Home Bambino Psicologia

Dipendenza da internet: riconoscerla e affrontarla coi nostri ragazzi

di Rosy Maderloni - 22.11.2023 - Scrivici

smartphone.600
Fonte: Pixabay
Cos'è la dipendenza da internet? Quali segnali osservare e come aiutare i nostri figli ad avere un rapporto più sicuro con le tecnologie?

In questo articolo

Dipendenza da internet: come aiutare i nostri figli

C'è un rischio che si cela dietro alla convinzione che sì, le nuove tecnologie e il web fanno parte della vita dei nostri figli perché, alla fine, sono loro i nativi digitali. Il pericolo si insidia nella misura, evidentemente non universale, che distingue un utilizzo sano e proficuo del mondo online da uno patologico, ossia la dipendenza da internet. Quando un ragazzo può essere considerato dipendente dal web e dalle tecnologie che permettono l'accesso al virtuale? A che punto i vantaggi e le opportunità della rete possono diventare una prigione per lo sviluppo dei nostri figli? Ne parliamo con Nicolò Formenti, tecnopsicologo del Centro Psicologia di Gorgonzola, Milano.

Cos’è la dipendenza da internet?

"Non esiste una definizione unica relativamente alla dipendenza da internet - premette l'esperto - Nelle fonti ufficiali a nostra disposizione non si trova ancora la specifica definizione ma possiamo rifarci al concetto di dipendenza comportamentale per inquadrare anche le caratteristiche della dipendenza da internet: 

  • Il soggetto ha un bisogno sempre maggiore di utilizzare internet

  • Ha evidenti difficoltà a starne lontano, manifestando tipicità dell'astinenza

  • Il soggetto trova sollievo quando lo può utilizzare

  • Calo dell'attenzione e della capacità di concentrazione".

Come riconoscere la dipendenza da internet? Quali sono i sintomi?

Alcuni elementi suggeriscono come questa dipendenza possa sfociare in comportamenti non funzionali:

  • l'interesse è talmente focalizzante da far tralasciare il resto

  • L'utilizzo è in continua crescita, anche oltre gli orari stabiliti in famiglia

  • Utilizzo notturno a discapito di un adeguato numero di ore di sonno

  • Apatia, bassa emozionalità di fronte a situazione normalmente piacevoli per il soggetto

  • Nel soggetto possono insorgere ansia e agitazione motoria

Rispetto ad altre dipendenze, i ragazzi inchiodati a internet perdono soprattutto del tempo prezioso per la loro vita e per la loro crescita, negli anni più belli.

Nel tempo speso sugli smartphone il rischio è la perdita di una socialità naturale tanto che diventa difficile parlare con un coetaneo e diventa preferibile nascondersi dietro a un apparente anonimato del web. Un meccanismo psicologico tipico che può portare a un uso eccessivo di internet è l'appagamento immediato, il reward, ossia una sensazione piacevole che, ad esempio, un video social breve può darci in 15 secondi. Nella vita reale questo non accade ed ecco che anche una lezione scolastica di un'ora diventa noiosa.

I dispositivi digitali forniscono un senso di controllo e onnipotenza illusori e tra le sfaccettature della dipendenza da internet possiamo individuare:

Generalmente, tutti questi comportamenti necessitano di un utilizzo dello smartphone anche se per i videogiochi, i device eletti sono il pc e le console. Ovviamente non va demonizzata la tecnologia e le sue opportunità ma occorre stare attenti a quali dinamiche fomenta. Proviamo però a chiedere ai nostri figli di lasciare il cellulare a casa in una qualche occasione e vediamo come reagiscono. Lo stesso fenomeno degli Hikikomori in Giappone trae linfa da una società fortemente competitiva in cui chi si sente escluso tende a rifugiarsi in una vita virtuale in cui immaginarsi diverso e sentirsi riscattato Alcuni anime e manga giapponesi raccontano di storie di questo tipo".

Qualcuno ha delle responsabilità? "Le responsabilità sono un po' di tutti - commenta il tecnopsicologo -: se pensiamo al mondo del gaming, ma non solo, è chiaro che questo business ha interesse a tenere i suoi utenti più tempo possibile dentro le piattaforme e questo può creare dipendenza.

Esistono, ad esempio, le loot box, app che rilasciano pacchetti premio agli utenti a fronte di piccole spese, o obiettivi/pubblicità, legate ai videogiochi: in alcuni Paesi queste app sono illegali. In Italia, ancora no, ma il 21 novembre 2023 è entrato in vigore il regolamento sul Parental control che obbliga i fornitori di connessione internet a coniugare e proporre in maniera gratuita sistemi per aiutare i genitori a gestire l'uso di internet dei propri figli".

Come comportarsi se si ritiene che il proprio figlio sia a rischio dipendenza da internet?

"Ci sono alcuni consigli che si possono seguire sempre rispetto alla gestione del tempo dedicato all'uso di dispositivi digitali da parte dei nostri figli: 

  • Innanzitutto, non perdiamoli di vista: non pensiamo che siccome stanno in camera loro, allora siano al sicuro, interessiamoci di quel che fanno chiusi in stanza

  • diamo delle regole e facciamole rispettare, sul tempo e gli orari di utilizzo, sulle attività che si possono fare

  • proponiamo alternative che portino i nostri figli a stare insieme ad altre persone a partire dalle loro passioni

  • invitiamoli a capire i segreti dell'internet che tanto amano: ad esempio invitiamoli a imparare a programmare un videogioco. Esistono linguaggi informatici come Scratch adatti per muovere i primi passi e capire dinamiche che possono poi in un'autonomia riconoscere e contrastare sul web

  • cerchiamo di capire anche tramite la scuola se c'è stato un calo del rendimento o un particolare comportamento associabile a una dipendenza da internet

Dati confermano che l'80%dei ragazzi sotto i 13 anni in Italia possiede un primo smartphone. Proviamo a responsabilizzare questo momento, ad esempio, con la stipula di un contratto con il proprio figlio. In un libro, 'iRules: Come educare figli iperconnessi' di Janell Burley Hofmann, pubblicato tempo fa, è contenuto un accordo d'esempio da far firmare ai propri figli prima di cominciare a utilizzare il cellulare. Questa potrebbe un'idea per promuovere un uso consapevole delle tecnologie e una autoregolazione che potrebbe ridurre il rischio di dipendenza".

L'intervistato

L'intervistato è Nicolò Formenti, tecnopsicologo del Centro Psicologia di Gorgonzola, Milano

TI POTREBBE INTERESSARE

ultimi articoli