambino con le conseguenze delle sue azioni e gli fa sperimentare le sanzioni "naturali" e dirette in cui può incappare se infrange una regola. Scopre così che la sanzione non è piacevole, ma neanche una tragedia insormontabile: a una nota scolastica, ad esempio, si sopravvive.
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Le regole, dagli 8-10 anni in avanti, sono anche terreno di negoziazione. Se i genitori lasciano dei piccoli margini di manovra, i bambini iniziano a misurarsi con piccole scelte: "inizio i compiti alle 16 o alle 16.30?" può essere un dilemma paralizzante, a priori è difficile dire quale orario sarà meglio. Buttandosi però scoprono che, mal che vada, possono sempre tornare su quella scelta e modificarla.
5 regole che accrescono l’autostima 0-6 anni
Le regole che accrescono l'autostima dei bambini in età prescolare (che frequentano l'asilo nido o la scuola dell'infanzia) ruotano attorno al renderli partecipi delle attività casalinghe.
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Una casa a misura di bambino. Predisponete la casa affinché vostro figlio non sia spettatore passivo delle attività quotidiane, che magari lo riguardano direttamente: «In bagno mettete il suo asciugamano in basso, a portata di mano, e nei cassetti bassi le sue cose come i giocattoli: è un modo per permettergli di manipolare e familiarizzare con l'ambiente circostante. Una casa "a misura di bambino" non vuol dire piena di giochi, ma con spazi in cui lui possa muoversi in autonomia».
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La sera si fa da soli. Stimolatelo a fare da solo, altrimenti gli mancate di rispetto trattandolo sempre e solo come un infante: «Partite magari dalla preparazione per andare a nanna, che è un momento della giornata più rilassato per voi genitori: potete concedere a vostro figlio un po' di tempo in più per cominciare a svolgere da solo alcune mansioni come lavarsi i denti (nel bidet o nel lavandino) o mettersi il pigiama. Acquisirà presto sicurezza, perché sarà padrone di quelle cose anziché subirle. Gettate le basi la sera e poi, quando si sarà impratichito, fategli fare alcune cose anche al mattino. Valutate però quanto potrà essere la vostra capacità di sostenere la regola dell'autonomia. Piuttosto che, per esempio, concedergliela a singhiozzo al mattino, meglio limitarvi alla sera».
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Si aiuta in casa. Chiedete aiuto ai vostri figli fin da piccoli, proporzionalmente al contributo che possono offrire: «Dall'apparecchiare la tavola al ritirare i panni, diamo loro occasioni per imparare e scoprirsi davvero capaci. Fate loro manipolare anche cose fragili, sempre con la vostra supervisione.
Altrimenti apparirete sempre contraddittori, da un lato dicendo loro che sono bravissimi, ma poi all'atto pratico non permettendo loro mai di fare nulla. Perché ad esempio non posizionare le pentole (che tanto non si rompono) in basso in cucina cosicché siano loro a prenderle per voi?».
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Il tabellone delle attività. Preparate un tabellone delle attività, ovvero un calendario molto semplice in cui il bambino può vedere autonomamente che appuntamenti lo aspettano durante la giornata: la colazione, la scuola, il pranzo, il riposino, il gioco, il riordino, la cena. «In fondo le regole, a questa età, sono fondamentalmente legate all'acquisizione della routine quotidiana. Il tabellone è uno strumento che li rende consapevoli di ciò che accadrà, cosicché non si sentano solo dei "pacchi" da spostare dalla cucina al bagno al seggiolino dell'auto senza sapere bene perché».
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Regole chiare e ragionevoli. Ultimo ma non ultimo, le regole vanno comunicate in modo diverso: «Non dite "Non si guardano i cartoni al mattino", dite piuttosto "I cartoni si guardano dopo pranzo e prima di cena". E attenzione a non mettere limiti irrealistici: "Gioca con l'acqua, ma non bagnare per terra" è una regola impossibile da rispettare, che frustra il bambino. Dite piuttosto: "Quando giochi con l'acqua poi devi asciugare". Non ce ne rendiamo conto, ma tante volte sgridiamo i nostri figli per cose che non avevamo mai detto loro, e così loro scoprono cosa si può fare e cosa no a furia di sgridate. Non arrampicarsi sul divano o scrivere sui muri ad esempio: vi è mai venuto in mente di dire a vostro figlio che si scrive solo sul foglio? Forse dopo che vi ha imbrattato il muro per la prima v
5 regole che accrescono l’autostima 6-12 anni
Le regole che accrescono l'autostima dei bambini che frequentano la scuola primaria prevedono maggiore negoziabilità, ma anche il misurarsi con le conseguenze della loro infrazione: inizia il cammino verso la responsabilità.
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La cartella si prepara da soli. Accompagnate vostro figlio verso una graduale autonomia verso il proprio dovere principale, ovvero la scuola, a partire dalla cura verso i materiali. «Lasciate il materiale scolastico a portata di mano, mostrategli come organizzarlo e come essere ordinati: all'inizio lo aiuterete voi, poi pian piano vi limiterete a controllare alla fine, finché non sarà più necessario. Non dite però "Fai da solo perché ormai sei grande": è una frase adultocentrica, essere più grandi non vuol dire automaticamente acquisire competenze. Dite piuttosto "Fai da solo perché sei capace", altrimenti il diventare grandi verrà legato solo a cose spiacevoli come la privazione del pannolino, del ciuccio o di una cartella già pronta».
