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Quando il senso di maternità è soffocante per il bambino: cosa fare

di Giulia Foschi - 06.07.2022 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
L’eccessivo controllo, la proiezione dei propri bisogni sul figlio, possono causare problemi: come fare quando il senso di maternità è soffocante

Quando il senso di maternità è troppo soffocante per il bambino: cosa fare

Non è facile rendersene conto, ma talvolta il senso di maternità può diventare eccessivo e schiacciare i reali bisogni del proprio figlio. In una società che ci chiede di essere sempre perfetti e performanti, e nella quale tutte le responsabilità ricadono sul singolo individuo, il bisogno di costante controllo può farci perdere di vista la necessaria autonomia del bambino in quanto essere umano "altro" rispetto a sé. Quali sono dunque i sintomi ai quali porre attenzione? Cosa fare quando il sensi di maternità è soffocante? Ne parliamo con Rosa Maria Quatraro, psicologa, psicoterapeuta, specialista in psicologia clinica.

In questo articolo

Quando il senso di maternità diventa troppo soffocante per il bambino

Un'eccessiva dipendenza dalla "mansione genitoriale" è una cattiva abitudine. Se una donna trova sicurezza soltanto accanto ai propri figli, rischia o di manipolare la mente dei bambini, oppure di proiettare su di loro troppe aspettative. È una situazione frequente nella nostra società, nella sua esperienza?

La proiezione narcisistica. "Quello dell'eccessivo attaccamento è un problema che non riguarda solo chi sta a casa o chi ha deciso di dedicarsi totalmente ai figli. Può verificarsi anche se la donna lavora, è autonoma e affermata. Il problema si fa sentire soprattutto quando c' è un uso narcisistico del figlio, che viene utilizzato per sostenere le proprie fragilità, sia dalla madre, sia dal padre. Questi comportamenti sono accomunati dal bisogno di avere il pieno controllo sul bambino, che diventa oggetto di soddisfazione narcisistica dei genitori. Lo si carica di tutto ciò che sentiamo di non aver realizzato"

La realizzazione di sè. "C'è anche un aspetto sociale da tenere in considerazione: al giorno d'oggi i figli sono visti come la ciliegina sulla torta, il figlio per alcuni diventa la massima realizzazione di sé e tendenzialmente arriva quando abbiamo già tutto. Ma un figlio costa molto in termini di rinunce rispetto al tipo di vita che conduciamo, quindi ci aspettiamo molto da lui.

Il risarcimento dal passato. "Per alcune donne esiste poi un'altra dimensione: ci può essere un senso si risarcimento, di riscatto dalle insicurezze o dai legami distorti e non sani con la propria famiglia di origine. L'idea è: darò a mio figlio quello che non ho avuto. Voler dare qualcosa in più è sano, ma se diventa il centro assoluto delle nostre attenzioni è un problema, perché allora non vediamo più il bambino per i suoi reali bisogni, per le sue caratteristiche, ma per le aspettative di cui lo carichiamo. Questi problemi sono sempre più diffusi perché oggi il controllo passa sempre più dall'individuo e sempre meno dalla società: non c'è quel contesto contenitivo che permette all'individuo di lasciare all'esterno una parte del controllo. Siamo sempre più individualisti, sempre più al centro della nostra vita, dobbiamo gestire tutto, ed è la società stessa che ce lo chiede".

Quando il senso di maternità diventa troppo soffocante per il bambino: quali sono i sintomi

Mamma "esaurita": quali sono i sintomi, come accorgersi se una madre sta esagerando con l'accudimento?

