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Malattie neurodegenerative: che cos'è la Sindrome di Sanfilippo

di Simona Regina - 29.06.2022 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Sindrome di Sanfilippo. Federica Deodato spiega cause, diagnosi e terapie disponibili per la Mucopolisaccaridosi di tipo III

Sindrome di Sanfilippo o mucopolisaccaridosi di tipo III

Che cos'è la Sindrome di Sanfilippo o mucopolisaccaridosi di tipo III? Di questa rara malattia genetica neurodegenerativa parliamo con la dottoressa Federica Deodato, dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma 

In questo articolo

Una malattia genetica rara neurodegenerativa

Che cos'è la Sindrome di Sanfilippo?

La Sindrome di Sanfilippo o mucopolisaccaridosi di tipo III è una malattia genetica rara: si verifica circa un caso su 100.000 nati. É una malattia neurodegenerativa innescata da mutazioni genetiche che compromettono la funzionalità di alcuni enzimi presenti nei lisosomi impedendo all'organismo di scomporre le lunghe molecole di zuccheri complessi chiamati mucopolisaccaridi (in particolare l'eparansolfato). Questo fa sì che queste sostanze si accumulino nel cervello e in altri tessuti determinando una progressiva disabilità intellettiva e la perdita della funzione motoria.

È definita malattia da accumulo lisosomiale, perché è dovuta al non corretto funzionamento dei lisosomi, che sono gli organuli cellulari deputati alla degradazione di varie molecole: se gli enzimi che contengono non riescono a digerire e a smaltire l'eparansolfato questo si accumula con effetti nefasti.

Quando parliamo della Sindrome di Sanfilippo ci riferiamo a quattro diversi sottogruppi: la mucopolisaccaridosi di tipo III A, B, C, e D in base al tipo di enzima mancante o difettoso a causa del gene coinvolto.

La mucopolisaccaridosi di tipo III A è la forma più grave ed è la più frequente, ma nel complesso tutti i diversi sottotipi (A, B, C, D) sono malattie molto severe che comportano progressivi danni cerebrali e motori che conducono a uno stato vegetativo fino alla morte.

La mucopolisaccaridosi di tipo III o Sindrome di Sanfilippo è una malattia molto grave che compromette irrimediabilmente la qualità della vita e ne riduce l'aspettativa. 

La malattia porta a una progressiva disabilità intellettiva e motoria

Come si manifesta?

È una malattia progressiva neurodegenerativa, puntualizza Federica Deodato spiegando che alla nascita i bambini sono apparentemente sani e solo progressivamente manifestano i sintomi. All'inizio sono sintomi molto generici e questo comporta un ritardo diagnostico di molti anni.

Tipicamente tra 1 e i 4 anni, tra l'asilo e la scuola materna, si assiste a un ritardo nell'acquisizione del linguaggio.

Prima i bambini con la Sindrome di Sanfilippo faticano a sviluppare il linguaggio, poi inizia la stagnazione, smettono di imparare, e infine subentra la regressione fino a non parlare più. Inoltre, una caratteristica tipica della malattia è il sovrapporsi del disturbo del comportamento tra i 3 e i 10 anni.

Il disturbo del comportamento porta generalmente a un'errata diagnosi: molto spesso i bambini e le bambine vengono etichettati come iperattivi o si attribuisce loro un disturbo dello spettro autistico.

Il disturbo del comportamento si manifesta con aggressività, irrequietezza, iperattività, grave disturbo del sonno che perpetua ulteriormente il disturbo del comportamento perché un bambino che non dorme sarà inevitabilmente più nervoso.

Quando questa fase si placa, purtroppo non siamo di fronte a un miglioramento: comincia l'inesorabile decadimento. Nell'adolescenza si ha in genere la perdita delle capacità motorie. 

Dal sospetto diagnostico ai test genetici prenatali

Come si fa la diagnosi?

In caso di sospetto diagnostico si può procedere all'esame delle urine per misurare il livello di eparansolfato, che è la sostanza che si accumula a causa delle mutazioni genetiche che compromettono la funzionalità degli enzimi deputati alla sua degradazione.

Rilevato l'accumulo di queste molecole, si può procedere misurando l'attività dell'enzima mancante con un prelievo del sangue. Se l'enzima è deficitario, il passo successivo per la conferma diagnostica è l'analisi genetica per ricercare le mutazioni nel gene coinvolto. 

Si esegue in questo caso un prelievo del sangue sia al bambino sia ai genitori: la Sindrome di Sanfilippo è infatti una malattia genetica recessiva, per cui entrambi i genitori sono portatori sani e questo vuol dire che a ogni gravidanza hanno 1 possibilità su 4 di avere un figlio malato, 2 su 4 di avere un figlio portatore sano e 1 su 4 di avere un figlio completamente sano.

Le coppie a cui è stato identificato il difetto genetico possono effettuare i test genetici prenatali.

I genitori sono portatori sani della mutazione. Ciascun figlio della coppia ha il 25% di probabilità di essere malato.

Terapia

Quali le terapie disponibili?

Di fatto a oggi non ci sono cure efficaci. La Sindrome di Sanfilippo è una malattia inguaribile. Ma diversi gruppi di ricerca sono impegnati per sviluppare nuove strategie terapeutiche per questa grave malattia genetica che colpisce il sistema nervoso. Però la strada per arrivare a un farmaco efficace per il trattamento dei giovani pazienti è ancora molto lunga.

In attesa che si concludano le sperimentazioni delle terapie geniche a cui si sta lavorando - in particolare per il tipo A e il tipo B - si ricorre alle cosiddette terapie di supporto. Terapia psicomotoria, logopedia e nella fase caratterizzata dall'iperattività si somministrano - sotto l'indicazione dei neuropsichiatri infantili - farmaci che possano contenere l'aggressività, l'iperattività e i disturbi del sonno. Nella fase degenerativa vera e propria, come per altre malattie disabilitanti, diventa necessario ricorrere al supporto per l'alimentazione: negli stadi più avanzati i bambini dovranno cioè alimentarsi per via artificiale.

Federica Deodato

La dottoressa Federica Deodato è specializzata in neuropsichiatria infantile. Da oltre venti anni lavora nell'Unità malattie metaboliche dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma dove è la responsabile di riferimento per le malattie da accumulo lisosomiale.

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