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Che cos'è la sindrome della capanna

di Niccolò De Rosa - 16.11.2020 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Quando casa diventa l'unico rifugio sicuro, anche solo l'idea di uscire può causare stress e malessere: ecco cos'è la sindrome della capanna

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Prolungate condizioni di stress e incertezza possono portare l'individuo a considerare la propria abitazione l'unico posto al mondo confortevole e in cui ci si possa sentire davvero al sicuro: è la sindrome della capanna, una condizione psicologica poco conosciuta ma con cui parecchie persone hanno dovuto fare i conti dopo l'ondata di chiusure e restrizioni dovute alla pandemia del 2020.

Che cos'è la sindrome della capanna?

La sindrome della capanna (Cabin Fever, in inglese) è uno stato psicologico di smarrimento che porta chi ne soffre a identificare ciò che "sta fuori" come una fonte di pericolo e disagio, arrivando pertanto a non voler più abbandonare il proprio rifugio sicuro, che nella stragrande maggioranza dei casi è rappresentato dalla propria abitazione. Qualcuno fa risalire il termine ai primi del '900, quando i cercatori d'oro americani dovevano vivere per mesi in una capanna sperduta nel nulla, con conseguente difficoltà a reinserirsi nella società civile.

Tale condizione si sviluppa come inconscia forma di adattamento in seguito a situazioni di pericolo che impongono lunghi periodi d'isolamento - anche condivisi con altre persone - durante i quali gli individui passano tutto il loro tempo all'interno di spazi limitati, lontani da una routine a diretto contatto con le dinamiche del mondo esterno. 

L'esempio più calzante di questa condizione si è visto al termine del lockdown di marzo/aprile 2020 quando, dopo due mesi di uscite sporadiche in cui anche solo fare la spesa sembrava rappresentare un momento di rischio, in tanti (oltre un milione secondo la Società Italiana di Psichiatria) si trovarono molto disorientati all'idea di tornare alla normalità, quella vita vera fatta di incontri e spostamenti cui non erano più abituati.

Come si manifesta?

La sindrome della capanna non è considerata un vero e proprio disturbo come potrebbe essere l'agorafobia (la patologica paura degli spazi aperti), ma consiste piuttosto in una reazione emotiva che può manifestarsi in diverse forme:

  • Eccessiva passività e disagio all'idea di uscire di casa
  • Senso di smarrimento durante i momenti passati all'esterno
  • Demotivazione
  • Irritabilità
  • Insonnia
  • Stanchezza cronica
  • Difficoltà di concentrazione
  • Sfiducia nei contronti degli altri

Nei casi più gravi possono verificarsi anche episodi d'ansia e attacchi di panico.

Come si supera?

Abbandonare il senso di sicurezza dato dalla prooria comfort zone - sia fisica che mentale - non è una cosa tanto semplice, soprattutto in periodi in cui il futuro rimane incerto e la paura rimane il sentimento dominante che impregna gran parte degli ambiti della quotidianità.

Tuttavia reagire alle contingenze avverse è davvero il modo migliore per cominciare a sentirsi meglio.

A questo proposito il sito SIPO (Servizio Italiano di Psicologia Online) consiglia i partire proprio da sé stessi, accettando le proprie emozioni e comprendendo che lo stato emotivo che si sta provando è del tutto normale, ricominciando a stabilire una routine e degli obiettivi (che può essere anche il semplcie impegno di fare attività fisica ogni giorno) e rinunciando poco a poco a quelle cose che per settimane ci hanno offerto l'illusione di essere protetti.

Un esempio? Anche se obbligati allo smart working, può essere una buona idea non farsi tenare dalla comodità del letto o del divano, alzarsi e lavorare dal tavolo o dalla scrivania, come se si fosse ancora in uffico. Sembra una sciocchezza, ma aiuta il nostro cervello a riappropriarsi dei piccoli gesti che compognono la tanto agognata normalità.

In ogni caso, soprattutto nei casi in cui la sindrome della capanna rischia di sfociare in qualcosa di peggio, è sempre consigliato il ricorso ad un aiuto esperto.

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