Apparecchio acustico per bambini: quando serve?
Nei Paesi occidentali vengono diagnosticati tra l'uno e i due casi di sordità neonatale ogni 1000 nuovi nati, come ci ricorda il Ministero della Salute. Un difetto sensoriale ereditario che risulta, dunque, essere il più frequente tra i neonati. Lo screening uditivo neonatale universale è un esame diagnostico importantissimo perché, effettuato nei primi giorni di vita del bambino, permette di giungere ad una diagnosi precoce ed, eventualmente, intervenire opportunamente sui deficit di udito dei neonati, riducendo al massimo le difficoltà a livello di apprendimento, sviluppo cognitivo e di inserimento nel contesto sociale.
Generalmente, se non si evidenziano problemi subito dopo il parto, non ci si preoccupa più della salute dell'udito dell'infante a meno che non si osservi un ritardo nello sviluppo del linguaggio o sorga il dubbio che il bambino, già grandicello, non risponda prontamente agli stimoli uditivi. Come si manifesta e cosa può causare una sordità nel bambino e in quali casi si deve ricorrere all'apparecchio acustico? Risponde Vincenzo Vincenti, professore di Otorinolaringoiatria e Audiologia dell'Università di Parma e direttore dell'Unità Operativa Semplice di Audiologia e Otorinolaringoiatria Pediatrica presso l'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma.
In questo articolo
- Sordità infantile, di cosa si tratta
- Ipoacusia trasmissiva, le cause principali
- Ipoacusia neurosensoriale, le cause principali
- Sintomi e come riconoscere l'ipoacusia neurosensoriale
- Come si interviene in presenza di ipoacusia neurosensoriale: l'apparecchio acustico per bambini
- Oltre l'apparecchio acustico per bambini: quali supporti sono oggi disponibili?
Sordità infantile, di cosa si tratta
"Per sordità intendiamo un termine generico che si usa per indicare i deficit uditivi (ipoacusia) che insorgono in età infantile – chiarisce Vincenti -. Si distinguono due grandi tipi di ipoacusia: l'ipoacusia trasmissiva e l'ipoacusia neurosensoriale.
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L'ipoacusia di trasmissione (o trasmissiva) è dovuta a un problema nell'apparato di trasmissione dei suoni, (orecchio esterno, membrana timpanica e ossicini): è più frequente (5% dei bambini in età scolare), è caratterizzata solo da un deficit quantitativo della capacità uditiva e può essere corretta con farmaci, interventi chirurgici o apparecchi acustici.
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L'ipoacusia neurosensoriale è legata a un danno della coclea (microfono dell'orecchio) e/o del nervo acustico: è meno frequente (5 bambini su 1000) , è caratterizzata da un deficit sia quantitativo sia qualitativo dell'udito e può essere corretta solo mediante l'utilizzo di dispositivi acustici.
Nei casi in cui esista un problema sia nell'apparato trasmissivo che nella parte neurosensoriale si parla di ipoacusia mista.
Ipoacusia trasmissiva, le cause principali
Qual è l'origine della forma più comune di ipoacusia trasmissiva? "La tipologia di gran lunga più frequente di ipoacusia trasmissiva è l'otite media secretiva, vale a dire, l'accumulo di catarro nell'orecchio medio – commenta l'otorinolaringoiatra -. Fortunatamente, è un deficit che si risolve spontaneamente o con adeguata terapia (mucolitici, ginnastica tubarica, cortisone, cure termali) nel 90% dei casi. Nel restante 10% dei bambini, ci può essere la necessità di intervenire chirurgicamente mediante la rimozione delle adenoidi e l'evacuazione del catarro dall'orecchio. E' necessario riconoscere e curare l'otite media secretiva, perché essa viene considerata la "madre" di tutte le otiti croniche, caratterizzate da perforazioni timpaniche ed erosione degli ossicini; quando presenti, queste possono essere corrette attraverso tecniche oramai consolidate di microchirurgia.
Altre cause di ipoacusia trasmissiva sono le malformazioni dell'orecchio esterno e/o medio e il colesteatoma; anche queste patologie possono essere trattate chirurgicamente".
Ipoacusia neurosensoriale, le cause principali
L'ipoacusia neurosensoriale viene distinta in 2 gruppi – aggiunge il medico -: le forme congenite, cioè presenti alla nascita, e le forme acquisite, che si presentano successivamente.
