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Le regole per litigare bene in coppia

di Zelia Pastore - 12.09.2019 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Stare sul problema, ascoltare e non interrompere, prendere tempo, fare domande “maieutiche”: le capacità di stare nel conflitto non sono innate e vanno allenate, per creare un clima migliore in famiglia e soprattutto per insegnare ai figli a stare al mondo. Cerchiamo di capire come litigare bene con il pedagogista Daniele Novara

In questo articolo

“Il tema dei litigi tra mamma e papà è un tabù: bisogna sempre far finta che vada tutto bene. Ma la realtà è che, per assurdo, si può passare la vita senza lavorare o senza votare, ma non si può evitare di litigare”. Chi parla è il pedagogista Daniele Novara, il fondatore del CPPCentro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti che sul tema delle litigate di coppia ha proprio scritto un libro “Meglio dirsele” (Bur). Il problema è che c’è confusione sul significato della parola “litigio”: “Litigio o conflitto sono delle parole che nell’opinione comune sono brutte e sgradevoli, e sono utilizzate come un contenitore dove confluiscono le esperienze più spiacevoli della vita, come la violenza o la guerra” prosegue Novara. “Basti pensare ai titoli di giornali e telegiornali. Questo utilizzo improprio contribuisce al rendere un’esperienza normalissima della vita umana una sorta di tragedia”.

COME LITIGARE IN MODO COSTRUTTIVO: UNA COMPETENZA CHE VA IMPARATA

Il punto focale da chiarire, prima di pensare a come litigare bene, è capire di cosa effettivamente stiamo parlando: “Nell’immaginario collettivo la genesi delle violenze sono i litigi: la cosa giusta da fare sarebbe quindi non litigare. Questo modo di ragionare è sbagliatissimo, perché impedisce di costruire una competenza. Sarebbe come dire “visto che in acqua puoi annegare, allora non entri proprio nel mare”. Se fai il bagno senza nessuna acquaticità è pericoloso ovviamente, ma a piccoli passi si può imparare a nuotare. Lo stesso vale per il litigio: è una competenza che va acquisita”.

Ma quando si verifica un conflitto? “Quando c’è una imprevedibilità o una divergenza nelle aspettative reciproche, una discrepanza tra quello che uno dei due coniugi si immaginava relativamente alle azioni dell’altro e la realtà dei fatti”. Un esempio? “Pensavo che andassi tu a prendere i figli a scuola! Le tue incapacità ricadono sulla famiglia!” oppure “Pensavo che facessi tu la spesa prima di andare a casa, devo sempre fare tutto io!”.

Situazioni come quelle sopra descritte vanno gestite soprattutto se si verificano davanti ai figli, perché bambini e ragazzi imparano dai genitori.

COME LITIGARE IN COPPIA

La cosa giusta da fare è quindi cercare di litigare fra genitori in maniera che i figli imparino come fare: “il bello dell’apprendimento conflittuale è che ti permette di rispettare te stesso e contemporaneamente gli altri, nella ricerca di un interesse comune”.

Ecco una serie di passi da rispettare per favorire il buon esito del conflitto secondo le indicazioni del dottor Novara.

1 - NON ATTACCARE LA PERSONA

“Mai aggredire l’altro ma cercare di stare sul problema contingente: quando si attacca la persona, quella tende a difendersi e il problema viene seppellito. Il conflitto non si gestisce tirando fuori gli aspetti personali, ma cercando una soluzione ai fatti contingenti. Se la cena non è pronta non è perché uno dei due trascura la famiglia: piuttosto vediamo di prepararla insieme”. O di ordinare una pizza.

2 - NON PRENDERE ALLA LETTERA TUTTO QUELLO CHE VIENE DETTO

“Non bisogna poi mai prendere alla lettera i contenuti della comunicazione: quando c’è un conflitto in corso si tende ad enfatizzare tutto. Ad esempio “quest’anno non vengo in vacanza, mi hai esasperato vai da sola””: si tratta evidentemente di un’affermazione dettata da un momento di rabbia, che non va presa per oro colato e non va ribattuta”.

3 - NON DARE CONSIGLI MA FARE DOMANDE “MAIEUTICHE”

Nel conflitto, non è utile fare osservazioni e dare giudizi o consigli (“Dovresti fare in questo modo per essere più ordinato”) ma è buona norma fare delle domande di conoscenza: “Come possiamo organizzarci oggi con i figli che la babysitter è ammalata?” “Se vogliamo andare assieme dai professori a colloquio, che giornata scegliamo?”. Si tratta di domande maieutiche, legittime, che denotano un interesse per l’altro”.

4 - NON FARE COMMENTI MA ASCOLTARE

Le persone hanno bisogno di essere ascoltate, soprattutto in momenti di forte emotività come i litigi. “Se i figli vedono che i genitori hanno idee diverse ma si ascoltano senza interrompersi ironia o sarcasmo, capiscono che si possono avere idee diverse senza che questo diventi una minaccia. Bisogna ascoltare le rispettive ragioni e considerare i punti di vista diversi dai nostri. Fare commenti o interrompere è un modo per non dare importanza a quello che l’altro sta dicendo”.

5 - PRENDERE TEMPO

Soprattutto se ci rendiamo conto che ci potrebbe essere uno scatto d’ira, prendere tempo è fondamentale. “Nel conflitto vanno contenute le proprie emozioni perché potrebbero attivarsi i tasti dolenti dell’infanzia: “Fai come mio padre, che non mi ha mai ascoltata”. Prima di rispondere, bisognerebbe contare fino a trenta. Non bisogna neanche cercare il colpevole, o istituire un tribunale: l’ideale sarebbe fare proposte piuttosto che dare ordini. Ad esempio “quest’anno porto io i bambini al corso di nuoto”: è un assist all’altro per fare la sua parte”.

IL CONVEGNO DEL 12 OTTOBRE
“Né buoni né cattivi” Per sentire Daniele Novara dal vivo si può partecipare al convegno del 12 ottobre a Milano: “Si tratta di una grande occasione per liberarsi dalle mitologie sul conflitto. La mutazione antropologica verso il narcisismo che la nostra società sta attraversando, ha aumentato la conflittualità: ognuno vuole imporsi sull’altro ma dobbiamo imparare a trovare interessi comuni. Non si tratta di diventare più buoni o più cattivi, più docili o aggressivi ma di imparare a trovare l’interesse comune: dobbiamo aiutare i nostri figli a litigare bene, per tutelarsi dall’aggressività in tutte le sue forme”.

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