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Come insegnare ai bambini la parità di genere

di Stefano Padoan - 23.11.2020 - Scrivici

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Educare bambini e bambine al rispetto dell’altro sesso è fondamentale per promuovere un cambiamento sociale nel rispetto dei diritti di tutti. I consigli della psicoterapeuta

Come insegnare ai bambini la parità di genere

In occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre si torna a parlare di parità di genere. Ma l'educazione al rispetto dell'altro sesso comincia da piccoli, da quando i bambini iniziano ad osservare i comportamenti in casa e fuori casa delle persone vicine a loro. Ecco i consigli della psicologa e psicoterapeuta Sara Luna Bruzzone su come insegnare ai bambini la parità di genere.

In questo articolo

Cos’è l'educazione di genere

L'educazione di genere non passa solo da attività strutturate, ma anzi si costruisce giorno per giorno attraverso l'osservazione da parte dei bambini: «Dobbiamo intendere educazione di genere - spiega infatti l'esperta - l'insieme dei comportamenti, delle azioni, delle attenzioni messi in atto quotidianamente, in modo più o meno intenzionale, da chi ha responsabilità educativa, nel definire le relazioni tra genere maschile e femminile». Genitori, educatori e insegnanti devono dunque essere consapevoli che in ogni momento danno indicazioni in merito ai ruoli di genere e alle relazioni tra bambini e bambine.

Perché è importante educare alla parità di genere

Nella società di oggi è fondamentale educare sin da piccoli i bambini (maschi e femmine) al rispetto dell'altro sesso, alla parità, a combattere gli stereotipi sociali e culturali da cui siamo pervasi. «Questo segnerà positivamente la loro crescita umana ed emotiva e li permetterà di diventare un domani cittadini tolleranti, responsabili, sicuri di sé, senza limiti o condizionamenti. E l'arma migliore per contrastare diseguaglianze e la violenza di genere, ancora oggi troppo diffusa, è la prevenzione primaria».

Come insegnare la parità di genere dagli 0 ai 6 anni

Dai primi mesi di vita fino all'età dell'asilo nido e della scuola dell'infanzia è in primis l'esempio degli adulti a parlare, in casa prima e a scuola poi.

  • La relazione tra mamma e papà. A casa i bambini imparano come papà e mamma comunicano fra loro, anche attraverso il comportamento non verbale: «Come si suddividono i compiti nella gestione della casa, dei figli e del lavoro, come gestiscono le discussioni.

    Essendo i genitori gli esponenti dei due generi che conoscono meglio, tenderanno ad associare i loro modi di fare e di essere ai due sessi. Ad esempio, se lava i piatti solo la mamma, ne deducono che probabilmente è una cosa da donne». Al di fuori della casa può capitare che il bambino senta frasi come "Se ti sporchi così poi la mamma deve mettere tutto in lavatrice"; a questo punto una buona divisione dei compiti può evitare di confermare una frase "maldestra" come questa.

  • Cose "da maschi" e "da femmine". È importante anche come gli adulti si rivolgono ai bambini in modo diverso in base al genere. «Non forzateli sulla scelta dei vestiti, delle attività e dei compagni di gioco: non ci sono colori da maschio o da femmina e i bambini devono essere liberi di giocare con le bambole o le pistole allo stesso modo. Evitate perciò frasi come "Non ti possono piacere le macchinine!" o "Con i capelli corti sembri un maschio!"».

  • Attività non connotate. «Al nido e alla scuola d'infanzia è importante che i bambini sperimentino attività e giochi non troppo connotati e comunque rivolti ad entrambi i sessi, permettendo loro di esprimersi liberamente senza censure o preconcetti». In Italia le pubblicità non aiutano, presentando prodotti ancora ben targettizzati per genere, ma in nord Europa è ormai prassi riportare sulla confezione di qualsiasi giocattolo sia un bambino che una bambina intenti a giocarci.

  • L'educazione emotiva. Un punto importante è l'educazione emotiva, ancora scarsa in famiglia e a scuola: «Gli adulti fanno fatica a sostenere e accompagnare gli stati emotivi dei bambini, soprattutto quelli legati alla tristezza o a reazioni "fastidiose" come pianti e urla. Minimizzare, giudicare, deridere le scelte dei bambini o i loro comportamenti è controproducente: quello

  • che serve è ascoltarli, sintonizzarsi con le loro emozioni e provare a metterle in parola».

