Il piccolo Enrico, tre anni, cerca di staccare il rimorchio dalla macchinina di Sara. E lei reagisce: si gira, gli rifila uno schiaffo sonoro e poi gli dice perentoria 'Non sei più mio amico'. La mamma di Enrico è decisamente seccata, la mamma di Sara imbarazzata. Entrambe pensano: perché i bambini a volte riescono a essere così spietati?
Ma com'è possibile che i bambini si prendano a calci e spintoni per un nonnulla? Perché raccontano delle bugie inverosimili? Perché si fanno del male gratuitamente? Le ipotesi su cui si sono concentrati gli studiosi di psicologia infantile sono.
Ipotesi 1: Ci vuole tempo prima che i bambini imparino a capire cosa è bene e cosa è male.
Ipotesi 2: Sono i genitori a dover insegnare ai propri figli il bene e il male.
Lo sviluppo della moralità
In particolare gli studiosi si sono interrogati sullo sviluppo della moralità. Gli psicologi si domandano: Come è possibile che la maggior parte dei bambini si comporti bene (alcuni al punto da agire contro i propri interessi), mentre altri sono senza scrupoli e fanno del male a se stessi e agli altri?
Per trovare una risposta a questa domanda hanno osservato i bambini da diversi punti di vista: come giudicano, come dicono le bugie e come ingannano. Hanno osservato anche come reagiscono ai filmati che contengono scene violente.
Che cosa ne è emerso?
Già a un anno di vita ... nei bambini c'è un sentimento simile alla compassione: i neonati si fanno contagiare dal pianto di altri bambini e sono contenti se vicino a loro c'è qualcuno che ride.
A due anni ... i bambini sono in grado di consolare un altro bambino. Accarezzano un bambino che si è fatto male o porgono un fazzoletto alla mamma quando piange. Si ritengono in obbligo di condividere i giocattoli o le caramelle con gli altri.
La capacità di provare compassione e di agire in modo non egoistico pare dunque essere presente in tutti i bambini di due o tre anni.
A circa quattro anni ... hanno una doppia moralità sorprendente. Lo hanno concluso gli scienziati del famoso Max-Planck-Institut per la ricerca psicologica di Monaco. Alla domanda su come si senta un bambino che ha rubato dolci e caramelle, l'80 per cento dei bambini e della bambine ha risposto: "Benissimo, i dolci sono proprio buoni." Poco prima quegli stessi bambini avevano detto con orgoglio e convinzione che non si ruba: "È una cosa brutta e cattiva."
Alle elementari ... i bambini sono già in grado di distinguere i principi morali dalle regole sociali. Esempio: sanno che non si picchiano gli altri bambini. E sanno che l'insegnante non si chiama per nome.
Cosa succederebbe, hanno chiesto i ricercatori, se la legge permettesse tutte e due le cose? I bambini di sette anni distinguono: sarebbe giusto chiamare l'insegnante per nome, se la legge lo permettesse. Non sarebbe però comunque giusto picchiare un altro bambino. "Quello non si può fare mai", hanno detto. Picchiare è una cosa di per sé cattiva.
Che cosa si deduce da queste osservazioni? Che la seconda ipotesi, vale a dire che i bambini non conoscono la morale, non regge. "I bambini acquisiscono ben presto una coscienza morale differenziata", spiega Gertrud Nunner-Winkler del Max-Planck-Institut per la ricerca psicologica. La scienziata però aggiunge: "C'è una grande differenza tra consapevolezza morale e volontà morale".
In altre parole: i bambini piccoli sanno qual è il modo corretto di comportarsi, è al momento di metterlo in pratica però che vengono meno. Conoscono le regole, ma non capiscono (ancora) il motivo per cui le devono rispettare. Pare che i bambini piccoli e quelli in età prescolare debbano ancora accumulare determinate capacità cognitive, esperienze sociali e conoscenza del mondo.
È per questo che in tutta una serie di situazioni dovremmo concedergli delle attenuanti.
