Negli ultimi mesi, complice la paura per il nuovo coronavirus, gli acquisti di vitamine e integratori sono balzati alle stelle. Da quando è scoppiata la pandemia, infatti, è iniziata anche la caccia al miglior prodotto per "rinforzare" le difese immunitarie e per proteggersi dall'infezione.
Tra le molte notizie circolate in rete, e non solo, ce ne sono alcune che hanno sottolineato gli effetti benefici di vitamina C, vitamina D e lattoferrina contro il nuovo coronavirus.
Ormai lo sappiamo: mascherina, distanziamento sociale e igiene delle mani sono le regole base da seguire per evitare il contagio da Sars-Cov-2, ma non è così semplice rispettare perfettamente le indicazioni con i bambini, soprattutto se sono ancora piccoli. Per questo motivo alcuni genitori hanno deciso di affidarsi a vitamine e integratori pensando, o sperando, che avessero dei benefici sul sistema immunitario dei bambini e che potessero quindi proteggerli dall'infezione.
Certo, sostanze come la vitamina C e la vitamina D sono importantissime per lo sviluppo dei bambini e per il sistema immunitario, così com'è importante la lattoferrina nei neonati. Ma cosa sappiamo del loro ruolo contro il Covid-19? Proviamo a fare il punto della situazione.
Vitamina C e Covid-19: cosa sappiamo
Facciamo subito una premessa importante: la vitamina C è un micronutriente importantissimo per la salute dei bambini e degli adulti. Al momento però gli studi scientifici affermano che non ci sono evidenze valide per dimostrare una relazione tra l'integrazione di vitamina C e la prevenzione o la cura del Covid-19, come ribadito anche dall'Istituto Superiore di Sanità. Inoltre, la popolazione italiana non presenta particolari carenze di vitamina C, anche perché questa sostanza è presente in molti alimenti che consumiamo abitualmente nel nostro paese. Un motivo in più per non ricorrere, soprattutto quando non è necessario, all'integrazione di questa sostanza.
L'ipotetico legame con il coronavirus era stato ipotizzato per via di una delle funzioni svolte dalla vitamina C, cioè quella di agire come cofattore indispensabile per regolare il sistema immunitario, ma da qui a dire che la vitamina curi o prevenga il Covid-19 il passo è lungo.
Nonostante una relazione di causa-effetto sia stata esclusa dagli studiosi, ci sono mille altri buoni motivi per assicurare ai più piccoli una dose adeguata di vitamina C tramite l'alimentazione.
A cosa serve la vitamina C nei bambini
La vitamina C è molto famosa per le sue proprietà antiossidanti che rallentano e prevengono l'invecchiamento delle cellule e serve al nostro organismo per sintetizzare il collagene che troviamo nella pelle, nelle ossa e nelle articolazioni. La vitamina C contribuisce poi alla corretta guarigione delle ferite, favorisce l'assorbimento del ferro presente negli alimenti di origine vegetale e, infine, è importante per il funzionamento del sistema immunitario.
Così come non previene il Covid-19, la vitamina C non previene nemmeno il raffreddore, come dimostrato da una revisione sistematica della letteratura scientifica. Semplicemente, e questo vale solo per il raffreddore, in chi assume quotidianamente le giuste dosi di vitamina C si è osservato che la durata del raffreddore è minore, anche se di poco.
Una carenza di vitamina C nei bambini e negli adulti può causare stanchezza, dolori articolari, dolori muscolari, ma anche problematiche più serie se la carenza è forte.
Per evitare una carenza di vitamina C è necessario dare ai bambini una buona quantità di frutta e verdura. Se il bambino proprio non vuole saperne, cercate di invogliarlo con qualche preparazione particolare, ma ricordate di non far mancare mai nel piatto la verdura (e la frutta) durante i pasti, se la eliminerete il bambino penserà "avevo ragione io, non serve mangiarla".
Dove si trova la vitamina C
Possiamo trovare la vitamina C soprattutto nella frutta e nella verdura come:
- agrumi (arance, limoni, mandarini);
- kiwi;
- peperoni crudi, rucola, cavoletti di Bruxelles, broccoli, pomodori;
- legumi: fave e piselli crudi
Basterà quindi seguire una dieta varia ed equilibrata per garantire ai bambini una giusta quantità di vitamina C. Attenzione però alla cottura degli alimenti che può far perdere anche il 70% della vitamina in essi contenuta.
Non abbiate paura di incorrere in un eccesso di vitamina C attraverso la dieta. Nei rari casi in cui si verifichi un eccesso, questo è dovuto per lo più all'uso sbagliato di integratori.
