La propensione a distrarsi nei bambini potrebbe indurre i genitori più apprensivi a preoccuparsi. Tuttavia, quasi sempre si tratta di una semplice situazione contingente che può essere risolta con qualche accorgimento e un po’ di pazienza.
Ne parliamo con il Dottor Christian Zanon, neuropsicologo, autore del libro "ADHD - L’iperattività e la disattenzione nei bambini. Un problema medico o educativo?" (Arkadia Editore).
Non sovrastimare il problema
Spesso i genitori tendono a imputare l’eccessiva vivacità o una difficoltà nella concentrazione a un disturbo come l’ADHD, Sindrome da deficit di attenzione e iperattività.
Tuttavia, la percentuale di bambini che soffre di questo disturbo è in realtà molto bassa: «Il problema può esistere quando l’eccessiva vivacità e l’incapacità di concentrazione si verifica in più ambienti, a casa, a scuola, nello sport, dai nonni, quando un bambino prende sistematicamente voti bassi e non si ferma mai – spiega Zanon -. L’ADHD è una patologia sovradiagnosticata, molti genitori pensano che il proprio figlio ne soffra: tranquillizziamoci, un bambino che parla tanto e corre è perfettamente normale, e non facciamo confusione tra apprendimento ed educazione».
Aiutare il bambino a concentrarsi
Spesso bastano pochi accorgimenti per aiutare il bambino a concentrarsi.
UN AMBIENTE ADEGUATO. «Una delle cose più importanti è creare un ambiente rilassante, non si può pretendere che il bambino si concentri con il fratellino che piange, la tv o la radio accesa, il telefonino sul tavolo. E’ necessario ricreare un ambiente silenzioso dove può studiare e fare i compiti, sempre lo stesso, perché i bambini sono molto metodici».
LA CARICA GIUSTA. «In secondo luogo bisogna motivare il bambino rendendo lo studio interessante, piacevole, non una costrizione; se ha difficoltà stargli vicino e aiutarlo, anche a trovare stimoli che lo possano appagare, solleticando la sua curiosità, cercando qualcosa che lo appassioni. Questo significa educare il bambino: tirare fuori quello che ha dentro».
No a una risposta punitiva
AVERE PAZIENZA. «Cerchiamo di approfondire la situazione – consiglia il dottore -. Spesso il problema è che non abbiamo pazienza. I bambini si comportano come noi pensiamo si debbano comportare, e sono facilmente suggestionabili: se comincio a ripetere a mio figlio che è iperattivo, lui sarà felice di dimostrare che la tesi è giusta.
NON CASTIGARE. «I bambini vanno stimolati, non puniti: il castigo non serve. Ripetere a un bambino che non sa fare le cose, lo stigmatizza e lo danneggia. Noi adulti tendiamo a non fare mai ricadere la causa di un problema su di noi, cercando cause esterne. Bisogna imparare a mettersi in discussione con i figli: nessuno è perfetto, si può migliorare. I genitori, per primi, devono essere motivati».
La giusta alimentazione per la concentrazione
Anche l’alimentazione gioca un ruolo importante, come sostiene Abram Hoffer nel libro «Curare i Disturbi d'Attenzione e di Comportamento dei Bambini: I danni degli psicofarmaci, i benefici dei rimedi naturali e di un'alimentazione sana», edito da Macro.
I CIBI CHE AIUTANO LA CONCENTRAZIONE. «Innanzitutto dobbiamo stare molto attenti al tipo di cibo che compriamo – commenta Zanon -, privilegiando cibi biologici o di cui conosciamo la provenienza. E’ bene evitare i cibi che appesantiscono la digestione come i fritti, gli insaccati, perché dopo i bambini saranno più stanchi. A pranzo si può alternare la pasta a carne o pesce, la colazione deve essere buona e sostanziosa. A merenda va bene un the coi biscotti, un bicchiere di latte, frutta. No invece alle bevande gassate».