Il bambino simmetrico: chi è e come gestirlo se ne avete in casa uno
Secondo Claudia Messing, la sociologia argentina che ha teorizzato e oggi lavora con le famiglie per educare a superare i limiti di una relazione familiare genitori-figli equivalente, il bambino simmetrico è l'espressione più comune della genitorialità attuale. Ma di cosa si tratta chi è il bambino simmetrico? Ne parliamo con Francesca Lesmo, psicologa psicoterapeuta e sessuologa, founder dello Studio Lesmo.
Caratteristiche del bambino simmetrico
"Messing ha trovato un'etichetta a mio avviso efficace per definire la struttura comportamentale relazionale di alcuni bambini che oggi si incontrano sempre più di frequente. Si può dire che siano i figli della genitorialità moderna – premette la psicologa -. Il bambino simmetrico non sente la gerarchia nelle relazioni: adotta un atteggiamento che gli è stato trasmesso da chi lo ho cresciuto sin nelle primissime fasi di vita e considera se stesso già in tenera età di pari grado nel detenere il potere della relazione rispetto agli adulti.
Il bambino e la bambina simmetrica sono molto di frequente aggressivi e dispotici perché si sentono grandi e ritengono siano loro dovuti tutti i diritti dell'adulto ma senza nessuna capacità di gestire quel mondo adulto, i suoi contenuti e la sua complessità".
Cosa significa simmetria nelle relazioni.
"Le relazioni distinguibili tra simmetriche e asimmetriche riguardano il bilanciamento nel carico delle responsabilità:
- possono essere simmetriche le relazioni come la coppia funzionante, in cui i due partner hanno uguali diritti e doveri l'uno verso l'altro;
- oppure asimmetriche come nel caso del rapporto insegnante-allievo o medico-paziente: il primo elemento ha maggiori responsabilità e il compito di tutelare l'altro membro".
Bambino simmetrico: a che età le prime manifestazioni
Il sonno.
"L'impostazione che genera un bambino simmetrico parte dal primo giorno di vita e alcuni elementi si riscontrano già quando il genitore racconta delle difficoltà nella regolazione degli stati di sonno e veglia del neonato: spesso mamme o papà riportano di bambini lasciati svegli fino a che non crollavano sfiniti o di situazioni di difficoltà all'addormentamento in ambienti carichi di stimolazioni esterne e disturbanti, come luci forti o rumori persistenti.
Contesti in cui un adulto riuscirebbe comunque ad addormentarsi, ma un neonato no.
Il pianto.
"Ancora, bambini il cui pianto frequente era sempre interpretato come fame dall'adulto, che avrebbe invece potuto accogliere eventuali manifestazioni di altri bisogni del piccolo".
La struttura.
"Intorno ai 2, 3 anni si vede già molto bene con un occhio clinico la struttura del bambino simmetrico: le sue imposizioni possono sembrare a quest'età buffe e gradevoli nel contesto adulto perché il bambino proverà a "scimmiottare" simpaticamente frasi sentite dai grandi ma più avanti, già intorno ai 6-7 anni, un atteggiamento da piccolo tiranno potrebbe impattare più pesantemente col mondo esterno e non può essere interpretato solo come indole volitiva".
Bambino simmetrico: alcune situazioni tipiche
Bambino simmetrico: alcune situazioni tipiche
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"I genitori che chiedono al proprio bambino di 5, 6 o 7 anni cosa ne pensa della casa che hanno visitato insieme in vista di un trasloco e decidono effettivamente sulla base del parere indicato dal bambino (che probabilmente sta ripetendo quanto ha udito dall'agente immobiliare o da altri adulti). Chiedere un parere decisivo investe il bambino di una responsabilità così grande per una scelta importante che non saprebbe affrontare per quello che è, rispondendo per la parziale dimestichezza che ha con quel tema".
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"Informare un bambino di 6 o 7 anni che aspetterà un fratellino o una sorellina al primo test positivo di gravidanza, investendolo precocemente dei pensieri e del carico emotivo di un evento importante e con molte incognite".
"Quando i bambini vengono iper esposti ai fatti della vita e alle complessità del mondo adulto senza alcun sistema di protezione ma con lo stesso tasso di rischio dell'adulto, questo può essere pericoloso e dannoso – commenta Lesmo -. I genitori che non filtrano i propri stati emotivi e raccontano le proprie ansie ai figli li schiacciano nell'impotenza, perché si tratta di fatiche difficili se non impossibili da comprendere e gestire.
Pensiamo a quando un bambino vede un suo pari piangere: spesso accade che anch'egli reagisca piangendo a sua volta, in empatia con l'altro bambino. L'adulto non dovrebbe ricreare dinamiche in cui affida al bambino la totale responsabilità di comprendere da solo situazioni più grandi di lui".
