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I consigli dell'esperto per azzerare la distanza tra nonni e nipoti durante il Covid-19

di Elena Cioppi - 02.11.2020 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Nonni e bambini, come gestire la lontananza ai tempi del Covid-19? I consigli dell'esperta per aiutare i più piccoli a mantenere intatto il rapporto.

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Il Coronavirus spiegato ai bambini passa anche dall'elaborazione di una presenza-assenza importante, ovvero quella dei nonni. Che nei giorni che anticipano un nuovo decreto per tentare di arginare la diffusione del Covid-19 (l'ultimo più impattante per i bambini è stato il nuovo DPCM del 24 ottobre 2020) sono diventati in modo ancora più forte la categoria da proteggere e tenere al sicuro. Con le restrizioni che rendono le maglie dei rapporti sociali e anche familiari sempre meno elastiche, nonni e nipoti potranno continuare a vedersi? E come spiegare ai bambini piccoli, nella fascia che va dalla scuola materna alle scuole elementari (fino agli 8, 9 anni), che il rapporto fondato su abitudini consolidate, incontri pomeridiani, routine e abbracci sta per cambiare nuovamente la sua fisionomia? Abbiamo chiesto un parere su nonni e bambini, come gestire la lontananza e come continuare ad alimentare il rapporto in modo un po' diverso a Paola Cosolo Marangon, formatrice CPP esperta dei processi di apprendimento e vice direttrice della rivista Conflitti.

Nonni e bambini, come gestire la lontananza ai tempi del Covid-19

La cosa più importante in questa fase in cui l'esigenza di proteggere le fasce deboli della popolazione si fa preponderante in molte famiglie è non investire i bambini di quella preoccupazione che può prendere i genitori nei momenti di sconforto. E questo deve riflettersi anche nel modo in cui i genitori gestiscono un cambio di routine fondamentale come quello legato ai nonni: ci sono bambini abituati a vederli tutti i giorni che infatti potrebbero veder ribaltata questa situazione per cause di forza maggiore (e dove possibile, se il lavoro di mamma e papà lo permette). Tra tutte le priorità imposte dal Coronavirus, come aiutare i bambini a gestire le emozioni diventa fondamentale: la nostalgia, la delusione e anche la tristezza per la distanza imposta dalle restrizioni che li tengono lontani dai nonni sono sentimenti che i piccoli provano, anche se non hanno gli strumenti per elaborarli o spiegarli.

Secondo Paola Cosolo Marangon la cosa fondamentale è non alimentare le preoccupazioni dei bambini. E i genitori hanno due modi per farlo.

"La fascia d'età che va dai 3 ai 6 anni è la più fragile dal punto di vista emotivo perché non ha molti strumenti per gestire le emozioni. Fondamentale quindi è l'atteggiamento dei loro genitori. La prima strada per salvaguardare la loro serenità è non farsi sentire mentre si parla (dal vivo o al telefono) della situazione attuale. Anche evitare i telegiornali aiuta: ai bambini la ridondanza di notizie e informazione a cu spesso gli adulti si sottopongono non serve"

Questo è importante perché i bambini non colgono tanto le parole dei grandi quanto l'insieme di emozioni, di gesti e di sentimenti che gli adulti trasferiscono (involontariamente o no) su di loro. Un altro passaggio fondamentale secondo l'esperto è evitare di rassicurare continuamente il bambino. "L'eccesso di rassicurazione crea sospetto. Se i bambini si sentono dire troppe volte che va tutto bene cominciano a pensare che qualcosa non vada bene affatto".

Un altro aspetto fondamentale in questa fase è non far sentire i bambini responsabili dell'allontanamento e, ovviamente, anche della situazione in generale. "I bambini sono stati identificati più di una volta come gli untori ma è chiaro che non lo sono né devono assolutamente sospettare di esserlo. La prima regola è che i piccoli non devono pensare di poter fare male a un'altra persona, soprattutto se questi sono familiari come i nonni". Per l'esperta un eccesso di spiegazioni in questo caso può portare al fraintendimento, soprattutto se i bambini sono piccoli e dunque più soggetti all'ansia da separazione. Bisogna ricordare che i bimbi e i ragazzi hanno già vissuto una separazione brusca e repentina ai tempi del primo lockdown, quindi conoscono già i risvolti delle limitazioni, li hanno provati sulla loro pelle.

