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Leggere e scrivere prima della scuola primaria: sì o no?

di Marzia Rubega - 11.10.2013 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Spesso, un interrogativo (sempre più frequente) si fa largo nella mente dei genitori di bimbi di quattro, cinque anni: è opportuno che il bimbo impari a leggere e scrivere prima del suo debutto nella scuola primaria? Non c'è una risposta unica e assoluta. Occorre invece valutare con attenzione molti aspetti diversi.

Il bimbo cresce, taglia nuovi traguardi e mamma e papà si trovano ad affrontare ogni sua tappa con gioia, stupore e qualche dubbio.

Tra le (infinite!) domande con cui i genitori si arrovellano per il bene del pargolo, in vista del passaggio alla scuola primaria, i pensieri su come favorirlo e aiutarlo si moltiplicano.

Con un paio di anni di anticipo, spesso, un interrogativo (sempre più frequente) si fa largo: è opportuno che il bimbo impari a leggere e scrivere prima del suo debutto scolastico, anche grazie a schede di pregrafismo?

Dipende.

Questo è il concetto-chiave che emerge dalle esperienze su campo e dalle conoscenze di chi con i bambini ci lavora ogni giorno. Non c'è una risposta unica e assoluta a questa domanda. Occorre invece valutare con attenzione molti aspetti diversi. Perché? A spiegarlo sono i 4 esperti che abbiamo coinvolto per riflettere insieme sulla questione in tutte le sue sfaccettature.

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Il bimbo mostra interesse per le 'letterine'? Non bloccarlo...

Già intorno ai 4-5 anni, alcuni bambini sembrano molto attratti dalle 'letterine' dell'alfabeto, le guardano con interesse (nei libri, per strada, sui cartelli, ovunque) e cercano di scrivere qualcosa.

In questo caso, allora, come dovrebbe comportarsi il genitore?

“Come insegnante di scuola primaria e mamma, mi sento di rispondere a questa domanda con un altro quesito: è giusto bloccare la curiosità di un bambino? La mia risposta, ovviamente, è 'no', purché non si tratti di un avvicinamento alla lettura forzato e imposto”, dice Beatrice Braga, esperta, tra l'altro, di rieducazione alla scrittura (e autrice del libro: Imparo l'ortografia e la punteggiatura, Erickson).

Sulla stessa lunghezza d'onda è anche Michela Artusi, maestra della scuola primaria con oltre 30 di esperienza (di cui 15 nella scuola dell'infanzia): “Se un bimbo, per esempio, prova a scrivere il suo nome o quello di un personaggio dei cartoni che ormai conosce a memoria, non è certo un problema.

In tutte le epoche, c'è sempre stato chi vuole leggere e scrivere, è una cosa spontanea, e va bene prenderla così come si presenta, senza creare frustrazione al bimbo”.

Il (grande) potere dell'imitazione... anche nella scrittura

L'interesse per le 'letterine' che può mostrare un bimbo di 4-5 anni rientra nel suo più ampio percorso di esplorazione e scoperta del mondo intorno a lui. Non a caso, nei primi 7 anni di vita, il bimbo impara soprattutto per 'imitazione ed esempio'. A sostenerlo è Rossana Colli, pedagogista e autrice di numerosi libri (l'ultimo, con Cosetta Zanoni, Giro, ghirotondo e altre storie ortografiche, Erickson).

Secondo l'esperta, il bimbo inizia, per esempio, a parlare nel modo migliore ascoltando gli adulti che si rivolgono a lui con tono amorevole (prestando attenzione al ritmo e alla musicalità delle parole più che al significato). Per questo, filastrocche e canzoncine sono ottime alleate.

“Per il bambino piccolo tutto quello che accade intorno a lui è buono e, di conseguenza, da imitare. Se nel suo ambiente c’è un fratello più grande o un adulto che scrive in sua presenza, spontaneamente copierà i segni della scrittura. In tutto ciò, non c’è nulla di male a patto che l'adulto non si metta a spiegargli per filo e per segno il significato di ogni lettera”, spiega la pedagogista.

Sulla stessa scia, Beatrice Braga aggiunge: “Spesso, i fratelli minori si avvicinano, quasi per gioco, al complesso mondo dei simboli. Per imitazione, iniziano a nutrire curiosità per quei 'geroglifici inchiostrati' che consentono, una volta decodificati e compresi, di possedere un'abilità dalla ricchezza inestimabile”.

Ogni bimbo ha i suoi ritmi

La crescita, però, non è un insieme di tappe identiche per ogni bambino: questo è un punto fondamentale su cui tutti gli esperti sono concordi. Quindi, è normale che ci sia chi mostri la voglia di leggere e scrivere molto prima del debutto alla primaria e chi no.

“Non credo sia giusto, né da parte dei genitori, né da parte degli insegnanti della scuola dell'infanzia, bloccare l’interesse o la motivazione di un bambino di 4 o 5 anni verso la lettura o la scrittura di parole.