Quando un bambino di tre anni si siede in un cartone per il trasloco su cui sono dipinti dei fari e afferma serio e orgoglioso: "So guidare!", si tratta davvero di una bugia? Distinguere tra fantasia e realtà, in questa cosiddetta fase magica che dura fino al periodo scolare, risulta difficile per molti bambini.
È per questo che i bambini piccoli spesso si comportano in modo "immorale", è la particolare situazione in cui si trovano a portarli a comportarsi così. Oppure picchiano gli amichetti quando si sentono minacciati e non sono abituati ad affrontare i conflitti a parole.
Inoltre la curiosità li porta spesso a trovarsi in situazioni dubbie. Vogliono sperimentare, mettere alla prova se stessi e gli altri, vogliono provocare delle reazioni. Gli adulti devono abituarsi a non vedere sempre il male dietro ogni loro azione.
Prendiamo per esempio un bambino di due anni e mezzo cui piace tirare i capelli degli altri bambini: non lo fa per cattiveria, magari semplicemente trova affascinanti le grida di chi gli sta vicino. Il giorno in cui la mamma gli spiegherà bene quanto faccia male tirare i capelli, smetterà di fare questo dispetto. Di sicuro non vuole fare male a nessuno.
Anche Sara, di cui si parlava all'inizio, con il suo schiaffo voleva fare una prova, voleva misurare la propria forza. Sarebbe riuscita a tenere per sé il rimorchio senza grandi discussioni? (poiché Enrico dopo lo schiaffo non gliel'ha lasciato, ha provato a convincerlo verbalmente).
Così anche l'ipotesi 2 risulta poco verosimile: i genitori non sono (gli unici) responsabili dell'educazione morale di un bambino, che dipende invece da tutto l'ambiente circostante. Il bambino guarda in innumerevoli situazioni (con i coetanei al nido o all'asilo, dai nonni, nei film alla TV) come gli altri uomini si comportano tra di loro, e li giudicano.
E ovviamente è particolarmente importante se questi modelli si contraddistinguono per la lealtà o per i loro imbrogli.
Il ruolo di mamma e papà in questo caso è importantissimo, ma appunto solo dandogli il giusto esempio, non ammonendoli continuamente. A cosa serve sgridare il bambino perché ha detto una bugia se poi nella vita quotidiana non ci si comporta in modo corretto, ad esempio se si chiacchiera sdolcinatamente con la vicina per poi parlarne a casa come di una "stupida gallina"? I bambini imparano ogni giorno quali sono le cose che si fanno e quelle che non si fanno. Un buon esempio rafforzerà quindi la moralità di un bambino.
Pillole di saggezza per i genitori
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Nella vita di ogni giorno ci sono delle occasioni perfette per discutere, basta approfittarne. Ad esempio mentre gli leggi una storia o guardando insieme la TV: "Era giusto o sbagliato quello che ha fatto l'eroe?"
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Da un'educazione affettuosa e capace di immedesimazione nasceranno persone non solo socialmente attive, ma anche mature e capaci di pensare con la propria testa.
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Un risultato analogo è emerso da uno studio condotto su mamme e loro figlie di due anni: quanto più le mamme erano sensibili e incoraggianti nei confronti delle figlie, tanto più queste erano attente ai sentimenti dei coetanei.
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Chi invece punisce sempre il proprio bambino lo spingerà a comportarsi in modo sconveniente, ad esempio dirà le bugie o farà le cose di nascosto, per paura di essere sgridato.
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I bambini avranno una grande sicurezza morale nelle famiglie in cui vigono delle regole fisse, dove però c'è anche la certezza di poterne discutere apertamente.
In conclusione: è un lento processo quello che trasforma un bambino che conosce le regole in una persona che agisce anche in base a queste regole. Quanto più spesso un bambino vede che la lealtà e la correttezza gli permettono di raggiungere i propri scopi e addirittura di essere felice, tanto più accoglierà questo sistema di valori nelle propria vita.
Ovviamente ci possono sempre essere delle ricadute. Anche se Sara picchierà ancora un paio di bambini o a scuola non farà mai copiare la compagna di banco durante il dettato, non è comunque da escludere che prima o poi imparerà, facendo esperienza, il significato della compassione.
(Articolo tratto da Eltern)
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