1 . DIFFIDARE DEI DECALOGHI
Questo compreso. Capisco la tendenza del mercato a emulare il format di Mosè, ma temo che nulla di buono possa nascere davvero in dieci punti: i giorni, i continenti, le meraviglie e le fiasche di lacrime per esempio son sette, i mesi son dodici, i giorni trecento e sessantacique, gli anni sono infiniti, Stanlio e Ollio son due. Forse dal dieci non si cava grande cosa, se non le tavole del rogo in fiamme e la base dei conti occidentali.
2 . DIFFIDARE DEGLI ESPERTI
Me compreso. Perché per motivi demografici, di disoccupazione, di terziario avanzato e braccia rubate al santo artigianato, gli esperti son troppi. Troppi di più dei presunti inesperti. Troppi più adulti – genitori zie nonni maestre istruttori mister coach chitarristi e ballerine – che bambini. Troppi per essere dei veri giusti, che come dice la Bibbia non si contano in grandi numeri in una città.
3 . FARSI LE PROPRIE IDEE
Pur rischiando che siano sbagliate. Ad avere le proprie idee educative si può sbagliare; a non averle per non sbagliare si sbaglia di certo. Detta in altro modo: a un bambino forse è più utile un genitore che ha le sue idee, alcune sbagliate, che un genitore che non ha idee e fa ciò che fan tutti.
4 . FARE SPESSO IL TAGLIANDO ALLE PROPRIE IDEE
Ascoltare, osservare, giudicare gli altri adulti. Cercare di capire quando contestano le tue idee educative perché tu le hai e loro no, e quando invece sono sinceri. Presupporre che siano sinceri. Ascoltare ciò che dicono, riflettere, e se ci paiono brave persone, chiederci con onestà se hanno ragione.
5 . ESERCITARE MEMORIA E GIUDIZIO
Memoria di se stessi bambini e giudizio di adulti. Memoria: io salivo sugli alberi più alti. Giudizio: mi ha fatto male? No, era bello e m’ha dato fiducia. Azione: vedo mia figlia che si arrampica su un albero, ricordo, giudico, reprimo il santo impulso a gridarle: scendi! Memoria: io da bambino le ho prese che le ho prese. Giudizio: mi han fatto male? No, altro m’ha fatto ben peggio. Azione: devo darle a mia figlia? No, non mi va.
6 . LEGGERE LIBRI, MANGIARE STORIE
Non lo dico come scrittore, ma come lettore. Le storie fanno venire bei muscoli all’anima. Le insegnano a raccontare, e poi a raccontarsi. Se sappiamo raccontarci le cose che ci accadono, ce le scrolliamo di dosso il tanto che basta, prendiamo il respiro che basta per tentare di governarle. Se non sappiamo raccontarci le cose che ci accadono, non ci accade niente. E questa forse è la sola vera infelicità.
7 . PROFONDERE BELLEZZA
I bambini da piccoli son belli. Hanno occhi enormi rispetto al viso. È un dolce trucco della natura per farceli amare. Però questo non vuol dire che tutti i cartoni che esibiscono occhi enormi siano belli per forza. La vera bellezza non è sempre a portata di mano. Però c’è. I libri per bambini, per fare solo un esempio, ne sono pervasi. Cercatela: approfittate dell’occasione. E mettete sotto gli occhi dei bambini una bellezza gratuita e generosa, come la loro.
8 . NON LO SO
Nel punto otto non so cosa scrivere. E quindi scrivo: accettare la propria ignoranza, inadeguatezza e sana e santa imbecillità. Come si fanno bambini felici? Non lo so. Nelle acque fangose di quello stato d’imbecillità transitoria covano le poche fragili chiaroveggenze che ci verranno donate. Un genitore che qualche volta è un po’ imbecille, e consapevole di esserlo, e capace di riderne col suo bambino, è un genitore quasi perfetto.
9 . ESERCITARE LA MEMORIA DEL DOLORE
Questo è il punto più difficile, che predico ma non so praticare, perché pare in straziante contrasto con l’essere umano: accettare il dolore dei propri figli. Anche se sembra inaccettabile. Ricordare il proprio dolore: ci ha ucciso? Alcuni dolori ci hanno sfregiato, altri ci hanno cresciuto, altri le due cose insieme. Perché negarli ai propri figli? Per stare in pace noi? E quindi…
10 . DECIMO PUNTO PER FARE I BAMBINI NON TANTO INFELICI
Non cercare di fare a ogni costo bambini felici.