  • Le frasi da NON dire. A volte, invece che ascoltare le emozioni dei bambini, genitori e insegnanti per tagliare corto usano frasi come "non fare la femminuccia" o "non fare il maschiaccio": «Queste parole, sia se rivolte a bambini o a bambine, non fanno altro che connotare negativamente un genere, basandosi su stereotipi arcaici, per di più non legittimando un'emozione che in realtà è normalissima». Dire "non fare la femminuccia" a vostra figlia che sta piangendo, ad esempio, «significa invece trasmettergli l'idea che non è forte e che è sbagliata per essere quella che è, cioè una femmina. Dirlo a vostro figlio gli passa invece che il maschio deve essere forte e non può piangere, che i maschi veri questa cosa non la fanno; mettete così in dubbio la sua identità ma anche la sua autostima».

Come insegnare la parità di genere dai 6 ai 12 anni

Alla scuola primaria gli insegnanti hanno una grande responsabilità nel trasmettere pari opportunità, nel non creare disuguaglianze e nel decostruire gli stereotipi di genere.

  • Attenzione alle sanzioni. A volte capita che gli insegnanti tradiscano i loro preconcetti sulla differenza tra maschi e femmine ad esempio riprendendo più duramente le femmine quando si comportano in modo aggressivo o sgridando più spesso un maschio che chiede rassicurazioni.

  • La predisposizione verso alcune materie. Non esistono poi predisposizioni di genere verso alcune materie piuttosto che altre. «Gli insegnanti dovrebbero evitare di spiegare così il successo o fallimento scolastico, anche perché poi è facile che inconsciamente si mostri un diverso grado di fiducia negli allievi rispetto a compiti diversi». O ancora sarebbe bene non incoraggiare attività separate tra maschi e femmine, ma nemmeno scoraggiarle qualora si verifichino spontaneamente.

  • Attenzione ai materiali scolastici. La ricerca ha mostrato come la stragrande maggioranza dei supporti educativi ancora oggi trasmetta immagini stereotipate dei ruoli di genere.

    «Le rappresentazioni familiari, ad esempio, tendono ancora a mostrare i papà in poltrona davanti alla tv o con il giornale in mano e le mamme in cucina o intente a pulire. Le storie poi descrivono spesso i personaggi maschili come "coraggiosi", "rabbiosi", "forti" e quelli femminili "fragili" "emotivi" e "frivoli"».

Attività e giochi sulla parità di genere

l modo migliore per insegnare la parità di genere attraverso il gioco è non mettere paletti ai bambini, che fino ad una certa età anche tra coetanei non rischiano di subire giudizi sociali che ancora non sono consolidati: «Ci dimentichiamo che ai bambini, fino alla pubertà, piace provare tutti i ruoli nel gioco simbolico (la mamma, il papà, la principessa, il guerriero...). Lasciamoli sperimentare in serenità. È solo con lo sviluppo fisiologico (12/13 anni) che si porta a termine la costruzione dell'identità sessuale».

  • Lasciateli liberi di giocare. La limitazione dei giochi secondo gli stereotipi più tradizionali rappresenta una forma di censura che inibisce il sano sviluppo della personalità. «Al contrario, lasciando che ciascuno giochi liberamente alle Barbie o alla guerra, si evita di reprimere le componenti "femminili" nel maschio, come la dolcezza o la cura, e quelle "maschili" nella femmina come l'intraprendenza e la resilienza».

  • Un gioco in scatola. «Il Gioco del Rispetto è molto educativo per i bambini dai 3 ai 6 anni».

Libri sulla parità di genere

Ecco alcuni libri che si possono leggere per aiutare i genitori in questo compito educativo

Libri per la scuola dell'infanzia:

Libri per la scuola primaria:

Qualche lettura per gli adulti che vogliono approfondire il tema:

L'intervistata

Sara Luna Bruzzone è psicologa e psicoterapeuta e autrice, insieme alla pedagogista Marta Stella Bruzzone, del sito mammechefatica. Sulla pagina Facebook del sito si trovano dei videotutorial di consigli per i genitori.

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