Ritardo nel linguaggio e sostanze chimiche
Si continua a indagare sulle ragioni che possono causare deficit di tipo neurologico sui bambini, e una recente ricerca europea di EDC-MixRisk pubblicata su Science dimostra un collegamento tra ritardo nel linguaggio e sostanze chimiche.
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Attenzione alle sostanze chimiche in gravidanza
A quanto pare, ci sarebbe un possibile legame tra l'esposizione a determinate sostanze chimiche da parte della mamma durante la gravidanza e ritardi nel linguaggio e altri deficit neurologici che possono colpire il nascituro. Si tratterebbe di ftalati, bisfenolo A (BPA) e composti perfluorurati (PFAS).
Lo studio su 2000 donne
La ricerca è stata condotta a livello europeo da diversi centri e università di Svezia, Italia, Francia, Germania, Grecia, Gran Bretagna e Stati Uniti, ed è stata finanziata dall'Unione Europea. Si sono analizzate 2000 donne, a partire dalla gravidanza fino all'età scolare dei figli, per valutare il livello di esposizione a determinate sostanze per poi monitorare lo sviluppo neurologico dei figli. Livelli importanti di questo mix di sostanze altera, in base ai risultati dello studio, la regolazione dei circuiti endocrini e dei geni che sono considerati responsabili di autismo e disabilità intellettiva.
Rivedere l’esposizione alle sostanze
Questo studio ha rivelato nuove soglie di rischio: il 54% delle donne in gravidanza è risultato esposto a un rischio di ritardo del linguaggio aumentato rispetto a chi si è mantenuto sotto la soglia ritenuta preoccupante. In questo modo si spiegherebbero anche i diversi tipi di autismo: non tutte le persone nello spettro presentano ritardi nel linguaggio o deficit verbali, pur essendo diagnosticate autistiche. Il responsabile di questa disabilità potrebbe essere quindi il mix di sostanze a cui è esposta la mamma, per questo è importante, per prevenire compromissioni neurologiche, una revisione della soglia delle sostanze consentite per esempio nei derivati plastici, nei cosmetici e nei pesticidi.
Ogni giorno entriamo in contatto con diverse sostanze: ci alimentiamo con cibo non biologico, con cibo confezionato in plastica, indossiamo abiti contenenti plastiche e tinti con processi di diverso tipo, ci spalmiamo creme e prodotti sulla pelle.
Tutti questi processi semplici e quotidiano ci espongono a dosi massicce di sostanze chimiche che, come è stato provato, possono compromettere i geni che passano al bambino.
Il problema è il mix di sostanze
Se la soglia minima è stata valutata dopo studi e ricerche, cioè un determinato prodotto può contenere al massimo una certa quantità di sostanze, non sono mai stati approfondite le conseguenze dell'esposizione a diverse sostanze, come mix di prodotti consumati e utilizzati ogni giorno. Se quindi la crema che vi mettete contiene solo il 5% della tal sostanza, ma poi l'esposizione avviene in altri mille modi i risultati potrebbero essere preoccupanti. Per questo lo studio di EDC-MIxRisk getta le basi per una valutazione nuova, che rivede quindi la pericolosità di certe sostanze valutandole nel loro complesso e non più singolarmente.
Adesso non resta che sapere quali saranno le prossime mosse delle istituzioni per preservare la salute delle mamme e dei bambini che portano in grembo, evitando ritardi del linguaggio e altri deficit neurologici.