Chi sono i genitori medusa
Sanno sintonizzarsi sulle inclinazioni e sui bisogni del proprio figlio senza voler far prevalere le proprie aspettative. Lontani dall'essere ossessionati dai risultati e dall'idea di dover riempire tutto il tempo del bambino con una miriade di compiti e attività, i genitori medusa – chiamati così per la loro fluidità (Jellyfish Parenting, da un articolo pubblicato su The Guardian) – sanno piuttosto porsi in ascolto e in osservazione del bambino, coltivando l'accettazione e aprendo la mente. Ne parliamo con Chiara Ionio, docente di Psicologia dello sviluppo e dell'educazione all'Università Cattolica di Milano.
Genitori medusa: perché è un modello positivo
Lei concorda con la visione dei genitori medusa? Che ne pensa?
"Dipende molto dalla fascia di età del bambino - sostiene Ionio -. Più il bambino è piccolo più ha bisogno che il genitore lo guidi. Far scegliere al bambino genera in lui alti livelli di ansia: non è in grado di farlo, ma ha certamente preferenze delle quali il genitore deve tenere conto. Il bambino piccolo è rassicurato dal fatto che i genitori scelgano per lui.
Ad esempio, non ha senso chiedere a un bambino di tre anni se preferisce mangiare carne o pesce in quanto non si tratta di un individuo in grado di riconoscere cosa sia meglio per sé: magari, fosse per lui, mangerebbe patatine tutto il giorno.
Le scelte sono quindi competenza dell'adulto, che deve però imparare a conoscere il proprio figlio nelle sue caratteristiche e osservarlo nella sua evoluzione".
Caratteristiche dei genitori medusa
"La chiave di questo approccio è l'ascolto: intesa in questo senso, la visione del genitore medusa è condivisibile - continua la docente -. Mamma e papà non devono mettersi in testa un'idea e portarla a termine a tutti i costi se questa non incontra le inclinazioni del bambino.
Ad esempio, analizziamo in che modo viene effettuata la scelta dello sport da praticare come attività extrascolastica: non devono iscriverlo a un corso di calcio se il bambino non mostra alcun interesse per questa disciplina.
Devono imparare a osservarlo, a conoscerlo davvero, facendo attenzione alla persona che è e che sta diventando, assecondandolo nei suoi gusti e nelle sue preferenze, pur decidendo per lui quando necessario".
Attività extrascolastiche per i bambini: come sceglie un genitore medusa
Come aiutare un bambino di asilo / primaria a scegliere le attività extrascolastiche, che criteri usare?
"Occorre trovare un compromesso tra le preferenze del bambino – quelle reali, non indotte da ciò che va più di moda al momento o da quello che fanno gli altri – e le esigenze pratiche dei genitori - commenta Ionio -. Chiaramente non tutti possono permettersi di accompagnare i figli dall'altra parte della città in qualsiasi orario ogni giorno".
L'importanza del tempo libero.
"C'è però un aspetto prioritario da tenere in considerazione - aggiunge -. I bambini non giocano più in maniera libera; è tutto molto strutturato, tutto è basato sulla performance. Questo atteggiamento è sbagliato perché i bambini devono avere del tempo libero e vuoto, nel quale si devono anche annoiare. Perché è in quel momento che si attiva il processo mentale legato alla creatività, al gioco simbolico, al pensiero astratto, alla sperimentazione di sé e alla costruzione della propria identità. Quindi va bene scegliere delle attività extrascolastiche, ma magari ne basta una.
Piuttosto, è una buona idea dedicare del tempo a giocare con i propri figli. Quindi sì: si può chiedere al bambino cosa vorrebbe fare ma è soprattutto fondamentale porsi in ascolto. Poi si valuta la fattibilità del desiderio".
Attività extrascolastiche per adolescenti: come orientarsi
"Sicuramente dalla preadolescenza, i ragazzini vogliono portare avanti il proprio pensiero ed essere ascoltati. È giusto che lo facciano e anche in questo caso vale la regola aurea dell'ascolto e del dialogo. A questo punto il figlio è in grado e può scegliere, può iniziare ad assumersi la responsabilità delle sue decisioni, ma gli si può anche concedere di provare, sapendo che ci si può ricredere e tornare sui propri passi senza problemi.
È rassicurante sapere di avere a disposizione un tempo di prova. Spesso i ragazzi faticano a vagliare tra molte opportunità, dunque può essere utile un momento di confronto anche con i docenti, per aiutarli a valorizzare le loro competenze. Se poi faranno una scelta inadeguata, nessun problema: proveranno un'altra strada. D'altronde, anche i genitori possono sbagliare nelle loro disposizioni ed è importante che i figli se ne rendano conto, sin da piccoli. Anche perché solo l'imperfezione racchiude margini di miglioramento e di crescita".
L'intervistata
L'intervistata è Chiara Ionio, docente di Psicologia dello sviluppo e dell'educazione all'Università Cattolica di Milano.