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Bambino a due teste del Bengala: la storia

di Viola Stellati - 02.06.2023 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
La storia del bambino a due teste del Bengala, il primo caso documentato al mondo di una condizione rarissima: la Craniopagus Parasiticus

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Bambino a due teste del Bengala

Nell'ormai lontano 1783, nel villaggio di Mundul Gait, nacque un bambino con due teste. La sua sorte, già sfortunata sin dall'inizio, non fu affatto positiva: appena nato l'ostetrica decise di gettarlo nel fuoco per lo spavento, ma nonostante questo venne salvato. Una vicenda tanto inquietante quanto particolare, conosciuta con il nome del bambino a due teste del Bengala.

Bambino a due teste del Bengala, cosa successe dopo il salvataggio

Il bambino a due teste del Bengala venne salvato, ma visto il contatto con il fuoco vivo riportò, come si può leggere sulla rivista dedicata al paranormale Fortean Times, un occhio e un orecchio gravemente ustionati.

Essendo un essere umano molto particolare, la famiglia decise di guadagnarci  facendolo esibire per le strade di Calcutta. Il successo fu così elevato che la sua presenza veniva richiesta persino nelle case dei nobili inglesi.

Le condizioni di salute del piccolo

Sullo stesso articolo che vi abbiamo appena citato si può leggere che il bambino a due teste del Bengala possedeva il riflesso di suzione, ma non quello corneale. Contemporaneamente il pizzicamento della guancia provocava una smorfia.

Ad essere particolarmente debole era il riflesso pupillare alla luce e non vi era accenno ad alcun battito a livello dell'arteria temporale superficiale. Infine, gli occhi delle due teste facevano movimenti indipendenti.

La morte

Il bambino a due teste del Bengala non morì per problemi di salute, ma a causa del morso di cobra all'età di quattro anni. Il corpo fu seppellito, ma la sua tomba venne profanata e il suo cranio trafugato.

Stando a un articolo pubblicato su Science Direct, la dissezione riportò alla luce che i due encefali erano separati e indipendenti, mentre le madri che li ricoprivano erano strettamente connesse tra loro. Al loro interno erano presenti vasi sanguigni che servivano anche per dare nutrimento della seconda testa. Al contempo non vi era una separazione ossea tra le due teste.

Com’è possibile tutto questo

Ma è vera la storia del bambino a due teste del Bengala? La risposta è sì, tanto che il suo cranio è attualmente esposto all'Hunterian Museum della Royal Society of Surgeons di Londra.

Ma non solo, questa condizione ha un nome ben preciso e si chiama Craniopagus Parasiticus che, come si può leggere sullo studio condotto da Jan Bondeson M.D ed Elizabeth Allen C., è una rarissima malformazione congenita.

Si tratta di un caso particolare di gemelli siamesi: il corpo di uno di loro non è sviluppato o lo è solo in parte. Questo fa sì che lo stesso corpicino si riduca a una testa che, nella maggior parte dei casi, è unita a quella del gemello sviluppato.

Secondo un articolo pubblicato dal gruppo editoriale Springer, l'incidenza di Craniopagus Parasiticus è stimata a un caso ogni 2,5 miliardi di neonati.

Gli altri casi simili

Quella del bambino a due teste del Bengala non è stata l'unica e l'ultima volta in cui è accaduto.

In un articolo pubblicato su Neurosurgery si può infatti leggere che alcuni casi sono stati riportati in Francia nel 1828 e nel 1939, in Germania nel 1866 e nel 1935, in Brasile nel 1940 e, successivamente, in Nord America.

Ci sono poi Rebeca Martínez nel 2004 e di Manar Maged che, insieme a quello del bambino a due teste del Bengala, sono gli unici casi documentati di nati vivi che abbiano superato la fase perinatale in queste condizioni.

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