Quando assumere un integratore di vitamina C
I bambini dovrebbero assumere un integratore solo quando il pediatra ha accertato che vi è una carenza o quando si è sicuri che la dieta seguita non sia bilanciata. Sebbene la vitamina C possa essere acquistata senza ricetta, non significa quindi che vada assunta senza troppe remore.
Vitamina D e Covid-19: cosa sappiamo
Quanto detto finora per la vitamina C, vale anche per la vitamina D: al momento non è stata verificata scientificamente alcuna relazione tra integrazione di vitamina D e prevenzione o cura del Covid-19. Al momento ci sono solamente ipotesi che andranno verificate.
Non sappiamo infatti ancora se una carenza di vitamina D possa rendere bambini e adulti più esposti all'infezione da Sars-Cov-2. Ciò che è già stato dimostrato è che l'ipovitaminosi D, cioè la carenza di questa vitamina, è associata a un aumento delle infezioni, anche virali.
Sappiamo inoltre, che la vitamina D è utile nella prevenzione e nel trattamento delle infezioni del tratto superiore delle vie respiratorie, come nel caso dell'influenza.
Al momento, possiamo affermare solo che questa vitamina sia in grado di sostenere il nostro sistema immunitario, rendendolo più preparato a un eventuale attacco esterno, ma non possiamo affermare che la vitamina D agisca contro il coronavirus.
Anche l'Istituto Superiore di Sanità ha precisato che la vitamina D non previene il Covid, ma al massimo potrebbe attenuare alcuni sintomi come l'anosmia e l'ageusia, rispettivamente la perdita dell'olfatto e del gusto.
Infine, è stato recentemente pubblicato su Pediatric Pulmonology il primo studio che ha valutato la relazione tra vitamina D e infezione da Sars-Cov-2 nella popolazione pediatrica. Nonostante gli studiosi abbiano trovato livelli di vitamina D più bassi nei bambini con Covid-19, affermano che è ancora presto per stabilire un legame di causa-effetto tra i due fattori e che serviranno ulteriori studi sui bambini.
A cosa serve la vitamina D nei bambini
La vitamina D è essenziale per l'assorbimento del calcio e per il suo deposito nelle ossa, ma non solo, gli studi più recenti sembrano indicare un ruolo importante anche nel funzionamento del sistema immunitario.
Dove si trova la vitamina D
La vitamina D è la più particolare fra le vitamine perché la sua assunzione è legata in modo limitato alla dieta. Le fonti alimentari più ricche di vitamina D sono il pesce azzurro, il salmone, le uova, l'avocado e le verdure verdi in foglia, ma attraverso l'alimentazione possiamo fornire ai bambini (e vale anche per noi adulti) solo una piccola dose di questa vitamina, tra il 10 e il 20% circa.
Per avere una dose adeguata di vitamina D dobbiamo esporci quotidianamente alla luce naturale, cercando di stare all'aria aperta per almeno 15/30 minuti, in modo tale che il nostro organismo sintetizzi la vitamina nella pelle. Questo non significa certo lasciare i bambini al sole in estate senza protezione solare, errore da non fare mai, ma semplicemente cercare di fargli trascorrere un po' di tempo fuori casa, magari facendo una bella passeggiata fino al parco giochi.
Quando assumere un integratore di vitamina D
L'integrazione di vitamina D in età pediatrica è consigliata dalle linee guida nazionali e internazionali solamente nei primi 12 mesi di vita del bambino, al dosaggio di 400 UI al giorno, mentre dopo il compimento del primo anno di età l'integrazione riguarda solo alcune categorie a rischio.
Lattoferrina e Covid-19: cosa sappiamo
L'integratore a base di lattoferrina è stato uno dei più venduti durante la pandemia, tanto che le farmacie sono state prese d'assalto. L'ipotesi che la lattoferrina potesse servire a prevenire il Covid-19 e a velocizzarne la guarigione era partita da uno studio dell'università Tor Vergata di Roma. La ricerca però ha ben presto mostrato i suoi limiti, soprattutto per quanto riguarda la metodologia usata dai ricercatori.
Gli studiosi sono partiti da un'osservazione: i neonati sono una delle categorie meno colpite dal Covid-19 e sono anche coloro con i livelli più alti di lattoferrina.
Hanno quindi pensato che la lattoferrina potesse regolare la risposta infiammatoria del sistema immunitario e che, trasportando il ferro, aiutasse a inibire l'ingresso del virus nelle cellule.
Lo studio è stato condotto su un numero limitato di pazienti positivi al Covid-19 con sintomi lievi e asintomatici, somministrando un integratore di lattoferrina per 30 giorni. È stato osservato che nel 31% dei casi dopo 15 giorni i pazienti guarivano (tampone negativo). Ma già la letteratura scientifica sosteneva che il decorso della malattia in persone con sintomi lievi o senza sintomi avviene entro due settimane. Gli studiosi non hanno creato nemmeno un gruppo di controllo composto da persone positive al virus che assumessero una sostanza priva di effetti (placebo). Motivo per cui la validità dello studio è stata messa in dubbio da numerosi scienziati.
