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Come educare i bambini contro l’omofobia

di Stefano Padoan - 14.05.2021 - Scrivici

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Educare bambini e bambine contro l’omofobia è fondamentale per sviluppare il rispetto della diversità e promuovere una società più inclusiva. I consigli della pedagogista

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Educare i bambini contro l’omofobia

Il tema della diversità in classe e in famiglia va affrontato fin dai primi anni di vita. Anche porre un'attenzione sempre crescente agli specifici temi del rispetto delle diverse identità sessuali e combattere l'omofobia rientra in questa grande missione che abbiamo come comunità educante (genitori, insegnanti, educatori). Ecco i consigli della Pedagogista Elena Urso su come crescere i bambini dai 6 ai 12 anni contro l'omofobia.

Perché educare i bambini contro l’omofobia

«Educare contro l'omofobia non richiede, soprattutto alla scuola materna e primaria, delle attenzioni particolari - spiega l'esperta - Rientra infatti nel tema più ampio e fondamentale per la crescita dell'individuo del rispetto per l'altro da me, che non è necessariamente il diverso». Questa sensibilità, che ha molto a che fare con lo sviluppo delle competenze emotive di empatia, comincia da piccoli, da quando i bambini iniziano ad osservare i comportamenti in casa e fuori casa delle persone vicine a loro: «Ecco perché per noi adulti stare attenti a questo tema è un'occasione per vigilare meglio anche su noi stessi e sui nostri comportamenti, sia nei confronti di tematiche LGBTQ sia, più in generale, in qualsiasi relazione umana che esige il rispetto dell'altro».

Crescere bambini contro l’omofobia: 2 consigli

Crescere i figli contro l'omofobia passa innanzitutto dall'imitazione e dall'esempio. Ecco due accorgimenti generali:

  • Curate la relazione con il vostro compagno/a. «Spesso stiamo attenti a come ci rivolgiamo ai bambini e ad usare le parole giuste, meno invece quando ci rivolgiamo ad altri adulti -  prosegue Urso - La prima relazione esemplare per loro, però, è proprio quella tra i genitori: essere rispettosi, premurosi e gentili tra partner è il primo modello cui i vostri figli fanno riferimento, perché apprendono davvero per imitazione. Ciò non significa che non possono esserci discussioni tra partner, ma che tutto poi possa rientrare ristabilendo l'armonia».
  • Valorizzate le loro domande. Ricordiamoci che le domande dei bambini non sono mai giudicanti, ma chiedono solo di capire: «Di fronte, ad esempio, a un compagno con due mamme o due papà - caso ancora oggettivamente raro - i nostri figli registrano un'anomalia, che può essere pari al primo incontro con un bambino che porta gli occhiali o in sedia a rotelle. Allora si chiedono il perché: qui non si chiede ai genitori di mascherare un'eventuale espressione sorpresa, quanto piuttosto essere in grado di spiegarla. Ogni reazione infatti viene registrata dai bambini e per loro una cosa strana e insolita potrebbe suonare come negativa se non riescono a decodificare la nostra reazione: dunque è necessario dare spiegazioni, affinché non se le diano da soli e rimangano con la sensazione di qualcosa di pericoloso. Usate parole semplici e fate riferimento alla sfera delle relazioni: "Sono sorpreso perché non mi è mai capitato di conoscere due papà o due mamme; loro due si amano e hanno un bambino come io e papà/mamma abbiamo te"».

Educare contro l’omofobia: le frasi da evitare

Nel linguaggio tra adulti dovremmo evitare, soprattutto se siamo in presenza di bambini, frasi o epiteti goliardici: «Il bambino non capisce, ma ad esempio registra che dare del gay a una persona è un'offesa».

Rivolgendosi invece ai bambini state attenti alle solite frasi: «"Non fare la femminuccia" o "non fare il maschiaccio" non fanno altro che connotare negativamente un genere, basandosi su stereotipi arcaici e non accoglie la verità dell'emozione che sta provando in quel momento vostro figlio». Se minimizzate il pianto di vostra figlia, le trasmettete l'idea che non è forte e che è sbagliata per essere quella che è, cioè una femmina. «Viceversa, se lo dite a vostro figlio sottointendete che un maschio non può piangere e lui, che invece lo sta facendo, allora forse non lo è. Questi atteggiamenti sottilmente intolleranti verso la realtà dell'altro tenderanno ad essere replicati sugli altri da parte dei vostri figli».

