Difficoltà nel togliere il pannolino
L'inizio del percorso di "spannolinamento" tra i 24 e i 36 mesi del bambino coincide con lo sviluppo linguistico, cognitivo, neurologico e muscolare del bambino. La deambulazione autonoma e il controllo sfinterico si legano al contesto emotivo e relazionale. La sintonia tra genitori e bambino è cruciale. Non sempre togliere il pannolino è agevole, ma il rispetto dei tempi del bambino è essenziale.
L'acquisizione di consapevolezza corporea inizia intorno ai 18 mesi, con segnali che i genitori possono iniziare a cogliere. Il processo può generare stress nei genitori, ma la pazienza è fondamentale. Il rispetto per il bambino e la sua maturazione, insieme all'ascolto e alla sintonizzazione, crea un ambiente favorevole al raggiungimento di questa tappa di sviluppo. La variabilità del percorso richiede un'approccio flessibile, incentrato sul benessere del bambino.
Come comportarsi in caso di difficoltà nel togliere il pannolino al bambino? Lo abbiamo chiesto a Maria Pugliatti, neuropsicologa del Santagostino. L'esperta ne parla nel nuovo podcast "Evacuazioni", ideato da Santagostino, curato e prodotto da Studio Raheem. Il podcast affronta a 360° un argomento importante per la salute di tutti ma di cui si fatica ancora a parlare per pudore e imbarazzo: la cacca.
Nel periodo compreso fra i 24 e i 36 mesi, dove allo sviluppo linguistico e cognitivo, si accompagna un parallelo sviluppo neurologico e muscolare, si instaura la deambulazione autonoma e si struttura il controllo sfinterico, che si intersecano con lo sviluppo emotivo e relazionale del bambino all'interno del suo nucleo familiare.
E' infatti in questa fascia di età che il bambino comincia a provare ad evacuare autonomamente, riuscendo a trattenere o rilasciare le urine e le feci e quindi ad utilizzare il vasino. Questa fase di sviluppo passa attraverso l'apprendimento delle regole sociali, quindi in una cornice più ampia relativa anche al contesto nel quale vive il bambino.
In ogni fase di sviluppo, pertanto, la sintonia fra mondo adulto e mondo del bambino è la cosa più importante; la gratificazione e il controllo vanno dosati e tarati sulla personalità del singolo bambino, in modo da accompagnarlo in modo sereno verso la tappa successive.
Esiste il "trauma da pannolino"?
Possiamo considerare il punto di vista del bambino: a partire dai 18 mesi i bambini iniziano ad acquisire maggiore consapevolezza di sé e del proprio corpo, dei propri stimoli e bisogni. Molti bimbi, pur non sapendo ancora parlare, riescono a far comprendere alla loro mamma di aver fatto pipì o cacca, ad esempio toccandosi il pannolino, iniziano anche a nascondersi e cercare la propria privacy quando ne sentono il bisogno. Sta ai genitori cogliere questi segnali e accompagnare gradualmente il bambino in questo percorso.
Ma cosa succede se ciò non avviene nella più totale naturalezza? Se il bambino si trova improvvisamente a dover svolgere un compito per cui non si sentiva ancora pronto potrebbero emergere ansie e paure che porterebbero il bambino a rifiutarsi addirittura di fare i suoi bisogni per ore (frequente è il caso di bambini che diventano stitici proprio perché hanno vissuto il passaggio al vasino come una forzatura). Se il piccolo non è ancora in grado di comprendere lo stimolo o spesso è troppo occupato in attività piacevoli per prestargli attenzione, si bagnerà o si sporcherà e in quei momenti è molto comune che possa provare imbarazzo, per cui è di fondamentale importanza non colpevolizzarlo, non arrabbiarsi, ma sostenerlo e fargli comprendere che è normale e che la volta successiva riuscirà a farla nel vasino. Provare senso di colpa non può che allontanare genitori e bambino dal raggiungimento della meta.
Punto di vista del genitore: può essere un momento stressante che mette a dura prova pazienza; molte volte viene voglia di urlare o di rimettere il pannolino al bimbo dopo l'ennesima pipì sul divano o per terra.
Ci sono momenti in cui ci si sente stanchi e sconfitti, ci sembra che togliere questo pannolino sia impossibile, che forse non sia il momento. Può anche accadere che questo sia reale, se i genitori avessero scelto il momento in cui era bene togliere il pannolino (la scuola d'infanzia chiede per l'ingresso l'autosufficienza; meglio farlo in estate con il caldo), ma che questo non coincidesse con i tempi del bimbo. Questo può generare un sentimento di frustrazione per la difficoltà di ottenere buoni risultati in tempi brevi e, soprattutto, per il fatto che ci si interfaccia con un bambino che si mostra comprensibilmente più infastidito del solito e quindi più difficile da gestire. Si rischia così di entrare in un circolo vizioso in cui la frustrazione dell'adulto infastidisce il piccolo il cui atteggiamento può, a sua volta, alimentare l'ansia e il nervosismo del genitore, che lo indispone ancora una volta…...Le soluzioni sono principalmente due: rinviare se si ha la sensazione che per il bambino non sia davvero arrivato il momento e rimandare di qualche tempo o, se si capisce che, nonostante le difficoltà il bambino lancia dei segnali positivi, porsi in una condizione di accoglienza del bambino e dei suoi bisogni, consolarlo, sostenerlo e aiutarlo con pazienza, comprensione e serenità perché anche lui possa sentirsi altrettanto sereno e privo di ansie nell'acquisizione di nuove competenze.
Se fa la pipì nel vasino ma la cacca no?
