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Come gestire l'arrivo di un fratellino o di una sorellina?

di Sara De Giorgi - 01.10.2024 - Scrivici

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Arriva un secondo bebè: andrà d'accordo con il primogenito? Come gestire l'arrivo di un fratellino o di una sorellina? Lo abbiamo chiesto a Giorgia Cozza, giornalista specializzata nel settore materno e infantile

In questo articolo

Sta per arrivare un secondo bebè e alcuni dubbi sopraggiungono tra i pensieri ricorrenti dei genitori. Come reagirà il primogenito o la primogenita? Andranno d'accordo? Come gestire l'arrivo di un fratellino o di una sorellina? Esistono delle strategie da mettere in atto? 

Lo abbiamo chiesto a Giorgia Cozza, giornalista specializzata nel settore materno e infantile e autrice di manuali per genitori e di fiabe per bambini, autrice di Benvenuto fratellino, benvenuta sorellina. Favorire l'accoglienza del nuovo nato e la relazione tra fratelli (Il Leone Verde), che offre numerosi consigli ai genitori su come affrontare l'arrivo di un secondo bebè e su come far sì che si crei un bel rapporto tra fratelli. 

L'ultimo libro della scrittrice è Educare con rispetto. Consigli utili per crescere bambini sereni e sicuri di sé stessi (Newton Compton Editori).

"Benvenuto fratellino, benvenuta sorellina", il libro

«L'idea di scrivere il libro Benvenuto fratellino, Benvenuta sorellina viene dal fatto che nella nostra società abbiamo un po' perso confidenza con la realtà della fratellanza. In passato, fino alla metà del secondo scorso, era più che normale crescere una famiglia con tanti fratelli, i genitori stessi erano cresciuti con molti fratelli e sorelle e, quando si aspettava il secondo figlio, non c'erano dubbi e timori, che invece sono presenti oggi, quando le mamme scoprono di aspettare un secondo figlio. Attualmente quindi tante incertezze possono turbare la serenità della futura mamma bis: "sarò capace?", "riuscirò a gestire due bambini?", "il primogenito sarà geloso?".

Sono passati un po' di anni da quando ho scritto questo libro e, all'epoca, dai manuali e dagli articoli sull'argomento sembrava si puntasse molto sulla rivalità e la gelosia tra fratelli, si evidenziava soprattutto la parte problematica. A me piaceva l'idea di offrire uno sguardo diverso, di trasmettere l'idea di un evento gioioso per tutta la famiglia, che si poteva vivere con grande serenità, affrontando anche l'eventuale gelosia.

Uno sguardo sereno, con la consapevolezza che crescere con fratelli e sorelle è sicuramente un'opportunità bella per un bimbo», afferma Giorgia Cozza. 

Come preparare il/la primogenito/a all'arrivo?

«È necessario presentare al bambino l'arrivo di un fratellino o di una sorellina con serenità. Se i genitori sono sereni, anche il bambino è sereno. Il piccolo prenderà la notizia proprio come noi gliela diamo: se gli raccontiamo con il sorriso questa novità, per lui sarà un bell'evento.

Coinvolgere il bambino è poi d'aiuto facendogli proposte in base alla sua età:  possiamo fargli mettere la manina sul pancione, fargli sentire i calcetti, invitandolo a salutare il fratellino nel pancione, dicendogli che riconosce la sua voce, e quella della mamma e del papà negli ultimi mesi della gravidanza.

Ogni primogenito ha poi una reazione diversa. Ci sono bimbi più e altri meno interessati: con questi ultimi si propone, ma non si insiste. Si può coinvolgere il primogenito nella scelta della prima tutina del fratellino o della sorellina, è possibile recuperare qualche giochino che vuole mettere a disposizione, si può mostrare al più grande la foto di quando c'era lui nella pancione, raccontare aneddoti legati alla sua attesa (per sottolineare che è qualcosa che ha vissuto anche lui).

Se il primogenito dovesse esprimere emozioni che ci lasciano sorpresi, come paura o rifiuto, è consigliabile fare attenzione alla nostra reazione: non bisogna irrigidirsi, ma bisogna accogliere la sua emozione senza rimproverarlo e senza intristirsi. Si può chiedere al bambino cos'è che lo preoccupa e ascoltarlo, sia prima che dopo la nascita del fratellino. Il bimbo deve potersi sentire libero di esprimersi, e le sue emozioni sono tutte da accogliere», specifica Giorgia Cozza.

Quali possono essere i benefici per il/la primogenito/a?

«Diversi esperti lo hanno spiegato: crescere con un fratello permette di sviluppare una serie di importanti competenze sociali.

Chi ha un fratello ha anzitutto un compagno di giochi, e i fratelli crescono insieme, giocano insieme, non sono mai soli.

