È importante educare i più piccoli alla felicità, facendo sì che quest'ultima ritorni concretamente al centro della vita di tutti mediante un cambiamento sociale che inizia nella prima infanzia. La felicità è un valore essenziale che può e deve essere insegnato ai bambini.
Queste idee sono espresse dalla formatrice e pedagogista Giovanna Giacomini nel libro Scuole Felici. La pedagogia basata sul metodo danese nei servizi educativi 0-6 anni in Italia (Ed. Erickson collana Live), nel quale la scrittrice presenta l'esperienza di "Scuole Felici", una proposta educativa per la fascia 0-6 anni ispirata ai principi pedagogici del cosiddetto metodo danese e alla filosofia hygge (termine danese che indica una condizione di benessere psicologico caratterizzata da una serena disposizione d'animo verso la vita). Le realtà che fanno parte della rete di "Scuole Felici" offrono un contesto educativo a contatto con la natura, in grado di sostenere e orientare lo sviluppo armonico del bambino.
Il testo illustra alcuni aspetti del metodo danese e offre indicazioni pratiche a genitori e educatori che hanno come priorità educativa la felicità del bambino. Abbiamo intervistato Giovanna Giacomini per avere alcune informazioni in più sul libro, chiedendole qualche strategia per educare alla felicità.
Metodo danese e filosofia hyggie, cosa sono
«Secondo il World Happiness Record stilato ogni anno dalle Nazioni Unite la Danimarca è un Paese felice da ben 40 anni. E proprio in Danimarca nasce quella che definisco una vera e propria filosofia di vita per tutti, adulti e bambini. Si fonda sulla centralità della relazione tra genitori e figli con l'obiettivo di rendere i bambini più liberi e sicuri di se stessi. I fondamenti pedagogici del metodo, che descrivo anche nel mio libro Scuole Felici, sono cinque.
La fiducia rappresenta le fondamenta di ogni relazione educativa, perché sulla fiducia il bambino può costruire le basi della sua autostima.
L'empatia, un'educazione alle emozioni che aiuta i bambini a esprimersi, a crescere liberi e favorisce la connessione con gli altri (oggi come oggi è uno degli aspetti più importanti da promuovere nell'essere umano).
La sincerità, la disponibilità a costruire una relazione basata su una comunicazione autentica, dove trovano spazio tutti i temi della vita come la nascita, la morte, la sessualità e la diversità. Il coraggio di provare, sbagliare e fallire per stimolare una maggiore resilienza e autostima. E infine l'hygge, questa parola danese che possiamo tradurre come "l'arte dello stare bene" e che troviamo in tutto il contesto, nella semplicità delle cose, attraverso la cura di sé e il benessere della mente-cuore», sostiene la dott.ssa Giacomini.
Perché è importante il contatto con la natura anche a scuola?
«Oggi viviamo una condizione di deficit di natura. Pensiamo ai bambini, in particolare a chi nasce e cresce in città. Trascorrono il 90% del proprio tempo al chiuso, spesso davanti a TV, tablet o telefonini. Potenziare le occasioni di contatto con la natura anche nei contesti educativi e scolastici diventa fondamentale.
Possono bastare poche ore a settimana immersi nella natura per sentire realmente gli effetti positivi sul nostro organismo: migliora la salute, il ritmo sonno/veglia, la concentrazione. I benefici sono notevoli anche sulla salute mentale: migliora l'umore e ci rende felici.
Gli effetti positivi sull'organismo non provengono solamente dallo stare in giardino, nei boschi o nell'andare al mare. Anche le esperienze di contatto con la terra, come ad esempio la creazione di un orto, sono importanti. Insegnano al bambino i tempi lenti del trascorrere del tempo, dal seme alla pianta, il ciclo delle stagioni stimolando il pensiero creativo e la fantasia. Il silenzio della natura aiuta a risolvere i problemi».
Strategie per educare i bambini alla felicità
«Sono moltissime le proposte anche operative per educare alla felicità.
- Ad esempio, le esperienze di rischio permettono al bambino di migliorare la conoscenza di sé e delle proprie potenzialità. Tra queste segnalo le esplorazioni delle grandi altezze, come arrampicarsi sugli alberi (oggi è un gioco sempre meno frequente) o il maneggiare utensili considerati qualche volta dagli adulti pericolosi, ma che i bambini invece imparano presto a padroneggiare. Ad esempio, chiodi e martello per costruire una casetta per gli uccellini o l'uso del coltello fin da piccoli.
- E ancora, le esperienze di contatto. Ad esempio attraverso l'uso delle sensory tubs, vasche sensoriali e contenitori nei quali vengono posti materiali vari in genere di piccole dimensioni che le mani dei bambini possono esplorare, vengono favorite moltissime competenze, dalle abilità logico-matematiche al problem solving e alla capacità decisionale.
- Molto importanti anche le esperienze sul ciclo della vita che introducono il tema della morte, come osservare la trasformazione del bruco in farfalla o fare il compost.
- Ultime ma non ultime, le esperienze con il materiale frangibile, come bicchieri e piatti di porcellana, che proprio per la cura che il bambino deve mettere nell'utilizzarli, rafforzano l'attenzione e il senso di responsabilità».
"Scuole Felici. La pedagogia basata sul metodo danese nei servizi educativi 0-6 in Italia"
Giovanna Giacomini ha spiegato che "Scuole Felici" racconta la proposta pedagogica che da diversi anni lei stessa promuove negli incontri di formazione ai genitori e dalla quale prende appunto il titolo il libro.
«Ho voluto mettere nero su bianco questo mio approccio pedagogico che trova applicazione nei servizi educativi per la prima infanzia. Dal 2015, anno di nascita di "Scuole Felici", sono oggi 10 le realtà che hanno sposato questo progetto, 9 in provincia di Treviso e 1 a Monza. Mi occupo di educazione ormai da più di 20 anni e, approfondendone costantemente lo studio, mi sono chiesta "Quale educazione oggi in Italia può fare la differenza?". Ho avuto la sensazione nel tempo e in particolare negli ultimi anni che questo tema ricopra un posto marginale nella società.
Si preferisce discutere di didattica, di discipline, di competenze e di performance. Si parla invece sempre meno di educazione nel suo significato più antico, ex-ducere, condurre fuori, accompagnare nel mondo i bambini e i ragazzi come futuri uomini e donne. Purtroppo ci si pone il "problema dell'educazione" quando succede qualche fatto grave che riporta l'attenzione su un'esigenza educativa. Lo stiamo vivendo oggi, quando assistiamo impotenti a tutti i femminicidi che quasi quotidianamente scuotono il nostro Paese.
Ed ecco che torna forte il bisogno di parlarne. Ho deciso di scrivere di educazione libera, quella di "Scuole Felici", basata sul metodo danese, sull'hygge, sulla crescita interiore propria delle filosofie orientali, con un linguaggio semplice, vicino a tutti i genitori e ai professionisti del settore perché credo fortemente che ogni bambino, fin dalla prima infanzia, abbia il diritto di seguire la sua natura, di crescere secondo i suoi ritmi, coltivando la propria speciale unicità. Penso ed auspico una educazione inclusiva e rispettosa che permetta ai bambini di conoscere veramente chi sono e chi vogliono diventare».