L'Accademia Americana di Pediatria consiglia di cominciare il processo di "spannolinamento" dai 18-24 mesi di età, ma in realtà osserviamo molti bambini che tra i 3 e i 5 anni lo portano ancora. Su questo aspetto, così come imparare a parlare e a camminare, non vi è un'età in cui togliere il pannolino uguale per tutti, ma bisogna tenere presente che eccessivi ritardi in questa acquisizione fisiologica possono comportare al bambino una serie di problematiche da non sottovalutare.
Allo stesso tempo, si stanno diffondendo esperienze anche in Italia che fanno riferimento a un'educazione precoce e assistita al vasino ad esempio l'Elimination Communication: fin dai primi mesi di vita, i genitori, senza costrizioni o punizioni, possono aiutare il bambino nel processo della minzione e della defecazione e ciò gli permetterà di essere autonomo, anche se il percorso è molto impegnativo per i genitori. Un'altra strada educativamente valida consiste nel mettere insieme l'approccio centrato sul bambino, che riconosce i bisogni, le caratteristiche e i tempi unici di sviluppo di ogni bambino, con un'educazione precoce maggiormente guidata dai genitori (prima dei 18 mesi). La sintesi di questi approcci può riassumersi in tre parole chiave: ascolto, mettersi in ascolto dei piccoli, dei loro bisogni e dei loro segnali, osservarli e aiutarli a dare un significato a ciò che loro iniziano a percepire e a volerci comunicare; pazienza: avere pazienza, come tutti i percorsi di cambiamento e acquisizione di abilità e consapevolezza, anche questo richiede tempo e gradualità, perché segue la natura del bambino; rispetto: avere rispetto del bambino e del suo livello di maturazione, lasciare che sia veramente pronto, lasciare che sia lui a dirci quando è il momento di familiarizzare con il vasino.
Fattore importante è la relazione che si instaura tra il bambino e chi lo accudisce che inizia con l'osservazione del comportamento del bambino e con la disponibilità all'ascolto da parte dei genitori, modalità di relazione che potremmo definire "sintonizzazione", una chiave passe-partout da utilizzare per ogni tappa di crescita e acquisizione di nuove competenze e anche nel processo di "spannolinamento". Avere uno sguardo attento ai bisogni di eliminazione, anche prima del raggiungimento del controllo autonomo da parte del bambino e avere aspettative coerenti con le fisiologiche fasi di sviluppo, può essere una strategia efficace per aiutare i bimbi a diventare autonomi.
Non esiste un protocollo fisso e rigido da adottare ma un'estrema variabilità. Scegliere con il bambino, il primo passaggio al vasino può facilitarlo per la posizione delle gambine, poi si passa al riduttore con appoggio per sostenere i piedi, sempre con gradualità. Non c'è una regola per stabilire se sia meglio il water o il vasino, dipende dalle preferenze del bambino. Per alcuni il vasino può risultare un inutile passaggio in più, per altri invece serve ad acquisire sicurezza prima di abituarsi al water, si può procedere per tentativi; scegliere il vasino con loro, il luogo dovrebbe essere sempre lo stesso, evitando che il vasino giri per casa; l'orario approssimativamente lo stesso; quando si decide di togliere il pannolino non deve essere rimesso a richiesta del bimbo o perchè si esce da casa; in questi casa eventualmente, utilizzare il pannolino a mutandina abbassandolo altrimenti può diventare confusivo; in caso di stipsi, dopo aver escluso cause mediche, organiche o nutrizionali, si possono leggere insieme libricini sull'argomento, per familiarizzare con questa nuova avventura; possiamo raccontare noi una storia; se avvengono incidenti di percorso che posso farlo vergognare, si deve essere dolci, comprensivi, pazienti e normalizzare l'accaduto, per evitare il senso di colpa del bambino. I bambini imitano il comportamento dei genitori, quindi se occasionalmente diamo loro la possibilità di osservarci anche in queste funzioni, non ci sarà bisogno di tante spiegazioni su "come si fa", perché semplicemente vorranno fare come noi.
E' giusto rispettare i tempi del bambino?
Raggiungere serenamente questa tappa di sviluppo che sancisce l'inizio di un percorso verso l'autonomia, permette al bambino di sperimentare soddisfazione ed autoefficacia ed accresce la sua autostima. In ogni fase di sviluppo, pertanto, la sintonia fra mondo adulto e mondo del bambino è la cosa più importante; la gratificazione e il controllo vanno dosati e tarati sulla personalità del singolo bambino, in modo da consentire l'elaborazione dei conflitti inerenti alla tappa in corso e transitarlo in modo sereno verso quella successiva, ed alla fine del percorso, verso un'organizzazione adulta.
Sull'intervistata
Maria Pugliatti è una neuropsichiatra infantile del Santagostino. Svolge attività libero professionale come neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta dell'età evolutiva, della coppia genitoriale e dell'adulto.
Evacuazioni
Evacuazioni è un prodotto originale e unico nel suo genere: in dieci puntate tematiche, esplora l'influenza e il significato della cacca nelle diverse sfere della vita. Guidati da Jacopo Cirillo , ospiti noti e "competenti", si alternano alle voci del Santagostino, con la dott.ssa Francesca Jaboli, gastroenterologa, e la dott.ssa Maria Pugliatti, neuropsicologa, per costruire con un approccio sia scientifico che culturale un percorso capace di stimolare la curiosità, divertire e rispondere in maniera profonda e accessibile ai principali interrogativi attorno al più democratico dei temi.
"Evacuazioni" è disponibile sulle principali piattaforme podcasting (Spotify, iTunes…) dal 22 novembre.