Può capitare di notare nel proprio figlio una leggera deviazione dell’occhio verso l’interno: potrebbe essere uno dei sintomi dell’ambliopia, meglio nota come occhio pigro. Si tratta di un’affezione che colpisce i bambini fin dalla nascita e che si manifesta quando la funzione visiva di un occhio è ridott,a nonostante non ci siano danni oculari organici. In sostanza il cervello, non riuscendo a interpretare correttamente le informazioni che gli giungono da entrambi gli occhi, disattiva quelle che provengono dall’occhio con la vista più debole. Si tratta però di una patologia «risolvibile». Parola di Roberto Pinelli, fondatore e direttore scientifico dello Switzerland Eye Research Institute Lugano Paradiso (Seri), un centro di ricerca in scienze della visione che ha sede a Lugano dal 2013.
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I sintomi dell’ambliopia
Essendo una patologia che si manifesta fin dalla nascita, è difficile individuare le cause dell’ambliopia. Lo stesso vale per i sintomi: «Un genitore – spiega il professor Pinelli - può accorgersene se nota una deviazione dell’occhio verso l’interno o, più raramente, verso l’esterno». È possibile però che un genitore non si renda conto che il figlio ha un occhio pigro: dunque è consigliabile fare una visita oculistica prima che il bambino inizi la scuola. «I bimbi sono collaborativi a partire dai tre anni, quindi prima di quell’età è consigliabile solo una visita generale per accertarsi che l’occhio sia sano», aggiunge Pinelli. L’importante è portare il bambino per una prima visita prima dei 10 anni perché dopo l’ambliopia è «difficilmente recuperabile».
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Curare l’ambliopia: no al bendaggio
«Non bisogna preoccuparsi troppo dell'ambliopia perché oggi i metodi per poterla ovviare sono tanti», prosegue Pinelli. Tra questi, però, il dottore sconsiglia il bendaggio, una volta definito tappo, ovvero la prassi di coprire l’occhio “forte” per costringere il bambino a usare quello debole: «si tratta di un metodo ormai superato, anche perché i bambini spesso tendono a toglierlo, soprattutto perché provano vergogna davanti ai loro compagni». Insomma, per la benda da pirata c’è spazio solo a carnevale. No anche all’utilizzo dell’atropina, una sostanza che offusca l’occhio sano per raggiungere lo stesso risultato che si persegue con il tappo: si tratta di una terapia «troppo aggressiva» e, come il bendaggio, poco gradita ai bambini.
I rimedi per l’ambliopia
La soluzione ideale, secondo Pinelli, è l’utilizzo di filtri sugli occhiali. Si tratta di filtri invisibili, ma graduali per intensità e tempo d’uso, da applicare sulla lente dell’occhio pigro, «una sorta di velo di cui il bambino non si accorge nemmeno e che, annebbiando la vista dell’occhio dominante, costringono il cervello a usare l’altro». La penalizzazione dell’occhio sano non viene imposta per tutto il giorno: si va da due o tre ore fino ad arrivare a un massimo di mezza giornata. Seguendo questa terapia, «il disturbo può essere curato nel giro di 3 o 4 anni e il bambino può recuperare totalmente la vista, arrivando a dieci decimi», conclude Pinelli.
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