Il 2 aprile, ogni anno, si celebra la giornata mondiale della consapevolezza sull'autismo, un'occasione per spiegare anche ai più piccoli cosa significa autismo e come comportarsi con amici e compagni che sono nello spettro. Per una maggiore inclusività e per normalizzare una condizione che colpisce una persona ogni 77.
Spiegare l'autismo: che cos'è
L'autismo, innanzitutto, non è una malattia, ma un disturbo del neurosviluppo che colpisce alcune persone. Non è stata ancora trovata una causa di questa atipicità, che assume tratti e caratteristiche diverse a seconda di chi la vive. Le ipotesi più accreditate negli ultimi anni ritengono che sia causato da ragioni genetiche, ed è comunque una condizione presente alla nascita, anche se poi si manifesta negli anni successivi.
A seconda del livello - il manuale di diagnostica ne individua tre - l'autismo può essere più "evidente" già nei primi anni di vita, mentre i disturbi più lievi dello spettro possono essere diagnosticati solo molti anni dopo oppure, addirittura, essere diagnosticati solo da adulti, quando la persona che si sente "diversa" (rispetto al funzionamento considerato "tipico") decide di intraprendere un percorso per capire come mai funziona, appunto, diversamente dalla maggior parte della gente.
In passato, l'autismo era classificato in modi diversi, ma il quinto manuale di diagnostica dei disturbi mentali ha equiparato quattro diversi disturbi inserendoli tutti nello spettro autistico. Questi sono:
- disturbo autistico
- sindrome di Asperger
- disturbo pervasivo dello sviluppo non altrimenti specificato (PDD-NOS)
- disturbo disintegrativo dell'infanzia
I livelli di gravità, come dicevamo, sono tre, e si basano su due aspetti tipici dello spettro autistico:
- comunicazione e interessi sociali
- interessi limitati e comportamenti ripetitivi
Il livello uno è ovviamente il più "lieve", mentre il terzo è considerato il più grave. Inoltre, il manuale indica altrettanti livelli di supporto: uno di base, uno sostanziale e uno molto sostanziale.
Esistono quindi persone autistiche che rientrano nello spettro pur non avendo disabilità. Alcune hanno atipie, altre problemi comunicativi, altre ancora sociali, ma è importante spiegare ai bambini che gli autistici non sono persone malate e che non tutte non possono parlare o hanno comportamenti ritenuti "strani".
Autismo nei bambini. Come affrontare questo disturbo dal punto di vista psicologico?
Risponde il Dottor Christopher Cossovel, psicologo dello sviluppo e dell'educazione di Guida Psicologi.it
Lo studio inglese
Ultimamente i casi di autismo sembrano espoldere. In realtà, fortunatamente, è solo la diagnosi ad aver fatto passi da gigante. Uno studio condotto sui bambini dall'Università di Cambridge e dall'Università di Newcastle, in collaborazione conl'Università di Maastricht, ha evidenziato come 1 bambino su 57 in Inghilterra rientri nello spettro autistico.
Secondo gli autori, questo notevole aumento è dovuto proprio al fatto che i genitori oggi sono più consapevoli e si rivolgono ai neuropsichiatri perché hanno notato comportamenti atipici negli ultimi anni. Stesso lavoro svolto dagli insegnanti, che sanno conoscere i bambini neurodivergenti - non solo nello spettro - meglio di prima.
Dalla ricerca è emerso anche che l'autismo è più diffuso tra i maschi che tra le femmine, e che le differenze geografiche ed etniche sono un fattore importante. Ci sono infatti più autistici tra gli studenti neri, e meno tra quelli irlandesi.
Se quindi sommiamo essere nello spettro all'appartenere a un contesto svantaggiato, è probabile che questi bambini abbiano più possibilità di avere una vita più complessa rispetto ai coetanei neurotipici e cresciuti in contesti socialmente più avvantaggiati.
L'autismo spiegato ai bambini
È quindi importante spiegare l'autismo ai bambini, sia per far comprendere eventuali comportamenti che per normalizzare una condizione che caratterizza molte persone. È fondamentale insistere sul fatto che l'autismo non è una malattia e che molte persone sono nello spettro senza che nessuno se ne accorga.
Questo perché, nonostante le difficoltà nel rapportarsi a schemi sociali e comunicativi tipici, riescono a mascherare molto bene. Il masking richiede però uno sforzo enorme, quindi i bambini possono accettare i comportamenti dell'altro, dimostrandosi più inclusivi.
Cosa fare se si ha un compagno o un amico autistico? Va sì trattato proprio come tutti gli altri, ma con qualche accorgimento in più. Ecco cosa potete dire dei bambini autistici ai vostri figli:
- possono essere infastiditi dai suoni: meglio non urlare, non fare confusione, e non stupirsi se in un contesto troppo rumoroso (come la mensa) si innervosiscono
- molti non amano il contatto fisico: prima di abbracciare o toccare, meglio chiedere
- alcuni hanno bisogno di momenti di tranquillità: in particolare dopo un sovraccarico, alcuni bambini hanno bisogno di un po' di calma e nessuno stimolo per ricaricarsi, meglio lasciarli stare
- non prendere in giro i loro gusti: guardano lo stesso cartone mille volte? Sono fissati con i trattori e ne parlano sempre? Gli interessi limitati e totalizzanti sono tipici degli autistici, mostriamo interesse!
- fanno cose "strane": se un bambino ha una specie di tic, trova sollievo in un movimento, nel toccare qualcosa (il famoso stimming), va lasciato stare, è il suo modo per rilassarsi e contenersi
Se poi avete dei dubbi, parlate coi genitori dei bambini autistici per capirli meglio e poter preparare vostro figlio. Saranno sicuramente felici di darvi delle indicazioni, soprattutto se intendete invitarli a casa!
Aggiornato il 02.04.2021