Le forme congenite sono nella maggior parte dei casi dovute a mutazioni genetiche, vale a dire difetti del DNA, che il più delle volte il bambino eredita da uno dei genitori. In un 20-30% delle ipoacusie congenite è presente una malformazione dell'orecchio interno.
Altra causa importante di ipoacusia congenita sono infezioni trasmesse al bambino in utero, come con il Citomegalovirus e la Toxoplasmosi). Più raramente la sordità congenita è legata all'assunzione di sostanze tossiche per l'orecchio (farmaci, droghe, alcool) durante la gravidanza.
Le forme acquisite sono invece legate a problemi di ossigenazione del neonato durante il parto o subito dopo, infezioni (soprattutto la meningite) traumi, malattie autoimmuni; ci sono infine rare forme genetiche che si manifestano non alla nascita, ma nei primi anni di vita".
Sintomi e come riconoscere l’ipoacusia neurosensoriale
Esiste una finestra temporale in cui è più probabile che possa svilupparsi un disturbo dell'udito? "Purtroppo, la sordità infantile può insorgere in qualsiasi periodo della vita e la modalità di presentazione dipende proprio dall'età di insorgenza e dalla gravità del deficit – chiarisce Vincenti -. In un bambino molto piccolo, al di sotto dell'anno di vita, i genitori potrebbero notare che il bambino non reagisce agli stimoli vocali e ai comuni rumori ambientali e che manca la lallazione (processo che inizia intorno al sesto mese e che porta il neonato a pronunciare le prime sillabe). Nei bambini dai 2 ai 5 anni si assiste a un mancato o deficitario sviluppo del linguaggio verbale; mentre nei bambini in età scolare può essere un campanello d'allarme uno scarso rendimento scolastico".
Come si interviene in presenza di ipoacusia neurosensoriale: l’apparecchio acustico per bambini
"In presenza di ipoacusia neurosensoriale è necessario un apparecchio acustico. Al giorno d'oggi ne esistono per tutti i tipi e tutti i gradi di deficit – precisa il direttore dell'Unità Operativa semplice di Audiologia e Otorinolaringoiatria pediatrica dell'azienda ospedaliera universitaria di Parma -. Precisiamo innanzitutto che nelle forme monolaterali, nella stragrande maggioranza dei casi non è necessario alcun trattamento se non un controllo periodico della capacità uditiva. In presenza di deficit lievi o medio-gravi si ottengono ottimi risultati riabilitativi mediante l'utilizzo delle protesi acustiche tradizionali, potenti e sofisticati amplificatori dei suoni che utilizzano l'udito residuo del paziente. In presenza, invece, di deficit profondi o totali, laddove le protesi acustiche non danno il beneficio sperato, si ricorre all'impianto cocleare, detto anche orecchio bionico, che sostituisce la coclea stimolando elettricamente il nervo acustico. Esso è un dispositivo elettronico composto di due parti, una interna che viene impiantata chirurgicamente nell'orecchio interno, e una esterna che viene indossata dal paziente dietro l'orecchio come una protesi tradizionale. In ogni caso un ruolo fondamentale è svolto dalla rieducazione logopedica.
Oltre l’apparecchio acustico per bambini: quali supporti sono oggi disponibili?
Oltre alle protesi acustiche tradizionali e all'impianto cocleare esistono altri tipi di dispositivi protesici per correggere i deficit uditivi. "Vi sono le cosiddette protesi semi-impiantabili che, come dice lo stesso termine, sono costituite da una parte che viene inserita a livello dell'orecchio con un piccolo intervento chirurgico e da una che viene indossata dal paziente – conclude Vincenti -. Questo tipo di apparecchio può essere utilizzato sia nelle ipoacusie trasmissive sia nelle forme neurosensoriali o miste, laddove le protesi acustiche o la microchirurgia non possono essere utilizzate o non hanno dato il risultato sperato. Sono inoltre in fase di avanzata sperimentazione degli apparecchi acustici completamente impiantabili che, molto probabilmente, vedranno la luce nei prossimi anni".
L'intervistato
L'intervistato è Vincenzo Vincenti, professore di Otorinolaringoiatria e Audiologia dell'Università di Parma direttore dell'Unità Operativa Semplice di Audiologia e Otorinolaringoiatria Pediatrica presso l'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma.