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Come imparare ad ascoltare il figlio adolescente

di Giulia Foschi - 30.07.2021 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Stabilire un dialogo con i ragazzi non è sempre facile, ma liberando la mente dai pregiudizi è possibile capire sintonizzarsi bene con loro

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Come imparare ad ascoltare il figlio adolescente?

Parlare con i figli adolescenti può sembrare, in alcuni periodi, un'impresa impossibile. Per farlo, occorre sgombrare la mente da retaggi, confronti, giudizi e pregiudizi. Una strada difficile ma percorribile, l'unica in grado di aprire le porte a un dialogo. Ci spiega come farlo Furio Ravera, psicoterapeuta, autore del libro "Anime adolescenti. Quando qualcosa non va nei nostri figli. Come accorgersene e cosa fare", edito da Salani.

Come comprendere l’età dell’adolescenza

Come si può comprendere il presente in cui è immerso il figlio ed imparare ad ascoltare la sua esperienza senza pregiudizi?

Rendersi conto che i tempi sono davvero cambiati. "Fondamentale, se si vuole aprire un dialogo, è evitare di mettersi in competizione o sul piano del confronto. Bisogna fare lo sforzo di sgombrare la mente dalla propria esperienza: generalmente oggi dai figli ci separano in media una trentina d'anni, e sono tanti. La nostra adolescenza è stata molto diversa, abbiamo vissuto situazioni differenti, avevamo a disposizione meno strumenti. Fare paragoni non ha senso. Il genitore ha il compito di informarsi sulla nuova realtà, accettando il fatto che le sue mappe non vadano più bene. È come se oggi volessimo viaggiare il mondo usando le mappe di Magellano.

Non partire con dei preconcetti."In secondo luogo, bisogna liberare il campo da giudizi e pregiudizi. Naturalmente tutto ciò non è per nulla semplice. Occorre tener conto che nella comunicazione umana la parte affidata alla ragione è piccola. Tuttavia, partire con il giusto approccio e una buona consapevolezza senz'altro aiuta".

Quali frasi usare e quali evitare

"Le emozioni danno un senso particolare alle parole che diciamo o che ci vengono dette, quindi per un genitore è importante prima di tutto capire quali sono le emozioni che lo animano e che animano il figlio, accettandole. Spesso si rischia involontariamente di evocare un'emozione univoca e che serve a poco - la rabbia - che produce atteggiamenti ostili, di attacco o di fuga.

La rabbia nasce da una frustrazione: bisogna cercare di arrivare alla sua origine per comprenderla. Le frasi da evitare sono quelle di circostanza: "devi ubbidire", "in questa casa faccio tutto io" e così via. Anche se contengono un fondo di verità, non portano a niente. Si può invece porre delle domande, spinte da una volontà di comprensione, non dall'aggressività o dall'accusa. E si possono dettare delle regole chiare, perché i genitori devono comunque mantenere un'autorevolezza".

Alternative ai social e alla tv

"Trovare delle alternative è molto difficile. La tecnologia fa parte della realtà dei ragazzi. Uno dei pochi momenti in cui se ne distaccano è durante lo sport. Si possono sicuramente proporre attività da svolgere insieme, ma non si possono obbligare i figli adolescenti a disfarsi dello smartphone. Se non in determinati momenti. Ad esempio durante la cena. Questa è una regola che si può spiegare e insegnare sin da subito e che viene generalmente compresa e accettata dai ragazzi più facilmente di quanto si possa immaginare, se ne viene motivato il significato".

Scontro e dialogo

"Talvolta lo scontro è l'ultima forma di attaccamento ai genitori, in un percorso molto lungo e complicato che porta i ragazzi a formare la propria identità. L'ostilità si può accettare, ma senza entrare nell'equivalenza emotiva. Cioè evitando di diventare a propria volta ostili. Se il figlio è arrabbiato, rispondere con rabbia non aiuta".

Differenze di opinioni fra padre e madre

"Un grosso problema, che genera una fessura nella quale i ragazzi astutamente si insinuano. Per questo bisogna assolutamente evitare di renderle evidenti. In caso di una divergenza di opinioni, i genitori devono trovare un momento per discuterne, lontanissimo dalle orecchie dei figli, per poi presentarsi loro con una risposta univoca. Praticamente un comunicato ufficiale".

L'intervistato

Furio Ravera, psichiatra e psicoterapeuta, cofondatore con Roberto Bertolli della Comunità terapeutica Crest, dirige presso la casa di cura Le Betulle un reparto per la diagnosi e il trattamento dei disturbi della personalità e le tossicodipendenze. Ha pubblicato "Un buco nell'anima" (con Guido Vergani e Roberto Bertolli, Mondadori), "Un fiume di cocaina" (Bur Rizzoli) e "Le regole o la manutenzione della Vespa" (Ponte alle Grazie). "Anime adolescenti. Quando qualcosa non va nei nostri figli. Come accorgersene e cosa fare", edito da Salani è il suo ultimo libro.

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