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Ritardo del linguaggio: cos'è e come intervenire

di Vittoria Fredro - 25.03.2019 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Il ritardo del linguaggio si concretizza in un rallentamento nell’evoluzione delle fasi dello sviluppo, appunto, del linguaggio nei bambini. Ecco qualche suggerimento su come riconoscere e affrontare il problema.

In questo articolo

Nel giro di pochi anni di vita il bambino apprende la lingua cui viene esposto, senza necessità che qualcuno spieghi lui le regole o i principi formali, ma semplicemente essendo immerso nell’ambiente; infatti il linguaggio viene acquisito naturalmente dall’uomo mediante un’interazione tra i principi di analisi e organizzazione dei centri nervosi e i dati linguistici provenienti dall’ambiente. Grazie a questa influenza reciproca, i centri nervosi vengono stimolati ad una maturazione progressiva che permette al bambino di strutturare regole e conoscenze che può usare a suo favore per comprendere e produrre il linguaggio.

Il ritardo del linguaggio consisterebbe in una difficoltà riscontrabile proprio a livello di questi processi, che si concretizza in un rallentamento nell’evoluzione delle fasi dello sviluppo del linguaggio stesso. Secondo uno studio di Desmarais, Silvestre et al. (2008), la prevalenza dei cosiddetti “Late talkers”, cioè dei bambini parlatori tardivi a 24 mesi, consisterebbe circa nel 15% della popolazione.

Tra le cause più comuni di ritardo semplice del linguaggio è possibile riscontrare

  • una stimolazione familiare ridotta o assente,
  • un’alterazione del rapporto madre-figlio,
  • la nascita di un fratello,
  • gemellanza,
  • prematurità,
  • ricoveri ospedalieri prolungati
  • o malattie a lungo decorso.

Negli ultimi anni è risultata evidente la poca efficacia di un atteggiamento attendista riguardo questa problematica, dato che attualmente numerosi studi dimostrano l’imprescindibilità di un intervento logopedico precoce abilitativo.

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Quali sono le caratteristiche di un ritardo nel linguaggio?

Il bambino viene definito “parlatore tardivo” quando possiede un vocabolario inferiore a 50 parole a 24 mesi, oppure quando non accede alla fase combinatoria a 30 mesi, cioè quando non unisce due parole per produrre una prima forma di frase, seppur molto semplice.

Altre caratteristiche riscontrabili in questi bambini sono una comparsa tardiva della lallazione, mentre le prime parole possono essere prodotte a 18 mesi circa; successivamente, a 2-3 anni, il bambino comincia a dire un numero più o meno ampio di parole, ma non riesce comunque a produrre strutture frasali.

Dunque solamente i genitori riescono ad interpretare le sue richieste all’interno di un contesto routinario.

Quando iniziare a preoccuparsi?

Per avere una chiara idea su quando intervenire il genitore dovrebbe far riferimento allo sviluppo tipico del linguaggio, e quindi anche alle prestazioni linguistiche dei pari. Generalmente

  • intorno ai 9-12 mesi il bambino passa dalla lallazione alla produzione delle prime parole.
  • Il bambino accede al periodo lessicale quando produce stabilmente 10-15 parole; in questi primi mesi il vocabolario del bambino aumenta molto rapidamente, infatti vengono acquisite anche 30-40 parole nuove ogni mese, fino a giungere alla cosiddetta “esplosione del vocabolario” che avviene intorno ai 18 mesi.

Dunque se si nota un discostamento da questi riferimenti ideali che possa destare sospetto è comunque opportuno rivolgersi a uno specialista per avere indicazioni.

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Che cosa fare e come è recuperabile un ritardo nel linguaggio del bambino?

Innanzitutto è opportuno che i genitori, confrontandosi anche con il pediatra, illustrino le proprie preoccupazioni riguardo il ritardato sviluppo linguistico del proprio bambino. Successivamente è opportuno effettuare una valutazione logopedica per poter considerare il livello di partenza del proprio bambino dal punto di vista recettivo ed espressivo.

Solitamente ciò è possibile grazie alla somministrazione di questionari ai genitori e realizzando una seduta di gioco per raccogliere un campione di linguaggio spontaneo, da cui sarà possibile estrapolare numerose informazioni sul quadro del bambino ed effettuare, in un secondo momento, una rivalutazione per stimare i suoi miglioramenti. Una valutazione accurata permette così anche di illustrare ai genitori la proposta terapeutica più adeguata e personalizzata per quel determinato bambino, che varierà a seconda delle sue esigenze.

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Numerosi accorgimenti possono essere adottati quotidianamente per favorire lo sviluppo linguistico del proprio bambino; tra queste vi è:

  1. Usare frasi complete e semplici, utilizzando sempre parole "non deformate", infatti gradualmente con la crescita del bambino è opportuno abbandonare il "baby talk";
  2. Parlare lentamente e con un tono di voce adeguato, senza alterare in ogni caso la normalità dell'eloquio;
  3. Sarebbe opportuno non correggere la pronuncia delle parole del bambino, ma è sicuramente più opportuno fornire il modello corretto della parola stessa ripetendo la parola/frase bersaglio;
  4. Inoltre possono essere proposti giochi che promuovano lo sviluppo linguistico, come un semplice memory con gli animali;
  5. Risulta essere utile anche leggere assieme al bambino libri adeguati per la sua età, preferibilmente riguardanti contesti routinari;
  6. Infine è bene controllare la disposizione dei giochi, i quali non dovrebbero essere direttamente raggiungibili dal bambino, di modo che sia stimolato a richiederli ai genitori per ottenerli.

La collaborazione della famiglia al progetto riabilitativo logopedico per garantirne il successo è in ogni caso imprescindibile e risulta essere importante tanto come il trattamento effettuato con la terapista, infatti specialmente in questi casi è bene attuare cooperazione sinergica.

Fonti:

  • "Nuovo manuale di logopedia", Adriana De Filippis Cippone.
  • Desmarais, Silvestre et al. (2008), "Systematic review of the literature on characteristics of late-talking toddlers".

Sull'autrice Vittoria Fredro


Laureata con lode in Logopedia presso l’Università degli Studi di Perugia con una tesi intitolata: “Comunicazione Aumentativa e Alternativa nel paziente afasico: il ruolo delle funzioni esecutive”, attualmente frequento la Laurea Magistrale in Scienze Riabilitative delle Professioni Sanitarie presso la stessa università. Durante il mio percorso di studi ho acquisito competenze per la valutazione e il trattamento logopedico di pazienti dell'età evolutiva, adulta e geriatrica e attualmente esercito la professione in provincia di Perugia e Terni.

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