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Quando preferisci fare i compiti? Se negoziare le regole confonde i bambini più piccoli, durante la scuola elementare invece aiuta l'autostima perché marca una crescita e riconosce un aumento delle competenze che i bambini sentono di avere. «Magari fino alla seconda elementare la regola è fissa (ad esempio "fai la cartella appena dopo aver finito i compiti"), poi potete aumentare la flessibilità: "Falla quando preferisci, basta che sia pronta prima di cena o prima di andare a letto". Anche per i compiti la regola potrebbe essere: "Bisogna fare i compiti entro cena. Poi se vuoi farli prima o dopo di giocare, sei libero di sceglierlo tu"».
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Gli effetti delle loro scelte. Se concedete loro piccole finestre decisionali, poi dovete andare fino in fondo e farli misurare con gli effetti delle loro scelte, per quanto avrete magari già intuito essere problematiche: «Per esempio vostro figlio potrebbe decidere di giocare prima di mettersi a fare i compiti, ma poi fatica a staccarsi dal gioco e a trovare la voglia di studiare.
Se vive questo disagio, capisce forse di dover modificare la strategia, se invece decidete sempre voi per lui o raddrizzate voi il tiro, mal sopporterà l'imposizione senza percepirne la bontà». Scegliere è difficilissimo anche per gli adulti, è importante dunque allenarli fin da questa età con cose piccole: «Se prima la scelta li paralizzerà, pian piano capiranno che sono tutte situazioni reversibili. Si prova in un modo, se non va si cambia. Ricordate che non dovete trasmettere ai vostri figli i comportamenti perfetti, ma il criterio migliore con cui agire in cui l'errore è accettato. Fateli sbagliare! Hanno le risorse per affrontare queste situazioni più a questa età che poi da grandi».
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NON punizioni, ma conseguenze. Una "punizione" non è tanto efficace quanto più è dura, ma quanto più è direttamente collegata all'azione compiuta. Insomma, ad essere educative sono le conseguenze dirette delle azioni dei vostri figli: «Se la regola è che alle 15 si fanno i compiti e che quando tornate dal lavoro glieli controllate, non strepitate se non li hanno fatti. Non mettetevi isterici a farglieli fare (o addirittura a farli al loro posto) dopo cena. "Sai qual era la regola, hai deciso di non farli, lo dici tu alla maestra e senza la giustificazione scritta dai genitori" è la reazione più lineare che lo metterà faccia a faccia con il disagio di doverlo dire in classe e il pensiero di deludere la maestra». Ma non rischiamo così di traumatizzare e mortificare il bambino? «No anzi, è un approccio che aiuta l'autostima di vostro figlio, perché lo fa assumere la responsabilità delle sue scelte, adeguatamente alla sua età. È più mortificante urlargli addosso e poi risolvergli il problema, invece questo intervento è da fare con grande calma, perché a fare effetto non sono le nostre minacce ma la conseguenza sufficientemente "grave" cui sta andando incontro.
Ditegli che vi fidate di lui e che sapete che è in grado di sopportare le conseguenze».
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Create alleanze educative. Nel percorso verso l'autonomia è necessario che i genitori creino alleanze educative soprattutto con l'ambiente scolastico, perché sia dimenticare un quaderno a casa che non aver fatto i compiti non creino dinamiche eccessivamente spiacevoli o fraintese in classe. «Spesso i genitori si frappongono tra i loro figli e le conseguenze che dovrebbero vivere dopo l'infrazione di una regola scolastica perché temono in primis di fare loro brutta figura. Basta però avvisare la maestra che state iniziando a far fare a vostro figlio la cartella da solo e che potrebbe in futuro arrivare a scuola con un materiale mancante. L'insegnante, così preparata, eviterà di alterarsi o dire "I tuoi genitori non ti hanno controllato la cartella?" e in più rintuzzerà anche eventuali commenti dei compagni. Anzi, rinforzerà il bambino dicendo che è stato bravo, perché ha dimenticato solo un quaderno. Gli insegnanti preferiscono bambini che provano a fare da soli rispetto a quelli sempre perfetti, ma che sono costantemente aiutati dai genitori». La maestra è anche una valida alleata qualora vostro figlio dovesse mostrarsi particolarmente in ansia per dover confessare di non aver fatto i compiti: «Non dovete mostrarvi freddi, ma fermi: dalla conseguenza non si scappa, non è che se non fai i compiti non succede niente. "Ti accompagno dall'insegnante e glielo dici tu" è un modo per essere al loro fianco e far sì che la conseguenza sia per loro un'esperienza di vita sufficientemente "forte", ma non traumatica e in un ambiente protetto».
L'intervistata
Elisabetta Rossini è Pedagogista dello Studio Rossini Urso (assieme alla collega Elena Urso). È autrice di numerosi libri dedicati alla genitorialità, tra cui "I genitori devono essere affidabili, non perfetti" (Edizioni Edicart, 2015) e "Dudù e la torcia magica" (Edizioni Edicart, 2019).