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Il ruolo del padre nell'educazione dei figli, suggerimenti

di Sara De Giorgi - 26.05.2023 - Scrivici

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Fonte: shutterstock
Quanto è importante il ruolo del padre nell'educazione dei figli? Cosa bisogna sapere e quali sono i suggerimenti da seguire? Lo abbiamo chiesto a Daniele Novara.

In questo articolo

Quanto è importante il ruolo del padre nell'educazione dei figli? Com'è nella prima infanzia e come evolve nell'adolescenza? Cosa è fondamentale che i padri sappiano? Ci sono suggerimenti da seguire? 

Abbiamo intervistato al riguardo il pedagogista Daniele Novara, esperto sui temi della pedagogia e dell'educazione, autore e direttore del Centro Psicopedagogico per l'educazione e per la gestione dei conflitti (CPP).

Ruolo del padre nell'educazione dei figli, quanto è importante?

«Se nel primo anno di vita la titolarità educativa spetta alla mamma, in quelli successivi il padre ha un ruolo molto importante, legato al gioco di squadra con lei, nella logica di spostare il baricentro educativo dalle funzioni puramente di cura e di piacere alle funzioni più sociali, delle regole, delle buone abitudini e alla costruzione di autonomie in funzione del vivere in società.

Prendiamo l'esempio del lettone: nei primi tre anni i piccoli possono «frequentarlo», in seguito, diventa off limits per consentire loro lo sviluppo dell'autonomia. Il ruolo del padre è quello di assecondare questo processo di autonomia che libera dalla "fusionalità" materna. Arrivati al quarto anno del bambino il padre diventa essenziale.

La funzione del padre è, quindi, da un lato abituare all'autonomia, dall'altro liberare i figli dalle incombenze legate alla promiscuità con la madre. È opportuno, infatti, che sia il papà a riportare la sera il bambino nel lettino, poiché lui ha la funzione di favorire l'autonomia».

Codice materno e codice paterno, qual è la differenza?

«In psicologia il "codice materno" rappresenta il codice dell'accudimento, fortissimo nel primo anno di vita: la madre ha infatti un rapporto fusionale e prioritario con il bebè. Ne hanno parlato grandi studiosi come Bowlby e Winnicot. Il padre ha una funzione prevalentemente "logistica".

Trovo pericolose quelle mode che si stanno diffondendo per cui nel primo anno di vita del bebè, la madre si occupa di lui per il 50 per cento, mentre per il restante 50 se ne occupa il padre.

 Un bambino ha bisogno di un attaccamento ad una figura centrale (mediante contatto visivo, contatto epidermico, allattamento al seno o al biberon, ecc.), ovvero la mamma, che garantisce la continuità tra vita intrauterina e vita extrauterina. È questo il senso del codice materno, il quale nel tempo si stempera fino a scomparire.

Il "codice paterno" è il codice della sfida, dell'autonomia, della responsabilità, non ha a che fare con l'accudimento. Il "mammo" - di cui si parla spesso - non ha particolare utilità. Oggi, si sente la carenza della figura paterna».

Il ruolo paterno durante l'adolescenza

Daniele Novara afferma che in adolescenza la mamma dovrebbe passare la palla al papà. Si parla di "convergenza educativa sul padre in adolescenza", un'azione scontata nell'ambito psicoevolutivo.

«Siamo ormai lontani dalla concezione patriarcale del padre. Dagli 11-12 anni, quindi dalla preadolescenza, ossia da quando finisce l'infanzia e i figli si vogliono sganciare dal controllo materno, assume un ruolo psicoevolutivo. Il padre diventa il "front office educativo" pur mantenendo la logica del gioco di squadra. In accordo con la madre, il papà accorda i permessi, stabilisce orari (negoziabili), consegna la paghetta. Passare la palla al papà diventa sostanziale nella gestione educativa degli adolescenti.

In quelle situazioni in cui il padre non è presente (si vedano ad esempio i casi di separazione), bisogna avere il buon senso di creare separazioni basate sulla condivisione educativa tra genitori, la quale non riguarda la coppia sentimentale, bensì la coppia educativa.

Anche gli avvocati dovrebbero essere più preparati sul piano pedagogico nell'ambito delle separazioni. Se, invece, il padre è scomparso o non c'è mai stato, la madre abbandona le funzioni di accudimento e le ridondanze verbali e si organizza, anche se da sola, in funzione paterna, spingendo i figli a vivere la loro vita, nella sfida della crescita, senza creare situazioni di sostituzione, ma favorendo l'autonomia in adolescenza».

Paternità ed educazione dei figli, consigli per i papà

Secondo Novara i padri non possono esercitare il proprio ruolo senza la mamma. «Viviamo in una società post patriarcale. Il mondo che faceva da cornice al nostro passato non c'è più. I nuovi padri devono compiere un passo avanti e accettare questo nuovo ruolo:

  1. non fare le mamme numero 2: di mamma ce n'è una sola ed è sufficiente; non serve un sosia, un clone;
  2. non andare in competizione con la mamma, non c'è bisogno di fare 50 e 50 quando il bambino è piccolo;
  3. aiutare la mamma a fare la mamma: ad esempio, dovrebbe essere il papà a fare la spesa, in modo che la mamma possa essere più libera nella cura o nell'alimentazione dei bambini.
  4. nel gioco di squadra lavorare sulle autonomie.Per esempio, dovrebbe essere il padre a togliere le rotelle alla bicicletta.
  5. Sempre nel gioco di squadra non restare in panchina durante l'adolescenza.Anzi in questo periodo occorre dare il massimo come padre. Mettiamo che il figlio non voglia andare a scuola: il papà prende in mano la situazione. 
  6. Fin da quando i bambini sono piccoli occorre avere sempre momenti esclusivi papà-figlio o papà-figlia, per creare la memoria di una relazione con il padre, individuato come una figura specifica già dal secondo o terzo anno di vita».

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