Come educare contro l’omofobia i bambini di 6-7 anni

Nei primi anni della scuola primaria, per introdurre i bambini al rispetto dell'altro non servono parole o spiegazioni: contano di più gli atteggiamenti, i comportamenti e il linguaggio sia tra adulti che con i bambini. «A 6-7 anni i bambini sono in fase di costruzione della propria identità, che costruiscono anche per rispecchiamento: è normale dunque vederli associati per genere nei giochi e in classe, perché si identificano con quelli che percepiscono più simili a loro». L'identificazione di genere a questa età è un processo identitario che fanno «per imitazione e per conformismo rispetto al gruppo dei pari, perché non hanno strumenti per essere eccentrici o differenti, come poi invece potrà succedere in preadolescenza e adolescenza». E, anche se non percepiscono tanto la distinzione fisica tra maschi e femmine quanto nei comportamenti e negli atteggiamenti, è importante che questa identificazione sia lasciata molto libera con meno interferenze possibili: «Non forzateli ad esempio nella scelta dei vestiti, delle attività e dei compagni di gioco: non ci sono colori da maschio o da femmina e i bambini devono essere liberi di giocare con le bambole o le pistole allo stesso modo».

Come educare contro l’omofobia i bambini dagli 8 anni

Dagli 8 anni potete iniziare a parlare in maniera più esplicita e proporre delle attività specifiche: «Non consiglio tanto di svolgere attività dirette se in classe c'è un figlio di una coppia omosessuale, perché metterlo al centro potrebbe essere controproducente; fatelo solo se il compagno vive un disagio e comunque con attività non specifiche per non esporlo. Piuttosto iniziate a sviluppare un atteggiamento più generale che sottende al rispetto di questi temi, ovvero, la capacità critica che i bambini hanno poco. Già alla scuola primaria hanno in mano tablet e smartphones, eppure nessuno insegna loro come cercare le notizie e a verificare le fonti. Bisognerebbe dedicare un'ora a settimana per allenare questa competenza e pian piano arrivare a commentare qualche notizia insieme».

Come educare contro l’omofobia i ragazzi di 10-12 anni

Dai 10 anni in su, proseguendo l'attività di ricerca e commento delle notizie, si possono iniziare ad affrontare notizie specifiche sul tema omosessualità e omofobia. «Qui la sfida è abituarli a far loro esprimere a parole la propria emotività, per sapere anche pian piano capire come mai delle notizie date in un certo modo suscitano in loro delle reazioni di pancia. Per riuscire a decodificare le parole che dall'esterno suscitano in noi un'emozione, dobbiamo prima capire come, quando e perché ho una reazione emotiva incontrollata». A 12 anni poi è utile introdurre un'attività di dibattito, una tradizione latina che da noi si è persa ed è invece stata ripescata dal modello americano. «È un ottimo esercizio per mettersi nei panni degli altri, una capacità che comincia a svilupparsi verso gli 11 anni. Allena a creare una distanza emotiva e a fare un'analisi più lucida dell'argomento. Qui il tema è la paura dell'altro come diverso da me»

Libri e film per bambini contro l’omofobia

Oltre alle fiabe classiche che parlano di diversità e incontro - in formato libro o in versione animata - Urso suggerisce alcune letture:

Tra i film, si possono far vedere sempre accompagnati da un adulto:

  • "Philadelphia" (1993, regia di Jonathan Demme)
  • "Priscilla, la regina del deserto" (1994, regia di Stephan Elliott)
  • "Mine vaganti" (2010, regia di Ferzan Özpetek)

L'intervistata

Elena Urso è pedagogista dello Studio Rossini Urso (assieme alla collega Elisabetta Rossini). È autrice di numerosi libri dedicati alla genitorialità, tra cui "I genitori devono essere affidabili, non perfetti" (Edizioni Edicart, 2015) e "Dudù e la torcia magica" (Edizioni Edicart, 2019).

 

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