Chi ha un fratello inoltre apprende ed esercita varie competenze: impara presto a condividere, a scendere a compromessi, a litigare, a discutere, a esprimere quello che prova, ad ascoltare le ragioni altrui, a fare pace e a mediare.

Anche i figli unici ovviamente hanno queste possibilità, ma devono trovarle con bimbi all'esterno del nucleo familiare: saranno, invece del fratello, gli amichetti e i cuginetti».

Come evitare la gelosia?

«La gelosia fa tanta paura ai genitori fin dall'inizio della gravidanza. È importante sapere che la gelosia è umana ed è normale che ci sia, è segno che il bimbo ama i genitori.

Può accadere che il primogenito manifesti la gelosia nei modi più diversi: può protestare, piangere, avere crisi emotive, richiedere tanto l'attenzione della mamma e del papà. È importante accogliere questa gelosia come un sentimento normale, pensando che è sano che ci sia, e interpretarlo come una richiesta di rassicurazioni.

Se il primogenito manifesta la gelosia non vuol dire che odia il fratellino, ma sta facendo una richiesta di rassicurazioni dell'amore della madre e del padre. Con la gelosia, il bimbo è come se dicesse: "ho bisogno che mi confermiate che io ho sempre il mio posto nel vostro cuore" ed è solo questo che a lui interessa.

Una volta che accogliamo questa richiesta di rassicurazione e diamo magari delle coccole in più, il bimbo gradualmente inizia a sentirsi rassicurato e la gelosia passa, per poi magari tornare in altre fasi della crescita. Noi però, anche se la gelosia si ripresenta, sapremo che non è qualcosa di negativo, ma semplicemente una necessità di conferme.

Importante è poi cercare sempre di coinvolgere sempre il primogenito, dandogli una coccola anche mentre si ha un neonato tra le braccia.

È sufficiente una manifestazione di affetto, una frase dolce, un abbraccio o un bacio in più per far stare tranquillo e sicuro il bambino più grande», spiega Giorgia Cozza.

Esistono dei modi per favorire la relazione tra fratelli?

  1. «I bambini in genere si gestiscono bene insieme, i fratelli sono naturalmente predisposti per stare bene tra loro. Ciò che possiamo fare noi per favorire questa intesa è proprio non interferire. Un esempio: mentre i bambini hanno un momento di contrasto, a volte il genitore arriva e pronuncia queste frasi: "lui è piccolo, poverino", "ridallo a lui il gioco, tu sei cattivo". Può accadere che papà e mamme intervengano nelle liti tra fratelli e che facciano da giudici, anche inconsciamente. Il suggerimento è di non intervenire, perché in molti casi i bambini stessi riescono a trovare un compromesso, se si lascia loro il tempo affinché la situazione si appiani. Al massimo, se i toni si alzano, il genitore può aiutarli a trovare una soluzione, non facendo da giudice, ma aiutandoli a esprimere i loro bisogni, dicendo per esempio: "vedo che siete in difficoltà, tu cosa vorresti? E tu invece?".
  2. È importante evitare i paragoni tra i figli ed evitare anche di etichettarli. A volte nelle famiglie in cui ci sono più bambini capita di dire, per esempio: "vedi com'è ordinata tua sorella", "guarda tuo fratello che ha già finito i compiti". Magari il primogenito viene definito come il bimbo educato e gentile, l'altro come quello pigro e svogliato. Queste etichette vanno evitate in generale, anche per il figlio unico, perché rischiano di ingabbiare i bimbi in un ruolo. Inoltre, le etichette affibbiate dai genitori non favoriscono la simpatia tra fratelli».

E se dopo la nascita il/la primogenito/a ha crisi isteriche?

«Se parliamo di un primogenito piccolo che ha crisi emotive, possiamo rassicurare i genitori perché le crisi di questo tipo sono tappe della crescita.

Anche i figli unici manifestano le crisi emotive.

Tali "crisi" possono essere un'opportunità per far sentire il bimbo accolto. Nel momento di disagio del bambino, bisogna mantenere la calma, evitare di alzare la voce e di arrabbiarsi. Se un bimbo ha una crisi è perché dentro di lui un'emozione molto forte ha preso il sopravvento ed essendo piccolo non la sa gestire. Non è maleducato, ma è in difficoltà e prova disagio. Anche noi adulti a volte fatichiamo a gestire le emozioni forti. 

Necessario è mantenere la calma, restargli accanto, aiutarlo ad accogliere l'emozione. Può essere d'aiuto aiutarlo a definire l'emozione, dicendo magari "vedo che sei tanto arrabbiato, io sono qui, accanto a te". Così diamo un nome alle emozioni che lui non conosce.

A volte la crisi e il pianto terminano solo dopo alcuni minuti: restare accanto al piccolo è importante. Lui è come una barchetta in mezzo alla tempesta, noi genitori dobbiamo restare a riva e incoraggiarlo, offrendogli la direzione», conclude la giornalista.

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