Anche per la lattoferrina, quindi, arriviamo alla medesima conclusione: non ci sono prove che evidenzino un suo ruolo nella prevenzione e nella cura del Covid-19.
Resta comunque una sostanza importantissima per i neonati, vediamo perché.
La lattoferrina per i neonati
La lattoferrina è una glicoproteina presente nel latte materno, in particolare nel colostro, ed è uno dei regali più preziosi che una mamma possa fare al figlio con l'allattamento. È conosciuta per la sua azione antimicrobica e perché protegge i neonati dalle infezioni gastrointestinali. Nel neonato la lattoferrina favorisce lo sviluppo di batteri intestinali benefici che aiutano a prevenire le coliche, ma non solo, contribuisce anche a proteggerlo dalle infezioni dato che il suo sistema immunitario è ancora piuttosto debole.
Gli altri integratori contro il Covid-19
Abbiamo finora fatto il punto della situazione sui "rimedi" contro il Covid-19 di cui più si è parlato negli ultimi mesi, ma la lista dei prodotti sponsorizzati da alcuni medici o farmacisti è davvero lunga.
Proprio per tale motivo l'Istituto Superiore di Sanità ha stilato un rapporto sull'uso consapevole degli integratori in tempi di Covid.
Spesso gli integratori alimentari e i prodotti a base di estratti vegetali vengono pubblicizzati e venduti con l'obiettivo di migliorare o potenziare il sistema immunitario, ma le evidenze scientifiche lasciano molto a desiderare. Stando infatti a quanto affermato nel rapporto dell'ISS, questi preparati non avrebbero alcuna utilità dimostrata per la terapia e la prevenzione del Covid-19.
L'Istituto Superiore di Sanità consiglia di diffidare soprattutto di quegli integratori venduti online che promettono effetti miracolosi sulla salute, e ricorda poi che prima di assumere un qualsiasi integratore alimentare è sempre buona norma consultare il proprio medico o il pediatra se si tratta di bambini, anche per evitare eventuali interazioni con altri farmaci.
Un discorso simile vale non solo per gli integratori alimentari di vitamine, ma anche di minerali come magnesio, zinco e selenio proposti per la prevenzione o la cura dell'infezione da Sars-Cov-2. Anche in questo caso non ci sono evidenze scientifiche.
Il rapporto dell'ISS si conclude con la raccomandazione più importante: gli integratori non devono essere assunti per periodi di tempo prolungati, né in dosi superiori a quelle indicate e soprattutto "non devono mai essere intesi come sostituti di una dieta varia ed equilibrata".
Anche le linee guida ministeriali recentemente pubblicate sulla gestione a domicilio dei malati di Covid-19 ribadiscono che al momento non esistono prove scientifiche sull'efficacia di integratori e supplementi vitaminici, motivo per cui l'utilizzo di vitamine, lattoferrina e simili non è raccomandato per la cura dei malati di Covid.
Cosa possiamo fare quindi per "rafforzare" il sistema immunitario di grandi e piccini?
Come supportare davvero il sistema immunitario
Per garantire il giusto supporto al nostro sistema immunitario è innanzitutto necessario fornirgli tutti i nutrienti di cui ha bisogno. Dobbiamo quindi assicurarci di introdurre con l'alimentazione, ma non solo, vitamine e minerali preziosi per il nostro benessere.
Secondo le linee guida CREA un consumo regolare (le famose 5 porzioni) di frutta e verdura, all'interno di una dieta varia ed equilibrata, è adeguato a sostenere le nostre difese immunitarie.
Anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha voluto ribadire l'importanza di una sana alimentazione per "rinforzare" il sistema immunitario dei più piccoli e ha creato una apposita guida contenente alcuni preziosi consigli sull'alimentazione dei bambini durate la pandemia.
Infine, anche nella revisione Dietary recommendations during the Covid-19 pandemic, che ha esaminato le raccomandazioni di vari enti tra cui la Società Italiana di Nutrizione Umana e la Società Italiana di Neonatologia si conclude che:
- i nutrienti chiave per il sistema immunitario possono essere assunti attraverso l'alimentazione, soprattutto grazie a frutta e verdura fresche;
- non sono noti integratori che possono prevenire il Covid-19, ma alcuni di essi possono essere utili per le popolazioni a rischio di carenza;
- l'allattamento al seno aiuta il sistema immunitario del neonato, proteggendolo così da virus e batteri.