"Il trucco è cambiare modalità. Sia i piccoli che i bambini più grandi possono comunque continuare ad avere un rapporto con i nonni a distanza, che si evolve in base alle necessità in modalità tutte nuove".

Cosa non dire ai bambini che non possono vedere i nonni

Mentre nei bambini più grandi la leva emotiva della protezione è più efficace, nei piccoli è controproducente spiegare la lontananza dai nonni legandola a questa esigenza. Secondo Paola Cosolo Marangon " dire che bisogna stare a distanza 'per proteggere i nonni' potrebbe spingere i bimbi a sentirsi responsabili per loro, una sorta di minaccia. E non è mai bene che arrivino a questa consapevolezza errata". Il modo migliore per farlo, da genitore e da nonno, è provare a volgere al positivo la situazione. "Spingere i più piccoli a trovare nuovi modi per incontrare e sentire vicini i nonni è il segreto per non appesantire la situazione. Spiegarla a parole non servirebbe, anche perché loro, come gli adulti, sanno perfettamente che c'è qualcosa che non va e cosa sta succedendo. Costruire prospettive positive è il primo strumento per trarre il meglio dall'evoluzione di questa situazione". 

Come mantenere intatto il rapporto con i nonni a distanza

Il trucco, secondo l'esperta del CPP, è usare categorie di pensiero che per i bambini sono efficaci e che riescono a comprendere. La dimensione del gioco diventa quindi importante per rimanere nella relazione e nell'universo affettivo anche se a distanza. Per farlo, ci sono alcune attività che i bambini, dai 4 anni ai 10 circa, possono fare insieme ai genitori per elaborare al meglio la lontananza forzata senza patirla troppo.

Il diario dei nonni

L'esperta suggerisce questa attività da proporre ai bambini (i piccoli che non sanno scrivere possono farlo con l'aiuto di genitori o fratelli più grandi) per alimentare il rapporto con i nonni anche se questo non si sviluppa più nelle stesse modalità di prima.

Ogni giorno i bambini possono scrivere un pensierino per i nonni, una frase che andrà a costruire una sorta di diario per loro. In questo modo si scandisce anche l'attesa e la si riempie in un modo costruttivo: il diario diventa infatti un dono da dare ai nonni alla prima occasione utile.

Mantenere la routine

Dare il buongiorno, la buonanotte, augurare buon appetito ai nonni anche a distanza. La routine per i bambini è fondamentale e adattarla alla situazione è il modo per non interrompere il rapporto ma, anzi, riequilibrarlo su nuovi modi di parlare. Non è necessario fare molte videochiamate al giorno, ma chiedere al bambino se vuole comunicare con i nonni in qualche modo o se vuole inviargli un messaggio è un bel modo per tenere aperto il canale.

Usare un peluche come strumento di comunicazione

Usare il pupazzo del cuore, ovvero l'oggetto transizionale come strumento per comunicare con i nonni anche a distanza può essere un modo per sentirli più vicini? Sì, secondo l'esperta: "Il gioco finzionale, la fantasia, la creatività per adeguarsi al momento sono le armi che i bambini conoscono e usano tuti i giorni. Prestare un peluche ai nonni che lo abbracciano e lo restituiscono al bambino rende quel pupazzo un simbolo, non solo di affetto ma anche di protezione. Il bambino è animista, identifica nel peluche preferito una serie di caratteristiche che lo fanno sentire bene. E darlo ai nonni, anche se solo in modo simbolico, è un modo per sentirli e saperli vicini".

Famiglie all'estero, i consigli dell'esperto

Ancora più complicato diventa il rapporto se la famiglia vive all'estero e in pandemia è impossibilitato al ritorno, con sempre miniore flessiblità. L'esperta consiglia di non reprimere le emozioni dei genitori davanti ai bambini ma anzi, di esternarle per poter vivere il più serenamente possibile sentimenti come la lontananza e la nostalgia.

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