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Schermi e bambini, consigli per l'uso

di Sara De Giorgi - 23.02.2023 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Schermi e bambini: fino a che punto è giusto permettere ai più piccoli di utilizzare lo smartphone e tutti gli altri device digitali? Lo ha spiegato lo psicologo e psicoterapeuta Alberto Rossetti nel suo nuovo libro, offrendo anche alcuni preziosi consigli.

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Schermi e bambini: il connubio è ormai imprescindibile. Se è ovviamente impossibile negare la presenza di computer, tablet, smartphone (e anche della televisione) nella vita quotidiana, è lecito interrogarsi su quali sono i limiti e le regole da porre se ad utilizzare questi strumenti sono i bambini. 

Fino a che punto è giusto, quindi, permettere ai più piccoli di utilizzare lo smartphone e tutti gli altri schermi? Lo ha spiegato lo psicologo e psicoterapeuta Alberto Rossetti nel libro La vita dei bambini negli ambienti digitali (Edizioni Gruppo Abele), che aiuta a comprendere meglio il rapporto fra infanzia, tecnologie e dispositivi digitali.

Secondo lo scrittore Rossetti è opportuno superare la visione ideologica che "ci vuole tutte e tutti divisi fra pro e contro la tecnologia per la salute dei bambini", ma, al tempo stesso, è consigliabile affidarsi alla scienza e alle ricerche sul tema, ponendo dei limiti all'uso degli schermi da parte dei più piccoli e considerando che il digitale fa parte della vita odierna ed è destinato a rimanerci. Abbiamo intervistato lo psicologo, che ha offerto alcuni consigli per l'uso degli schermi da parte dei più piccoli. 

Alberto Rossetti lavora con genitori, adolescenti e bambini e la sua curiosità nei confronti di certi temi e della contemporaneità lo porta a scrivere i suoi saggi, nai quali lega ciò che ascolta e ciò che vede. 

Schermi e bambini, fino a che punto ci si deve preoccupare

Secondo Alberto Rossetti bisogna rendersi conto che i device digitali fanno parte della nostra vita e di quella dei bambini in maniera piuttosto importante. «Dunque, il problema se farli usare o meno è un falso problema, perché già li stanno usando, chi più e chi meno.

D'altra parte però è bene avere in mente le capacità evolutive del bambino: un bambino di 1 anno non è evidentemente un bambino di 9 anni.

La preoccupazione in relazione all'uso delle nuove tecnologie deve tenere conto dell'età del bambino, del tipo di esperienza che sta facendo su Internet. È chiaro che per un minore di 2 anni Youtube è pericoloso, diverso è per un bimbo di 8 anni con il quale il genitore ha un dialogo o per il quale è possibile usare i filtri, o che possiede magari l'uso più attivo dello strumento. 

Esistono dei limiti che i pediatri italiani, ma anche americani, hanno dato nell'uso degli schermi, ma ci portano un po' lontano, perché sono limiti non rispettati. Ad esempio si dice che prima dei 2 anni non bisognerebbe usare nessun tipo di device, ma sappiamo che ciò non sempre accade. Allora invece di stabilire limiti restrittivi, a mio parere dovremmo cercare di differenziare e capire, riflettendo sulla tipologia di utilizzo che il bambino fa, su quanto tempo resta sugli schermi, ecc. Quindi occorre sì stabilire regole e limiti, ma è bene sapere che non esistono linee guide così nette che convincono tutti sull'uso dei device digitali. 

Gli studi vanno presi con le pinze, ma dobbiamo pensare che le variabili, cioè ciò che differenzia un bambino dall'altro, sono talmente tante che è difficile isolarle e dire che il problema sono i device digitali. Si possono sicuramente trovare correlazioni, ma è necessario anche stare attenti a dire che un certo tipo di utilizzo produrrà esattamente un certo risultato. Le ricerche dunque ci danno delle indicazioni importanti, ma non bisogna considerlare assolute».

Diritti digitali, perché sono importanti

«Se i bambini navigano in rete e non vi sono diritti digitali che li tutelano, saranno esposti a una serie di pericoli e problemi, che occorre invece limitare. Il diritto del bambino è quello di poter usare internet in un ambiente sano, nel quale i suoi dati non vengano presi e venduti, in cui non gli vengano proposti pubblicità o video non adeguati.

Tutto ciò, nel commento n.25 delle Nazioni Unite, è messo su carta: viene stabilito cosa bisogna fare e quello che le aziende che producono software devono fare per tutelare i bambini, che fino ad ora non sono stati tutelati. Parlare dei diritti digitali significa anche affrontare i problemi che ci sono in relazione alla rete e andare più a fondo». 

Schermi e bambini, consigli per l'uso

Ecco alcuni consigli per l'uso degli schermi: 

  1. «Seguite la regola dell'alternanza: bisogna che il bambino faccia non solo esperienza di digitale, ma possa continuare a fare tutto ciò che fa un bambino, cioè stare con i coetanei, giocare al parco, fare sport. Il digitale è solo una delle attività che il bambino compie.
  2. Lavorate sull'autoregolazione fin da quando è piccolo: se gli date un dispositivo, dovete stabilire anche un tempo di visione, magari 10 minuti, il tempo dell'episodio o della partita, per esempio. Occorre chiedere al bambino di fare attenzione a ciò, ossia a spegnere, dopo il tempo stabilito, il device, in modo da abituarlo ad autoregolarsi.
  3. Bisogna pensare agli schermi al plurale: non esiste solo lo smartphone, ma anche, per esempio, la televisione, che per alcuni versi può essere peggio. Se il bambino può usare per una mezz'ora gli schermi, deve sapere che in quel tempo ci deve stare tutto oppure deve scegliere cosa utilizzare. Bisogna proprio dire al bambino: "Scegli cosa usare in questa mezz'ora, se la televisione o lo smartphone".
  4. Occorre informarsi sulle applicazioni che i bambini utilizzano, e far sì che nello smartphone ci siano solo app adatte ai minori e pensate per loro. Non esiste che il bambino scarichi quello che vuole dallo smartphone: l'adulto deve avere la padronanza degli ambienti digitali. 
  5. Bisogna fare in modo che vostro figlio, fino ai 10 anni, non vada sui social network come Tik Tok, Instagram, Youtube. Soprattutto i primi due sono pericolosi. Tra un bambino che passa del tempo a fare un gioco interattivo e uno che guarda Tik Tok c'è una grande differenza in termini di output: spesso le ricerche scientifiche, per quanto siano importanti, non riescono a differenziare e per questo motivo occorre non prenderle in maniera assoluta. Ripeto, c'è differenza tra un bambino che usa Tik Tok e un altro che adopera un videogame adatto all'età».

La vita dei bambini negli ambienti digitali, il libro

Alberto Rossetti ha spiegato: «Mi sono sempre occupato di adolescenti e nuove tecnologie, e mi sono accorto che la fase precedente, che riguarda i bambini, mi mancava un po'.

Quindi il primo desiderio è stato andare a vedere cosa sapevamo dei bambini in relazione alle nuove tecnologie. Anche parlando con i genitori, mi sono reso conto che c'erano tante domande al riguardo.

Mi sono poi accorto di come mettere insieme le parole "bambini" e "nuove tecnologie" in realtà rappresentasse un tabù: vi sono ricerche e articoli in cui si parla del tema in parte con un senso di vergogna. Da qui ho voluto entrare in questo mondo e sfatare un po' il tabù, andando a parlare, nel mio libro, di bimbi e digitale e cercando di affrontare direttamente gli aspetti del problema».

Aggiornato il 22.02.2023

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