Occorre tenere sempre quello sguardo sottile e attento verso le inclinazioni dei piccoli e non frenarle con un 'Non è ancora il momento!' oppure un 'Devi per forza!' - dice Carlo Scataglini, insegnante specializzato in metodologie di recupero e sostegno e autore di diversi libri (tra cui i nuovi titoli della collana 'Leggere facile', composta da un racconto + quaderno operativo, Erickson)

In altre parole, secondo Beatrice Braga, ogni bambino ha i suoi tempi e ritmi di apprendimento. In più, ognuno vive in un ambiente familiare e culturale che può offrirgli stimoli diversi che contribuiscono allo sviluppo personale. “Per questo motivo, noi insegnanti non dobbiamo puntare 'l'orologio dell'apprendimento' alla medesima ora per tutti! - afferma la maestra della primaria. e dovere morale di un educatore è rispettare le peculiarità di ognuno e promuoverne lo sviluppo”.

Il momento 'giusto' e uguale per tutti non c'è

Proprio perché ogni bimbo ha le sue peculiarità, è inutile cercare leggi assolute anche per l'apprendimento dell'Abc. Ne è convinto Carlo Scataglini che crede non ci siano comportamenti e strategie che genitori e insegnanti debbano adottare obbligatoriamente per far sì che i bimbi entrino alla primaria conoscendo già l'alfabeto. “Non esiste un momento preciso che possa essere fissato dall’esterno e non è giusto stabilire che 'oggi' il bambino di 4-5 anni è pronto per cui bisogna per forza sottoporgli lettere e numeri da leggere e scrivere - spiega l'esperto.

Tra obbligo e interesse spontaneo, insomma, c'è sempre una grossa differenza. “A volte mi capita di incontrare nelle scuole dell'infanzia dei bambini che guardano le illustrazioni dei miei libri (Nda collana Leggere facile, Erickson) con grande interesse. Mi fanno mille domande, mi chiedono di tutto sui personaggi e su come mi sono venuti in mente. Poi cercano tra le parole, si accaniscono con tutto il loro impegno provando a riconoscerle e a leggerle. Mi piace stare a guardarli, mi ispirano una grande tenerezza.

Sorrido e li lascio fare”, dice l'autore.

A piccoli passi, favorire lo sviluppo della manualità fine

Sulla questione dei tempi 'giusti' per leggere e scrivere, secondo Rossana Colli, in generale, è meglio aspettare l’ingresso alla scuola primaria per spiegargli il significato delle cose, lettere incluse.

“Nel frattempo, però, è possibile favorire lo sviluppo della manualità fine, fondamentale nell’apprendimento della scrittura, proponendo, nel corso della scuola dell'infanzia, una serie di attività giocose e gioiose – afferma Rossana Colli. Per poter accedere alla lettere dell’alfabeto in stampatello maiuscolo è importante che i bambini si siano esercitati con tutto il corpo, attraverso il movimento, nella creazione di linee rette in piedi, la verticale, e linee rette distese, l’orizzontale, curve e cerchi…”, dice la pedagogista.

Sulla stessa scia, la maestra Michela Artusi crede che nel corso della scuola dell'infanzia, il bimbo dovrebbe essere accompagnato a sviluppare bene tutte le abilità della sua fascia di età. Dal suo punto di vista, durante l'ultimo anno, a 5 anni, è importante non dare spazio solo alle attività 'da quaderno' (Nda si riferisce al pregrafismo). “Sarebbe meglio, invece, insistere di più sulla manualità fine che dovrebbe essere ormai acquisita quando si entra nella prima classe. È importante, per noi insegnanti, che un bimbo sappia, per esempio, aprire il suo astuccio nel verso giusto, tagliare, incollare e colorare con tecniche diverse", dice l'insegnante della primaria.

Per concludere: giocando, si impara

In vista dell'ingresso alla primaria, secondo il parere dei 4 intervistati, il bimbo dovrebbe avere l'opportunità di maturare (durante la scuola dell'infanzia e a casa), una serie di prerequisiti necessari per leggere e scrivere senza difficoltà.

Anche a casa è possibile proporre giochi divertenti e utili per migliorare le competenze psicomotorie. “Un piccolo gioco, per esempio, dai 4 anni e mezzo, è fare le bolle di sapone con mamma e papà. E poi, disegnarne la forma con l’indice nell’aria, su una parete, per terra sul pavimento, sul tavolo.

.. E infine su un foglio da disegno con un morbido pastello a cera”, suggerisce la pedagogista Rossana Colli.

Quanto alla scuola dell'infanzia, per Michela Artusi, anche in questo caso, il gioco deve essere protagonista senza spingere troppo su abilità che rientrano nelle acquisizioni della primaria. “A volte, le proposte di pregrafismo dell'ultimo anno sconfinano, invece, nelle lettere dell'alfabeto e non ha senso perché nessuna scuola ha la finalità di preparare a quella successiva. Un'attenzione troppo forte sugli esercizi di pregrafismo può rendere i bimbi ansiosi”, dice la maestra. A scuola, e anche a casa, invece, ha un grande valore, dal punto di vista della maestra, la lettura ad alta voce che predispone il bimbo all'ascolto e lo aiuta ad elaborare... Una capacità utile per il futuro tra i banchi di scuola.

Secondo Carlo Scataglini, il bambino sceglie gli elementi di suo interesse durante il gioco e lo arricchisce. Gli stimoli esterni e quelli che lui rielabora si trasformano, spesso, in forma di narrazione, racconto. “Ecco, io credo nella fortissima valenza della narrazione, nello stesso tempo nel gioco e nell’apprendimento. E le storie e i racconti ascoltati da un adulto sono una spinta forte per il bimbo verso la motivazione a leggere da soli”, conclude l'insegnante.

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