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Come farsi ascoltare dai bambini senza urlare: 4 dritte per non sbagliare

di Luisa Perego - 14.03.2019 - Scrivici

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Fonte: shutterstock
Non prendere alla lettera i bambini, non dare comandi, ma regole chiare fin dall'infanzia, non andare diretti allo scontro, dare tempo e indicazioni operative chiare: sono le dritte del pedagogista e autore Daniele Novara per riuscire a farsi ascoltare dai bambini senza urlare. Ecco perché.

In questo articolo

Come farsi ascoltare dai propri figli senza urlare: a volte sembra un miraggio. Quando il tempo sfugge dalle mani, la frenesia della quotidianità ci fa perdere la pazienza più facilmente, cosa fare per prevenire le urla? E' davvero possibile?

Lo abbiamo chiesto al pedagogista, autore e formatore Daniele Novara, fondatore del Centro psicopedagogico per la gestione dei conflitti di Piacenza, in occasione della nostra diretta sui "genitori imperfetti".

I suoi consigli?

  1. Non prendere alla lettera i bambini, dato che hanno un cervello che lavora in modo diverso rispetto a quello degli adulti. Inutile cercarli di convincerli con ragionamenti astratti. Meglio restare concreti, con esempi pratici.
  2. Inutile andare "muro contro muro". Meglio dare tempo per ristrutturare la loro posizione. Ma ancora più utile: distrarli o essere operativi, piuttosto che continuare a dare spiegazioni.
  3. Dare tempo e indicazioni operative chiare. Sempre meglio essere chiari con i bambini, ma soprattutto è necessario che questa chiarezza sia condivisa da entrambi i genitori.
  4. No ai comandi, sì alle regole chiare. I comandi incitano all'opposizione, le regole sono delle procedure e creano delle abitudini.

Guarda il video con le quattro dritte di Daniele Novara

Perché urlare non serve a nulla


Come ci aveva spiegato in una precedente intervista sempre Daniele Novara, "urlare non è una strategia efficace, perché in realtà è un segnale di fragilità. È la dimostrazione che non si è in grado di farsi rispettare dai propri figli ed è anche un atteggiamento che li spaventa".
Terribili le conseguenze, lo dimostrano alcuni studi, i tra cui quello pubblicato nel maggio 2014 su “Child Development” da due ricercatori americani dell'Università di Pittsburgh, Ming Te Wang e Sarah Kenny. Un'educazione basata sulle aggressioni verbali sarebbe responsabile di stati depressivi e antisociali nei ragazzi, soprattutto gli adolescenti.

1 - Non prendere alla lettera i bambini

I bimbi hanno un cervello completamente diverso rispetto a quello degli adulti. Quindi, meglio non prenderli alla lettera. Come spiega Daniele Novara, i bambini "sono motori, concreti, pratici, ma anche magici. A volte hanno l'amico immaginario, a volte parlano con gli oggetti, si arrabbiano con la porta su cui sono andati a sbattere". Lo stesso vale anche per i ragazzi. Il loro cervello ragiona in modo diverso rispetto a quello degli adulti. Quindi, "è inutile cercare di convincerli con dei ragionamenti particolarmente astratti. Siamo concreti, come loro, e otterremo un miglior risultato educativo e comunicativo".

2- Non andare al "muro contro muro"

"Non andare al 'muro contro muro'. I bambini vincono sempre" spiega l'esperto. "Hanno un cervello su base dicotomica: o nero o bianco. Quindi non amano lo scontro, perché non si muovono dalle loro posizioni.

Cerchiamo viceversa di dare loro il tempo necessario per ristrutturare anche le loro posizioni, per cercare di vedere un altro punto di visto. Ma specialmente a volte è utile distrarli, a volte è utile riuscire a essere operativi, a far vedere, piuttosto che spiegare in continuazione".

In pratica, cerchiamo di essere concreti come sono i nostri bambini.

3 - Dare tempo e indicazioni operative chiare

I figli, specialmente i bimbi piccoli, hanno bisogno di chiarezza. E' necessario però che i genitori siano allineati tra di loro. "Non ci può essere la chiarezza della mamma e la chiarezza del papà" continua Novara. "Bisogna che queste chiarezze trovino un punto di accordo, perché i bambini voglio questo".

Solo a questo punto si mettono tranquilli e si sentono sicuri. "Sanno che c'è un perimetro nel quale possono muoversi liberamente. Cerchiamo quindi di dare sempre comunicazioni operative, precise, concrete, sostenibili per l'età dei nostri bambini".

4 - Niente comandi, ma regole chiare nell'infanzia e negoziate nell'adolescenza

Non usiamo i comandi, ma regole chiare nell'infanzia e regole negoziate nell'adolescenza.

Come spiega Daniele Novara, "un comando incita all'opposizione: ti dico esattamente cosa devi fare". In questo modo si corre il rischio che i figli possano reagire anche in maniera inopportuna. Viceversa una regola chiara è una procedura, crea un'abitudine.

"Si entra in casa togliendo le scarpe, si cena senza tv" prosegue Novara.

Viceversa anche con i ragazzi una regola negoziata mette un paletto. "C'è un'ora di rientro, uno spazio-tempo per fare i compiti e lo studio scolastico, un'ora per andare a letto, dormire e consegnare tutti i dispositivi digitali".

In questo modo sarà per noi più facile gestire i nostri bambini. I comandi, viceversa, spingono i figli contro di noi.

Convegno "Dalla parte dei genitori"


Nell'anno del suo trentennale, il Centro PsicoPedagogico (CPP) organizza "Dalla parte dei genitori", un convegno-evento che il prossimo 13 aprile riunirà a Piacenza i più autorevoli pedagogisti ed esperti del settore per aiutare i genitori ad approfondire il loro compito educativo.
Dove: Teatro Politeama di Piacenza
Quando: 13 aprile, dalle ore 9.00. Conclusione prevista per le 17.00
Per info: cppp.it/convegno

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