"Dopo il primo periodo di vita caratterizzato da una simbiosi relazionale, la madre deve iniziare a rendersi conto che il bambino è un essere separato con i suoi bisogni e le sue caratteristiche. Il problema emerge quando la madre è costantemente angosciata dal pianto del bambino, ha molti timori rispetto al sonno, lo svezzamento, il cibo: ci sono genitori che passano le notti a sorvegliare i figli o che temono possano sempre soffocarsi con il cibo. Oppure madri o genitori che non riescono ad aiutare i figli nelle funzioni regolatorie (sonno, alimentazione etc.) perché non sono in contatto con quello che è il bisogno del bambino in quel momento, ma seguono regole rigide. Un altro sintomo è la scarsa attenzione per sé e per il proprio compagno, quando la dimensione di coppia passa totalmente in secondo piano perché la madre è ossessionata dall'accudimento, dall'allattamento.

Alcune donne sono molto controllanti, per cui fanno molta fatica ad accettare di lasciare i bambini anche per pochissimo tempo, altre vivono stati emotivi di eccessivo scoramento o rabbia. Altre mamme ancora non riescono a gestire i capricci, non sanno dire no, non tollerano la frustrazione del figlio, si sentono cattive o perdono il controllo". 

Invischiamento madre-figlio: cosa significa

Invischiamento madre-figlio: cosa significa?

"L'invischiamento consiste nel non riconoscere e rispettare i confini tra sé stessi e i propri figli, i quali vengono considerati come prolungamento di sé. In questi casi come già detto, il bambino non viene visto per i suoi bisogni reali, ma su di lui vengono proiettati i propri bisogni. Ciò comporta dei rischi nella crescita del bambino, che svilupperà una pseudo-identità, assorbendo il concetto sono come tu mi vuoi. In questi casi i  genitori vivono i successi dei figli come se fossero i propri e in questo modo l'interiorità del bambino non è ascoltata e non è riconosciuta. Questo può portare il bambino a non essere capace di ascoltarsi, a perdere il contatto con le parti più autentiche di sè. In questi casi il bambino impara ad ascoltare il bisogno dell'altro ma non il proprio. Non impara ad ascoltare e a riconoscere le proprie emozioni. Se questa situazione va avanti fino all'adolescenza, che è solitamente il momento in cui il problema esplode, poi è difficile da recuperare e questi bambini faranno fatica a trovare la loro strada, essendo adesi a modelli che non sono i loro".

Come ristabilire un buon equilibrio se il senso di maternità diventa troppo soffocante

Come ristabilire un buon equilibrio se ci accorgiamo che il senso di maternità diventa troppo soffocante? Che passaggi ci consiglia di fare?

"Se c'è un invischiamento, la dinamica familiare in atto rende molto difficile a chi ne è coinvolto rendersene conto.

Per le donne in particolare è difficile da accettare. Normalmente, affinché ciò accada, deve crearsi una situazione che mette a repentaglio questo equilibrio. Ad esempio se il bambino manifesta dei sintomi o si verificano dei conflitti con il compagno. In generale credo che sia molto importante confrontarsi con altre donne e con altre famiglie, parlando di come si vive la maternità. Se ci si sente soffocare è fondamentale parlarne in primo luogo con il compagno: tante volte le donne vivono questa circostanza in solitudine, si sentono in colpa, credono di non essere  abbastanza brave. Il padre del bambino deve invece essere ugualmente coinvolto.  Se poi si avvertono sintomi come ansia, pensieri ossessivi, paura di perdere il controllo, se si sente una rabbia intensa, è importante rivolgersi ad uno psicoterapeuta specializzato in perinatalità e genitorialità".

L'intervistata

Rosa Maria Quatraro è psicologa, psicoterapeuta, specialista in psicologia clinica. Da oltre vent'anni svolge attività clinica, di ricerca, formazione e supervisione nell'ambito della psicologia e psicopatologia perinatale. E' Responsabile Clinico di Maternità in difficoltà (www.maternitaindifficolta.it) contenitore di servizi psicologico clinici per la perinatalità la prima infanzia e la genitorialità Ha lavorato per 21 anni in ambito perinatale presso l'UOS Psicologia Ospedaliera, area ostetrico-ginecologica Ospedale San Bortolo dell'Azienda ULSS 8 Berica. È co-direttore della collana editoriale "Psicologia della Maternità", Edizioni Erickson.

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