Bambino simmetrico: lo stile genitoriale
"Penso che fare il genitore sia molto difficile – chiarisce la psicologa psicoterapeuta -: ci sono bambini che si attivano più facilmente, che iper-reagiscono, altri più facilmente consolabili: ogni figlio è un mondo a sé ma i genitori restano responsabili della struttura simmetrica del bambino. Quest'affermazione non deve servire e colpevolizzarsi, tutt'altro: occorre generare un pensiero autocritico che aiuti l'adulto a trasformare quel richiamo al senso di responsabilità verso un cambiamento. Spesso, anzi praticamente sempre, si mettono in atto comportamenti senza dolo, quindi non serve mortificarsi.
Le caratteristiche del bambino simmetrico non sono perpetue.
I modelli pedagogici 'misti' in cui l'importante è crescere un figlio che sia sempre felice, ad esempio, si rivelano limitati: con l'intento di voler lasciare i bambini liberi di esprimersi o di non frenare il loro potenziale si allevano piccoli tiranni che crescono con un forte senso di fragilità del sé, con la sensazione che il mondo adulto pretenda da loro sempre una soluzione. Gli effetti si vedono già nella prima adolescenza: i ragazzi possono apparire completamente privi di stimoli o, al contrario, possono compiere gesti pericolosi o dannosi per loro stessi e gli altri senza alcun pensiero critico e ingenuamente stupiti delle conseguenze delle loro azioni".
Consigli per farsi ascoltare dal bambino simmetrico
Ci sono strategie e attività che in base all'età possono aiutare il bambino simmetrico:
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Fornire al bambino rimandi utili di comprensione di quel che sta provando, senza giudizi. Si può dire al proprio figlio "Mi sembri triste", oppure, "Vedo che sei arrabbiato!", "Come sei felice oggi!" L'adulto può fare lo sforzo di leggere quello che il figlio sta provando e può raccontarlo al bambino, senza giudicare e nemmeno porre per forza fine a questo stato d'animo consolando a tutti i costi.
Serve affinché il bambino possa riconoscere che l'adulto lo sta osservando, lo ha accolto e non è andato in pezzi di fronte a questo stato emotivo cercando immediatamente una soluzione.
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Un'attività utile è provare a regolare i turni di parola. Basta un timer. Quando si deve affrontare un discorso col bambino o si deve decidere qualcosa misuriamo il tempo di parola ed educhiamo all'ascolto dell'altro attraverso questo semplice strumento: ognuno può parlare in un dato lasso di tempo stabilito e poi deve cedere la parola, ascoltare e solo dopo può riprendere la parola. Per i più piccoli si può usare una clessidra che aiuti a gestire anche visivamente il tempo a disposizione.
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Quando si affronta un discorso davanti ai propri figli il genitore dovrebbe allenarsi a chiedersi: "a mio figlio questa informazione è utile?". Può capitare di commentare fatti o giudicare situazioni e persone non curandoci dell'effetto delle nostre parole sui più piccoli. Avere questo accorgimento evita che i bambini ripetano ragionamenti adulti fuori contesto.
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I bambini provano a porre domande "da adulti" su argomenti di cui ignorano il significato come "Quanto costa quella casa?"? Con questi temi il bambino cerca di porsi da adulto, su un piano simmetrico. Cerchiamo di non farci ingaggiare in questa dinamica rispondendo a nostra volta con un'altra domanda sul perché di quella richiesta o rimandando al fatto che certi temi sono per gli adulti.
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Lavorare sulle emozioni. Interpretiamo un ruolo nel gioco, un veicolo per aiutare il bambino a esprimere le proprie emozioni per quelle che sono e per aiutarlo a capire la gerarchia delle relazioni: si può, ad esempio, giocare con i propri figli e i loro pupazzi o peluche. Ognuno rappresenta un personaggio e se si è, ad esempio, una mamma leonessa che deve tenere i cuccioli lontano dai pericoli, si farà in modo che quel personaggio sia inamovibile su cosa sia giusto o sbagliato usando parole amorevoli ma chiare.
Lo stesso potrebbe fare impersonando, ad esempio, il cucciolo di leone che vuole superare i limiti aiutando il piccolo a ragionare sulle decisioni più giuste da prendere nel gioco.
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Giochi di ruolo mentre si guarda un film insieme. Con i più grandicelli si può decidere di guardare un film tutti assieme e scegliere ognuno un personaggio, magari il più distante da sé, e provare a immedesimarsi e immaginare che scelte possa compiere. Questa attività diventa un gioco divertente che permette di mettersi nei panni e cogliere diversi punti di vista nelle relazioni.
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Raccontiamo ai nostri figli delle figure adulte buone che ancora stimiamo e che ci hanno accompagnato quando eravamo piccoli. Riconosciamo con loro cosa rendeva forti e speciali quelle persone ai nostri occhi e se non ci viene in mente nessuno, domandiamoci allora sinceramente se non siamo stati noi per primi cresciuti come bambini simmetrici.
L'intervistata
L'intervistata è Francesca Lesmo, psicologa psicoterapeuta e sessuologa, founder dello Studio Lesmo.