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Coronavirus, come aiutare i bambini a gestire le emozioni

di Sara De Giorgi - 23.03.2020 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Come aiutare i bambini a gestire le emozioni in una situazione particolare come quella che stiamo vivendo? Lo abbiamo chiesto a Fabio Celi , psicologo psicoterapeuta e docente di Psicologia clinica all'Università di Pisa, che ha suggerito alcuni comportamenti da adottare con i più piccoli.

In questo articolo

Tutti a casa, scuole chiuse e tanto tempo da trascorrere insieme. Ma le famiglie con bambini quanto si devono allarmare? Come occorre parlare ai più piccoli? Come aiutarli a gestire le emozioni nelle situazioni difficili e in questo contesto così particolare?

Lo abbiamo chiesto a Fabio Celi, psicologo psicoterapeuta e docente di Psicologia clinica all'Università di Pisa, che ha suggerito alcuni comportamenti da assumere con i più piccoli in circostanze particolari come questa. Ecco quali sono.

1. Dite semplicemente la verità, senza esagerare

Secondo lo psicologo Celi, occorre reagire al panico generato dalla situazione attuale con la verità. Non occorre esagerare: meglio evitare di parlare, ad esempio, della percentuale di mortalità, della differenza tra prevalenza e incidenza, ecc. A seconda dell'età del bambino, ovviamente, occorre dire semplicemente che esiste un virus, che è pericoloso e che le persone stanno cercando di difendersi. 

«Tutti i tentativi, anche a fin di bene, di edulcorare la verità, pongono il bambino di fronte ad una discrepanza, poiché mentre il genitore gli dice che non deve preoccuparsi, lui percepisce che il mondo intero è preoccupato. Questi tentativi sono errori gravi da non fare, anche perché il bimbo dovrà ricostruire la verità da solo e lo farà nel modo sbagliato». 

2. Offrite le giuste spiegazioni

«Se poi il bambino vede che sono attuate misure come la chiusura delle scuole e l'isolamento e chiede perché ciò avviene, è importante spiegargli che si tratta di decisioni importanti per la prevenzione.

Inoltre, si può dire ai bambini che, per quanto riguarda il coronavirus, loro sono i meno a rischio, poiché corrisponde a verità. Meglio però non dire loro che il virus non può assolutamente colpirli».

3. Mantenete il controllo emotivo

«Occorre poi che il genitore abbia un minimo di controllo emotivo: molto più delle parole vale ciò che il piccolo vede. Ad esempio se un bambino sente dire dal papà che non occorre allarmarsi e poi però lo vede trafelato che torna a casa con una spesa che non sta neanche nella dispensa, c'è qualcosa che non va. Ci vuole coerenza tra ciò che il genitore dice e ciò che fa».

4. Approfittate del tempo a casa

«È importante, poi, fare "di necessità virtù". Se i piccoli restano a casa, si può approfittare per trascorrere tempo assieme, per fare dei giochi o per dialogare. Si può anche usare questa occasione per spiegare loro (soprattutto ai più grandicelli) che esistono delle "fake news" in Internet e sui social e che è importante discernere le informazioni false da quelle vere. Fondamentale è dare loro gli strumenti adatti di una corretta educazione digitale». 

5. Usate le parole giuste

«Attenzione poi alle parole: non bisogna dire loro che non si ha paura, ma è meglio affermare semplicemente di essere preoccupati. Le preoccupazioni, se tenute sotto controllo, sono sane. Il problema sorge quando si è terrorizzati».

6. Aiutate il piccolo ad abituarsi anche alle emozioni negative

«Non è stato trovato il vaccino per il coronavirus, ma un vaccino per le paure esiste. Attualmente molti bambini sono talmente protetti che appena giunge il primo stimolo negativo si spaventano tantissimo. Invece, è meglio abituarli da subito a familiarizzare, un po', con le emozioni negative. Come già detto, la verità deve essere presentata loro nella forma giusta».

7. Adattate le parole anche al temperamento del bambino

«Infine, occorre fare attenzione ad adattare al temperamento di ogni bambino le parole da usare: un conto, ad esempio, è se il bimbo è equilibrato, diverso è se il bambino è già ansioso. In quest'ultimo caso, per esempio, dirgli continuamente di lavarsi le mani potrebbe non essere opportuno, poiché lui lo fa già molte volte al giorno».

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